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(Ansa)
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«I poliziotti che manganellano sono drogati», la dichiarazione del Prof. D'Orsi indigna la Polizia

La dura reazione dei sindacati delle forze dell'ordine alle frasi sconvolgenti del docente sulle recenti cariche della Polizia nelle università italiane

«Quando vedo un poliziotto che manganella con il piacere di farlo, due cose mi vengono in mente: uno, per quel manganello c’è una sorta di rivalsa sociale verso lo studente, quasi invidia. Tu stai studiando, sei un privilegiato, io non sto qui a farmi massacrare con stipendi bassi. La seconda è il fatto che troppo spesso, tanto sovente quei poliziotti, e me lo dicevano loro stessi nelle interviste che ho fatto dal ‘69 al ‘72, hanno assunto droghe, hanno assunto sostanze per reggere il peso, questo però ti fa perdere anche i freni inibitori»

Le recenti dichiarazioni del Professore Angelo D'Orsi, durante la trasmissione "Quarta Repubblica", hanno scatenato un'ondata di polemiche tra i sindacati di polizia.
Queste affermazioni hanno colpito duramente il morale delle forze dell'ordine, alimentando un acceso dibattito sulle reali cause di comportamenti violenti e sulle difficoltà che affrontano gli agenti nel loro lavoro quotidiano.

I sindacati di polizia hanno reagito prontamente alle parole del Professore D'Orsi, denunciando la generalizzazione e la mancanza di rispetto verso una categoria professionale che quotidianamente si impegna per garantire la sicurezza dei cittadini.
«Mi sembra davvero assurdo che si possano fare determinate considerazioni sulla Polizia di Stato, indicando gli uomini e le donne che ne fanno parte come dei frustrati ignoranti che si sono arruolati per bisogno e non per passione»-commenta Antonio Alletto segretario generale del sindacato di polizia M.P (Movimento dei poliziotti democratici e riformisti).

Cosa ne pensa di quanto dichiarato da D’Orsi?

«I Poliziotti, forse questo è ignorato, oltre ad essere costantemente monitorati dai superiori gerarchici per comportamento e condotta, sono regolati da un regolamento di servizio e un conseguente regolamento di disciplina che forse è il più severo della pubblica amministrazione. L'unica cosa vera è che i nostri stipendi sono bassi per i pericoli a cui siamo sottoposti, a differenza di chi nella vita ha scelto di fare altro e per il quale abbiamo immenso rispetto. Per noi che rappresentiamo i lavoratori di Polizia (che fanno le psicotecniche per arruolarsi), sono tante le cose importanti e perfettibili e ci stiamo lavorando, basta ogni tanto visitare i nostri siti. Noi siamo esseri umani e come tali abbiamo pregi e difetti; forse altri pensano di esserlo ed ergersi a dotti di vita, noi invece ogni giorno pensiamo a come fare bene il nostro dovere, il resto sono solo chiacchiere per avere un po' di notorietà che non sempre riteniamo edificante averla».

Qual è la sua opinione sugli scontri tra gli studenti e la polizia a Roma e Milano?

«Occorre riflettere sui motivi che hanno indotto gli studenti ad una ribellione, oltre che ideologica, fisica, inducendoli a trasgredire le regole dell'ordine pubblico e inviando contro chi rappresenta le istituzioni. Noi dobbiamo far rispettare la legge e le regole contro chiunque le violi. Vorremmo che gli studenti capissero che questo è il nostro ruolo e che siamo contro qualsiasi forma di violenza, qualunque siano le motivazioni. Per noi è legittimo manifestare pacificamente. Gli studenti hanno fatto delle richieste e adesso sta alla politica e al mondo della cultura rispondere, ma non con la violenza che rischia di indebolire le richieste e di giustificare l'eventuale silenzio. Violenza e devastazione non possono albergare nel nostro paese; questo non trova alcuna giustificazione. E a chi sollecita l'odio e la violenza diciamo solo che questo non è il suo ruolo e che forse potrebbe cambiare mestiere».

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Linda Di Benedetto