Partito Democratico Schlein
(Ansa)
Politica

Il Pd è una nave senza comandante in balia delle correnti interne

Gli attacchi di De Luca, il flop del conclave a Gubbio, la scarsa decisione del segretario confusa su mille questioni (Come mostra il caso Israele). Il tutto a vantaggio di Conte e Meloni

Lotta nella lotta. Il Pd di Schlein non soltanto deve affrontare la concorrenza di Giuseppe Conte nel centrosinistra e poi il centrodestra per il governo del paese, ma anche gestire un partito che oramai sembra sfuggire di mano alla leader del Nazareno.

A scaldare il conflitto interno, come spesso accade, ci ha pensato Vincenzo De Luca, governatore della Campania. Con Emiliano, De Caro e altri l’ex sindaco di Salerno ha presentato il suo ultimo libro “Nonostante il Pd”, titolo emblematico, lanciandosi in un attacco lancia in resta a Elly Schlein. Il Pd è a metà tra Lotta Continua e lo Zecchino d’Oro, sostiene De Luca sferzando la dirigenza democratica e non va lontano dalla realtà. Il Pd appare in effetti diviso tra la “sinistra rosa” delle ZTL - quella dell’ambientalismo, delle velocità limitate, dei diritti civili, della patrimoniale - e la vecchia sinistra-sinistra terzomondista e antioccidentale.

Anche il conclave di Schlein non sembra esser stato molto efficace per ora: tanti parlamentari assenti e una linea politica chiara che ancora fatica ad emergere. L’impressione è quella di una segretaria con scarsa solidità intellettuale, politica e pragmatica. Ed è quanto sottolinea De Luca, e con lui anche Emiliano e Bonaccini, con una segreteria impegnata in discussioni lontane dalla vita quotidiana tra spettro del fascismo, vaghe dichiarazioni su Gaza e declinazione dei pronomi tra maschile e femminile. Nel mezzo le aziende che chiudono, gli investimenti che mancano, le infrastrutture da realizzare, l’inflazione. Nulla di tutto questo sembra riuscire a penetrare le mura della sede del Pd, la cui leadership sembra voler ignorare deliberatamente gran parte delle esigenze della maggioranza dei cittadini italiani.

Schlein per altro rischia anche di finire nella trappola che le è stata tesa da Giorgia Meloni con l’offerta di confronto pubblico e candidatura di entrambe alle europee. La segretaria del Pd ha preso tempo, ha fatto il pesce in barile, ha atteso il confronto interno ma non ha molte scelte. Non può sottrarsi alla scontro mediatico, e non lo farà, ma se Meloni si candida alle Europee non può essere da meno. Ciò per Schlein può rappresentare un vantaggio ma anche un rischio enorme. Se si schianta, con il Pd che va sotto il 20% incalzato dai 5 Stelle, diventerà il capro espiatorio del partito col rischio di dover lasciare la segreteria. Se va un po’ meglio fa forse un favore a Meloni: meglio Schlein un po’ più forte, che tanto non può battere la destra in una elezione politica, che un cambio di segreteria con magari Bonaccini, che piace anche agli elettori di centrodestra, alla guida del Pd.

Tuttavia, la strada è ancora lunga e in salita per Schlein fino alle elezioni. E senza prendere il timone con decisione rischia il naufragio personale e di partito.

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Lorenzo Castellani