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(Ansa)
Politica

La forza silenziosa del crocifisso, riconosciuta dalla Legge

La Rubrica - Lessico Familiare

Non posso negare che l'ora "obbligatoria" di religione della mia età scolare la vivessi al pari di un supplizio. Non riuscivo ad afferrare il senso dei brani tratti dal Vangelo che venivano propinati a noi bambini. " Chi mangia me vivrà in me" era una frase che mi spaventava a tal punto da percepirla come una sorta di cannibalismo. Eppure, superata quella primordiale fase di incomprensione religiosa, il crocefisso appeso sul muro alle spalle della cattedra del maestro era per me diventava rassicurante e insostituibile a prescindere dalla mia "fede" sempre preda di dubbi e ripensamenti.

D'altronde, è stato da subito dopo la morte di Cristo che le prime comunità cristiane iniziarono ad interporre l'antica lettera 'TAU' al nome dei defunti e così nacque e si diffuse il simbolo iconografico del crocifisso come emblema della cristianità.

Per millenni questo simbolo ha permeato la storia del nostro continente e del nostro Paese, sede del vicariato di Cristo per opera di Pietro.

Questo fino a che il laicismo secolarizzante che ha cominciato a prendere piede con la rivoluzione francese e l'illuminismo ha diffuso, in nome del primato della ragione sulla fede, il germe iconoclasta che mira a eliminare qualsiasi riferimento religioso nella società civile.

Dev'essere stato permeato da queste idee agnostiche anche quel professore di Terni che, nonostante l'assemblea di classe degli studenti avesse deliberato l'esposizione del crocifisso nell'aula, colto da un'idiosincrasia verso quel simbolo di fede e d'amore, lo ha fisicamente staccato dal muro dell'aula di scuola, buscandosi una sanzione.

Ma lui, non pago, ha impugnato questa sanzione e così - di ricorso in ricorso - si è completata la scalata fino in Cassazione che, a Sezioni Unite, ha voluto dire la sua una volta per tutte.

L'affissione del crocifisso, "al quale si legano, in un Paese come l'Italia, l'esperienza vissuta di una comunità e la tradizione culturale di un popolo", afferma la Cassazione, "non costituisce un atto di discriminazione del docente dissenziente per causa di religione": la sua "libertà di coscienza in materia religiosa" rimane comunque intatta e la Costituzione laica non viene violata laddove la comunità scolastica decida, in piena autonomia e a maggioranza, di esporre l'effige del Cristo morente.

Le Sezioni Unite ne derivano, di converso, che il singolo, per il fatto stesso di dissentire dalla volontà dell'assemblea, non abbia un "potere di veto" che costringa la maggioranza a privarsi di un simbolo cui tiene, purché la scuola "trovi una soluzione che tenga conto del suo punto di vista e della sua libertà negativa di religione".

Nulla di nuovo ma finalmente una parola detta in modo chiaro.

Questa sentenza si pone in totale continuità con la più risalente pronuncia della Corte Europea dei diritti dell'uomo del 2011 che - forse qualcuno se lo ricorderà - aveva assolto l'Italia dal ricorso di una cittadina di origini finlandesi che accusava il nostro paese di violare la libertà religiosa con l'affissione del crocefisso nelle scuole (si era incaponita Gesù in croce ledesse in qualche maniera i figli iscritti alla scuola pubblica).

La Grand Chambre aveva escluso la condotta discriminatoria dell'Italia: detta sentenza è illuminante perché trascrive la mirabile disamina dei Giudici del TAR italiani - cui va tutta la mia stima - che per rigettare il ricorso della donna avevano ripercorso la diatriba tra religione e laicità, riconoscendo il carattere ontologicamente diverso del cristianesimo sulle altre religioni: "Il simbolo del cristianesimo - la croce - non può quindi escludere nessuno senza negare se stessa; anzi, essa costituisce, in un certo senso, il segno universale dell'accettazione e del rispetto per ogni essere umano in quanto tale, indipendentemente da ogni sua credenza, religiosa o meno".

Ecco, questo è il succo, la sintesi di ogni cosa.

Si può discutere sul fatto che il candore del cristianesimo sia stato sporcato troppe volte da manifestazioni umane che lo hanno brandito come scudo per compiere atti immondi (guerre, torture, persecuzioni, pedofilia), ma il suo capostipite, Cristo, duemila anni fa, per chi vive nella fede, morì per dire al mondo che Dio è misericordioso e accetta il sacrificio del suo unico figlio per donare la salvezza a tutti.

Di fronte a queste basi la Corte di Cassazione ha trafitto con un raggio di luce un mondo in cui le tenebre oscurantiste tentano, in ogni modo, di sopprimere millenni di storia e snaturare una civiltà, quella italiana ed europea, percorsa nelle sue vene dal simbolo universale della salvezza.

Stat crux dum volvitur orbis (la croce sta ferma anche se il mondo gira): e quel crocefisso rimarrà sui muri dell'aula di scuola di Terni anche se qualcuno voleva metterlo in un cassetto, al buio.

info: Missagliadevellis.com

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Daniela Missaglia

Avvocato matrimonialista e cassazionista, è specializzata in Diritto di famiglia e in Diritto della persona. Grazie alla sua pluridecennale esperienza è spesso ospite in trasmissioni televisive sulle reti Rai e Mediaset. Per i suoi pareri legali interviene anche su giornali e network radiofonici. Info: https://www.missagliadevellis.com/daniela-missaglia

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