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Così i furbetti del Pos truffano il fisco anche senza contante

Le nuove norme sui pagamenti sono aggirabili e così il Fisco viene beffato. Ecco come funziona la truffa e perché non è facile identificare chi ne ne beneficia

Che siano tassisti o negozianti quando si tratta di evasione fiscale, per tutti la ricetta per sconfiggerla avrebbe dovuto essere l'utilizzo del POS per i pagamenti. Siamo sicuri che funzioni? Non proprio, perché i soliti furbetti hanno già trovato il modo di aggirare il sistema e non lo di diciamo noi ma la Guardia di Finanza.

Il POS, che sarebbe dovuto servire alla lotta contro l'evasione fiscale, si è rivelato invece un'arma a doppio taglio che permette di non pagare le tasse. La Fiamme Gialle hanno accertato che diverse attività commerciali utilizzano due terminali distinti per i pagamenti: uno lecito, sul quale si possono tracciare i movimenti fiscali sottoposti a tassazione dell'attività commerciale; ed un secondo che solitamente l'esercente nasconde e dove i pagamenti finiscono in un conto estero, impossibili da tracciare anche per i controlli bancari effettuati dalle amministrazioni competenti.

Un sistema molto semplice: consiste nell'acquistare una carta ricaricabile che viene controllata con un'applicazione sul telefono e che solitamente è intestata con un nome non riferibile all'impresa o addirittura ad un prestanome. Un metodo appena nato e per il quale non esiste un'ipotesi di reato specifica in grado di impedire alle persone di averne e che non può essere scoperto senza un controllo fisico da parte della guardia di finanza.

Ristoranti, bar, tassisti e tante altre categorie, nonostante abbiano l'obbligo di avere un unico conto legato alla loro attività, aggirano il Fisco intascando migliaia di euro senza alcuna tassazione. Accertamenti che hanno trovato diverse corrispondenze soprattutto tra i ristoranti di lusso e nelle regioni come Campania e Lazio. Il sistema - secondo quanto raccontato da fonti a conoscenza del dossier - è equiparabile a quello degli spacciatori che usano delle sim telefoniche intestate ad altri soggetti, acquistate con documenti falsi. L'unico modo di certificare la truffa è trovare lo spacciatore con il telefono in mano o il commerciante con il POS dietro la cassa.

Nel caso del commercio, l'opera delle forze dell'ordine è ancora più difficile perché bisogna avere la fortuna di fare i controlli mentre viene utilizzato, non essendo per ovvie ragioni possibile una perquisizione a tappeto senza mandato. Per i clienti invece l'unico modo per accorgersene è prestare attenzione ai messaggi di avvenuto pagamento che riportano intestazioni straniere, e per prevenirlo, è fondamentale richiedere sempre lo scontrino fiscale, non solo la ricevuta del POS. Un fenomeno pericoloso che si è già diffuso e che rischia di di essere sottovalutato.

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Linda Di Benedetto