Raffaele Fitto, il giovane vecchio
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Raffaele Fitto, il giovane vecchio

La riforma del Senato e la guerriglia dentro FI: non c'è un successore di Berlusconi dietro l'angolo

 

La riforma del Senato come si sta profilando non è la migliore possibile, anche se i senatori “frondisti” di tutti i partiti hanno un solo obiettivo che non è quello di migliorarlo ma di mantenerlo (mantenersi). Forse, sarebbe stato meglio abolirlo. Può mai essere accettabile un Senato trasformato in assemblea non elettiva, cioè che non rappresenta i cittadini ma continua a essere decisivo su questioni fondamentali come l’elezione del presidente della Repubblica e il voto sulle leggi costituzionali? È tollerabile l’idea di un Senato composto da Sindaci (dove lo troveranno il tempo di fare pure i senatori?) e che mantiene un certo numero di anacronistici senatori a vita e un dispendioso baraccone di consiglieri a supporto?

Però quando Raffaele Fitto, capopopolo frondista un tempo leader dei “lealisti” berlusconiani in funzione anti-Angelino (Alfano), denuncia in una lettera aperta che Forza Italia è “ipnotizzata” da Matteo Renzi e che questa riforma del Senato non va bene, lo fa non perché ha ragione ma perché fa politica da conservatore. Fitto è giovane, ma vecchio. La politica ce l’ha nel sangue, nel dna, per via familiare. La politica vecchia maniera che ha i suoi lati positivi, certo, ma è sempre più lontana dallo “spirito dei tempi” e specialmente da tutto ciò di cui l’Italia ha davvero bisogno. Fitto è radicato nel territorio, è vicino alla gente in un modo meno colorito e viscerale di Berlusconi ma efficace (da giovane-vecchio democristiano). Ma è Fitto il futuro di Forza Italia? Il ritorno alla Balena Bianca della primissima Repubblica, neppure nobilitata dalla scelta di campo anti-comunista (perché il comunismo è morto)?

Silvio Berlusconi continua a essere l’unico leader possibile di Forza Italia, e Forza Italia il partito di gran lunga maggioritario nello schieramento del  centrodestra (le elezioni europee hanno frustrato le aspirazioni dei Fratelli d’Italia, e se hanno premiato la rinascente Lega di Matteo Salvini non sono però bastate a liberarla dal gancio territoriale). I liberali-liberali si trovano invece a pencolare pericolosamente tra destra e sinistra, con percentuali da zero virgola che neanche Tsipras. E l’ecumenismo post-democristiano ma riformista di Renzi ha strappato consensi in ogni campo: destra, sinistra e ovviamente centro (Scelta Civica si è letteralmente disintegrata a favore del nuovo Pd).

Berlusconi è tragicamente sotto pressione. Da un lato la magistratura che non molla la presa. Dall’altro la novità di Renzi che ha sfondato il Muro. Alla fine i senatori azzurri dovranno adeguarsi al patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi, votando per la riforma qualunque sia. Nessuno ha la forza, il carisma del leader per opporsi. Nessuno può sostituire Berlusconi, tanto meno Fitto (come non hanno potuto Fini e Alfano). Dietro l’angolo non c’è un nuovo leader. La speranza dei moderati è che Renzi faccia le riforme che Berlusconi non è riuscito a completare. Oggi la cosa peggiore sarebbe scoprire che Matteo è solo un chiacchierone. Ma solo allora, dopo lo smascheramento, potrà rinascere il centrodestra. E non avrà il volto di Fitto o Minzolini, tanto meno quello di Alfano e Cicchitto. Il successore di Berlusconi deve ancora nascere.      

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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