Armi convenzionali: vota l'Onu, vince Obama
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Armi convenzionali: vota l'Onu, vince Obama

Il trattato sul commercio delle armi mette all’angolo Russia e Cina, in  un business miliardario alimentato anche dagli “Stati Canaglia” - LookOut News -

La notizia è di quelle che, generalmente, si annoverano tra in passi in avanti per la comunità internazionale: l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha appena approvato il primo trattato che disciplina il commercio delle armi convenzionali. O, meglio, la risoluzione preparatoria per la sua applicazione. Bene, si dirà. Finalmente, la compravendita delle armi da fuoco ha un regolamento internazionale e dei parametri da rispettare.

Eppure, qualcosa non torna. E non è nei numeri dell’Assemblea: non ci potevamo aspettare certo l’unanimità ma 154 voti a favore e 3 contro - i soliti noti, Siria, Corea del Nord e Iran, come prevedibile - sono un ottimo risultato. Pazienza per i 23 astenuti, tra cui Russia, Cuba, Venezuela e Bolivia: ormai cosa fatta capo ha.

E invece no, perché la lenta macchina delle Nazioni Unite, nell’esultare per l’approvazione del trattato, sa bene che adesso serve la ratifica Paese per Paese affinché il testo entri in vigore: si potrà applicarlo solo dopo che sarà stato ratificato da 50 dei 193 stati membri. Il che significa, stime alla mano, non prima di due anni.

- Successo o insuccesso?

È un successo se si considera che il voto arriva dopo oltre un ventennio di preparativi, sin da quando si scoprì che in Iraq, ai tempi della Guerra del Golfo (1991), c’erano più armi che in tutta la Francia. Lo riferiscono le stesse fonti che hanno lavorato per il successo dell’operazione e che definiscono questo trattato “pionieristico”.

Ma, di converso, può apparire anche un insuccesso, se si considera che il testo non ha alcuna funzione coercitiva e intende solo favorire la trasparenza dei commerci, dato che i singoli governi saranno ora chiamati a riferire ai rispettivi parlamenti ogni anno su decisioni e numeri relativi al business delle armi. Da oggi in poi, insomma, si dovrà lavorare sul piano politico, morale ed etico.

Dunque, si dovrebbe indurre i venditori a considerare ogni volta come i compratori possano utilizzare tali armi e, in base a ciò, decidere se vendergliele o meno. Ovvero, valutare se le armi saranno utilizzate per commettere crimini. Ma perché, quale altra funzione hanno le armi?

- Obama vince su Russia e Cina

A che serve esattamente tutto questo? A ridurre il rischio che “i trasferimenti internazionali di armi convenzionali siano utilizzati per effettuare peggiori crimini del mondo, compreso il terrorismo, genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra”, dice il segretario di Stato americano, John Kerry. “Non risolverà i problemi della Siria dal giorno alla notte, ma aiuterà a prevenire le Siria del futuro” ribatte Oxfam International, una delle ong che più hanno spinto per il risultato.
Tradotto dal politichese, può voler dire anche: la dottrina Obama segna un punto contro i suoi principali competitor, Cina e Russia, che più difficilmente potranno ora aggirare un embargo internazionale. Ad esempio, in base alla risoluzione, la Federazione Russa non potrà più sostenere che sia legale la vendita di armi alla Siria. Quindi, per tutti sarà più difficile commerciare armi verso gli “Stati canaglia”, espressione coniata non a caso da Ronald Regan a uso e consumo esclusivo degli Stati Uniti.

In pratica, essendo il copyright americano, s’insinua la possibilità che siano soltanto loro a decidere chi è un criminale di guerra e chi no, a chi si può vendere armi e a chi non si deve. Una bella mossa del presidente Obama che, trattandosi di un business mondiale pari a 80 miliardi di dollari l’anno, mette all’angolo proprio Russia e Cina (membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU) e rischia di costringerli a soluzioni estreme per non vedersi bloccati gli affari, tipo uscire dalle Nazioni Unite e far naufragare questo istituto come già accadde al suo illustre predecessore, la Società delle Nazioni.

(By LookOut News )

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Luciano Tirinnanzi