Piera Aiello Tigray
La deputata Piera Aiello, sullo sfondo un frame del video sul Tigray pubblicato da Panorama (Ansa).
Politica

Interrogazione in Parlamento sull'accordo militare Italia-Etiopia

Dopo l'articolo di Panorama.it, la deputata Piera Aiello fa domande scomode ai ministri Lorenzo Guerini e Luigi Di Maio sulle relazioni con il governo di Addis Abeba, accusato di massacri e stupri di massa.

Mentre Washington prepara le nuove sanzioni contro l'Etiopia, che potrebbero scattare già a fine mese, a Roma in Parlamento vengono poste le prime domande sulle relazioni con Addis Abeba. Il 6 ottobre la deputata Piera Aiello, eletta con i 5 Stelle e ora nel Gruppo misto, ha presentato un'interrogazione a risposta scritta a Lorenzo Guerini e Luigi Di Maio.

La testimone di giustizia siciliana, consacrata nel 2019 dalla Bbc «una delle 100 donne più influenti al mondo», ha sottoposto ai ministri della Difesa e degli Affari esteri interrogativi scomodi sui rapporti Italia-Etiopia. In sostanza, ha chiesto «se sia stato implementato l'accordo fornendo armi all'esercito etiope», «se si intendano condannare apertamente le azioni di violazioni dei diritti umani e crimini contro l'umanità perpetrate dall'esercito etiope e dai loro alleati in Tigray» e «se si intenda dare un chiaro segnale politico, sospendendo la validità dell'accordo sulla cooperazione nel settore della Difesa fra Italia e Etiopia».

La deputata dalla tragica storia alle spalle si è spinta a usare la parola genocidio. «Nel Tigray (Etiopia) è in corso dal novembre 2020 una guerra che ha assunto le connotazioni di genocidio» si legge nell'interrogazione, «in cui la comunità tigrina, oltre agli eritrei rifugiati, è sottoposta a violazioni dei diritti umani di ogni tipo».

Già, l'accordo militare 20G00107... È stato Panorama.it a rendere nota all'opinione pubblica questa intesa, stipulata tra il nostro Ministero della Difesa e quello etiope e firmata il 10 aprile 2019 dall'allora ministra Elisabetta Trenta. Un mese fa questo giornale è stato informato dell'esistenza dell'accordo militare dai Giovani tigrini italiani, un gruppo di nostri connazionali oriundi tigrini che si batte per denunciare la catastrofe umanitaria in corso nella regione etiope. Dopo aver fatto le necessarie verifiche, Panorama.it ha pubblicato un articolo denuncia il 25 settembre scorso.

Intitolato «I tigrini italiani: "Finanziamenti e accordo militare fra Roma e Addis Abeba"», il pezzo spiega che l'accordo è entrato in vigore il 5 agosto 2020, alla vigilia dello scoppio della guerra. L'intesa prevede la formazione e l'addestramento militare dell'esercito etiope, il supporto ad attività commerciali relative a prodotti per la Difesa e l'approvvigionamento di equipaggiamento militare. L'articolo ha suscitato parecchie reazioni. Una di queste è stata l'interrogazione della deputata Aiello. «Non c'è dubbio: senza Panorama.it, la nostra denuncia non avrebbe avuto questa risonanza. Il che è triste, data la gravità del genocidio» osservano i Giovani tigrini italiani, che per tutelare i loro parenti in Etiopia preferiscono non comparire con nome e cognome.

L'articolo che denuncia l'accordo militare Italia-Etiopia

L'interrogazione di Piera Aiello prende spunto dalla proposta lanciata dall'ex ministro Elisabetta Trenta, che chiede la sospensione della validità dell'accordo da lei sottoscritto oltre due anni fa. Tre giorni dopo la pubblicazione dell'articolo di Panorama.it, il 28 settembre, Elisabetta Trenta ha scritto un appello su Formiche.net intitolato «Guerra in Etiopia, non possiamo restare a guardare».

L'articolo comincia con un ripensamento. «Io personalmente siglai un accordo di collaborazione nel settore della Difesa con l'allora ministro della difesa etiope, Aisha Mohammed Musa» scrive l'ex ministra Trenta. «Certo, non lo avrei firmato se avessi avuto anche il solo dubbio su quello che invece poi è successo. In quel momento, però, non avevamo indicatori che ci potessero far presagire il futuro».

L'appello si conclude con la richiesta di sospensione dell'accordo e con un'indiretta stoccata al suo successore Lorenzo Guerini: «Occorrono anche gesti politici significativi come, per esempio, sospendere quell'accordo di collaborazione nel settore della difesa da me firmato e reso esecutivo più tardi, quando già si cominciava a intravedere la strada che stava prendendo il Paese».

Ma le reazioni suscitate dalle denunce di Panorama.it non si fermano qui. Subito dopo la pubblicazione dell'articolo sull'accordo fra Roma e Addis Abeba, i Giovani tigrini sono stati contattati da Carlo Leoni, già vice-presidente della Camera e ora braccio destro di Laura Boldrini, e lo hanno incontrato. «Dopo aver espresso la sua sorpresa per il cambio di rotta del primo ministro Abiy Ahmed» spiegano, «Leoni ci ha annunciato che a breve ci sarà una presa di posizione contro gli stupri di massa in Tigray. E ha aggiunto che, sul tema, si sta muovendo anche Amnesty Italia».

In tutto questo, l'8 ottobre la vice-ministro degli Esteri Marina Sereni ha incontrato il ministro degli Esteri eritreo Osman Saleh Mohammed. La Farnesina ha postato la foto dei due politici su Twitter e con estremo distacco ha commentato: «Discusse le prospettive delle relazioni bilaterali, nel quadro del costante impegno italiano verso la regione del Corno d'Africa». I Giovani tigrini italiani, inorriditi, osservano: «Il comportamento di Marina Sereni è sempre più stupefacente. Dopo aver incolpato i tigrini per l'inizio delle ostilità, ora mantiene cordiali rapporti con l'amministrazione genocida eritrea e discute di accordi bilaterali. Sorvolando con nonchalance su devastazioni, stupri di massa e massacri commessi delle truppe eritree in Tigray...».

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Elisabetta Burba