Renzi e la via della spocchia
ANSA/GIUSEPPE LAMI
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Renzi e la via della spocchia

Prima con il centrodestra poi con la neonata sinistra. Continua il puerile tentativo del premier di dividere il Paese tra buoni e cattivi

L'ultimo a togliere il disturbo è statoRoberto Perotti, titolato professore della Bocconi, voluto a palazzo Chigi nel settembre 2014 con il compito di tagliare spese e sprechi dello Stato.

Dopo 14 mesi di inutili tentativi di sforbiciare, Perotti si è incaricato di promuovere a pieni voti la tesi di Panorama ribadita ancora di recente con la copertina "I tagli? Mai": questo governo, come aveva già dimostrato con il benservito al precedente commissario alla spending review Carlo Cottarelli, non vuole e non è capace di recuperare miliardi di euro dall’enorme forziere che viene usato anche per foraggiare schiere di parassiti da una parte all’altra dell’Italia.

A Perotti non è stato ancora affibbiato alcun epiteto da Matteo Renzi: diventerà un gufo? Oppure sarà un infelice? O magari verrà iscritto tra i reprobi che vogliono il male dell’Italia? Il presidente del Consiglio non eletto dagli italiani che conta su una maggioranza dichiarata incostituzionale (lo so, questa cosuccia dà i nervi al nostro, ma è la verità) ha una visione del mondo centripeta: non ammette alcuna deviazione, anche se perfettamente democratica, che non coincida esattamente con ciò che ha congegnato.

E così se il centrodestra si riunisce per una libera manifestazione a Bologna immediatamente gli viene attribuita dal premier la volontà, fallita, di aver cercato di dare una spallata al governo. Ma che c’entra? Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega sono già all’opposizione: che spallata potevano dare all’inquilino abusivo di palazzo Chigi che pur di stare in piedi ha accolto e accoglie decine di parlamentari saltimbanchi che hanno tradito il mandato degli elettori?

E la neonata sinistra? Stessa sorte: pure loro hanno tentato di dare una spallata, secondo Renzi, e per questo meritano per giunta di essere etichettati come dei poveri infelici. Insomma: ogni critica, ogni rilievo, ogni persino timido tentativo di dissentire viene presentato come un’aggressione al progetto o, meglio, alla crociata che l’illecito ospite di palazzo Chigi conduce/condurrebbe per il bene del Paese.

Questa narrazione altro non è che il puerile tentativo di dividere il Paese tra buoni e cattivi, tra chi costruisce e chi vuole demolire: noi di qua, voi di là. Balle colossali. Chi rappresenta la vera forza e la reale spina dorsale della società ha già manifestato il suo disappunto negando la legittimità a Renzi nelle urne (altrimenti non avremmo una percentuale superiore al 50 per cento di non votanti). Perché sulla via della spocchia non si rimane folgorati.

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Giorgio Mulè