Rubygate: una sentenza per voltare pagina
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Rubygate: una sentenza per voltare pagina

Perché il verdetto della Corte d'Appello consente di guardare avanti con più ottimismo - L'eredità del pornoprocesso - Ora il Cav è più forte con Renzi

 

Sorpresa! Berlusconi assolto a Milano. A questo punto credo anche alle fate e a Babbo Natale. Eppure, è successa la cosa più semplice del mondo: un giudice e un avvocato hanno fatto il loro lavoro.

C’è da gioire per questo? O non c’è piuttosto da recriminare perché la volontà degli elettori e l’immagine dell’Italia sono state irrimediabilmente macchiate dal 2011 in poi grazie all’opera di sistematica demolizione ai danni di un leader politico tre volte (quattro, formalmente) presidente del Consiglio italiano? La storia della nostra Repubblica è cambiata anche sulla scia delle inchieste contro il Cavaliere, dipinto come concussore e come “corruttore” di minorenni.

Adesso c’è una sentenza (ovviamente criticata da quanti non avevano come faro la giustizia ma l’uccisione del nemico) che dice che la concussione “non esiste” e che non c’è reato di prostituzione minorile. Berlusconi aveva sulle spalle un verdetto di primo grado durissimo, sette anni di carcere. Ma prima di quella inconcepibile sentenza che smentiva le testimonianze dei presunti concussi e dei presunti minorenni corrotti, Berlusconi era già finito sul patibolo. Processato nella piazza mediatico-televisiva, fatto a pezzi su Internet, sui quotidiani e nei fori internazionali.

Ma era il premier che negli anni più pesanti della crisi finanziaria e poi economica era riuscito a tenere bassa la disoccupazione, salvare le banche e conservare in ordine i conti. Non aveva forse portato a compimento tutte le riforme liberali che aveva promesso nel ’94, aveva sì commesso errori di comunicazione politica che avevano pure a che vedere con la sua condotta privata. Ma Berlusconi oggi risalta per aver mantenuto più promesse di Renzi. Un gigante in politica estera. Mentre infatti Matteo non riesce a far passare neppure la nomina di Mrs. Pesc per laMogherini, Berlusconi ha battuto l’asse franco-tedesco che aveva scelto Verhofstadt presidente della Commissione Europea, e con Blair e i Paesi dell’Est ha stoppato la nomina e imposto Barroso. Ha dimostrato senso dello Stato, e si è inchinato all’interesse del paese, appoggiando il suo nemico storico Romano Prodi per la presidenza della Commissione Europea (Renzi, al contrario, ha stoppato la candidatura di Enrico Letta al Consiglio Europeo) e ha  designato come commissari Mario Monti e Emma Bonino.

Ha chiuso lo storico contenzioso con l’ex colonia libica (a differenza della Francia che non ha ancora fatto i conti con Algeri) e impresso una sterzata nella politica italiana in Medio Oriente a favore di Israele, senza perdere la tradizionale amicizia con palestinesi e arabi. Ma è caduto sull’egiziana, anzi marocchina, Ruby “rubacuori”. La sua immagine in Europa e nel mondo è crollata (oggi possiamo dire “infangata”) anche grazie al doppio processo-gogna: quello dei media e quello di magistrati politicamente orientati.

Allora si può gioire per una sentenza che grazie alla scienza e alla limpida gestione processuale del professorFranco Coppi (averlo avuto da subito nei collegi difensivi…) ristabilisce la giustizia e riabilita l’immagine non di Silvio Berlusconi, ma del tre-quattro volte capo del governo italiano tuttora leader del principale partito del centrodestra. Ma resta il rammarico per una storia rovinata, per l’ingiustizia che non si può raddrizzare, nella percezione di tutta la pubblica opinione, neanche con un’assoluzione, per un torto inferto non tanto alla persona del Cavaliere ma a milioni di italiani “ignominiosamente berlusconiani”. E resta il rammarico per una condanna in Cassazione, per frode fiscale, che presenta troppi punti oscuri (e per la quale pendono ricorsi in Europa).    

L’assoluzione di Berlusconi non cancella gli errori commessi (l’essersi affidato alle persone sbagliate, il non aver avuto disponibilità a modificare il proprio stile di vita per non esporsi alle battute di caccia delle “toghe rosse”). Ma l’assoluzione consente oggi di guardare avanti e ristabilire un po’ di verità storica. Fors’anche di avviare una ricostruzione della politica italiana su una base di maggiore libertà.

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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