Pogaçar, il cannibale che sta dominando il Tour de France
Lo sloveno è il vero fenomeno di un ciclismo mondiale che ruota attorno a poche figure di campioni. Le sue imprese ricordano quelle di Merckx dal quale ha preso anche la voglia di non accontentarsi mai...
E’ il nuovo cannibale del ciclismo mondiale, ma per fortuna è diverso da quelli chye lo hanno preceduto. Tutti tranne il Cannibale per eccellenza, al secolo Eddie Merckx, passato alla storia per la smodata fame di vittorie che lo obbligava a correre sempre per mettere la sua ruota davanti a quella degli avversari. Senza calcoli di classifiche, alleanze e conveniente. Tadej Pogaçar è uguale a Merckx ed è una benedizione per il ciclismo degli anni Venti perché rifiuta la tentazione di appoggiarsi su un talento e una superiorità a tratti imbarazzanti e, invece, dipinge capolavori sulle strade dei giri che attraversa.
La sua salita sul Plateau de Beille, lo scatto con cui ha bruciato definitivamente le speranze di Jonas Vingegaard (non uno qualsiasi ma il vincitore degli ultimi due Tour de France) sono una delle pagine più belle di questo sport. Pogaçar vivrà la terza settimana francese da leader quasi senza avversari, tutti piegati, così come ha vissuto il Giro d’Italia dominandolo da cima a fondo. Sempre regalando, però, tutto sé stesso. Correndo all’attacco, a volte in maniera quasi folle visto che sarebbe bastato controllare.
E’ per questo che va ringraziato: per lo spettacolo continuo e per la lezione che insegna. Stacca tutti, vince, domina ma non infierisce. Il pubblico lo adora e anche tra i colleghi, spesso costretti al ruolo di comprimari, è difficile trovarne uno che ne parli davvero male. Tra sei giorni esatti a Nizza scriverà un altro record che riannoda i fili del tempo a un uomo, che non c’è più, ugualmente capaci di emozionare: Marco Pantani.
E’ dall’ormai lontano 1998 che nessuno riesce a conquistare nella stessa stagione Giro d’Italia e Tour de France. Da Pantani a Pogaçar, nel ventesimo anniversario della scomparsa del Pirata tornata sulle pagine di cronaca nera e giudiziaria come ormai ciclicamente accade da quella drammatica notte di San Valentino del 2004. E’ bello pensare che non ci sia nulla di casuale in questo simbolico passaggio di consegne, la staffetta tra due eccezionali ciclisti e agonisti. Entrambi innamorati del proprio talento ed entrambi al servizio della folla.