Ecco che cosa trasforma un "bravo ragazzo" in un assassino
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Ecco che cosa trasforma un "bravo ragazzo" in un assassino

La droga non è il movente del terribile delitto di Vercelli. L'analisi del criminologo Silvio Ciappi

E' sorvegliato a vista nel carcere di Vercelli Lorenzo Manavella, il giovane che ha confessato di aver ucciso i nonni e la zia nella notte tra giovedì e venerdì a Santhia'. Il timore dei genitori e quello che rendendosi conto di quanto è accaduto, possa farsi del male.

Ma già a distanza di alcune ore dal ritrovamento dei tre cadaveri, sono emersi i primi dettagli sulla strage di Santhià: Lorenzo Manavella ha colpito i nonni Tullio e Pina, e la zia Patrizia, sia con un corpo contundente, sia con un coltello. I corpi delle tre vittime presentavano, tutti, ferite sia da arma da taglio, sia derivante da un oggetto contundente. Le tre vittime erano tutte in pigiama.

Patrizia Manavella, la zia, è stata trovata distesa sul letto in una camera al primo piano. La nonna, Pina, sul letto nella sua camera al pianterreno. Il nonno, Tullio, nei pressi della camera da letto, quasi avesse cercato di fuggire.

Silvio Ciappi, docente di Criminologia presso l’università di Messina, Lorenzo ha ucciso con una ferocia inaudita. E poi è scappato.  che cosa può trasformare un "bravo ragazzo" in uno spietato assassino?

In questo caso indubbiamente la droga ha funto da detonatore. Ma non è la causa del delitto. L'effetto della droga può essere quello di annullare l'elaborazione dei centri motivazionali superiori a livello encefalico. In poche parole l'impulso non viene elaborato dalla corteccia cerebrale che è la sede del ragionamento, del giudizio etico e dei comportamenti 'adeguati'. Normalmente noi trasformiamo l'impulso e lo lo elaboriamo secondo i nostri sistemi di attaccamenti e i nostri giudizi, cioè si attivano i centri encefalici superiori, le motivazioni superiori.

Il ragazzo ha commesso il triplice omicidio sotto l'effetto di stupefacenti eppure sembra essere stato lucido nel pianificare la strage e la fuga. E' possibile che si possa mantenere, nonostante le droghe, una forma di lucidità?

Si, il problema è che ciò che non si riesce a prendere in considerazione è l'ottica del giudizio, del ragionamento logico e morale. Quindi si può agire razionalmente sotto la guida di un impulso e in virtù dell'assenza di attività tipicamente neo-corticali come il giudizio etico ed il ragionamento. Tutto questo viene facilitato quando i sistemi di attaccamento agli altri sono fragili, ambivalenti o disorganizzati.

Senza l’effetto della droga e senza il movente dei soldi, un ragazzo così, un atleta, sarebbe capace di commettere un pluri omicidio?

Purtroppo si. La droga può solo slatentizzare impulsi omicidi che però rimangono fissi, cronici.
La droga vien da dire costituisce il trigger, la motivazione occasionale. Se andassimo a vedere nella vita del ragazzo sono altri i fattori che possono aver causato un simile delitto. Mi vien da pensare ancora una volta al sistema di attaccamento del ragazzo, alle sue modalità disfunzionali di vivere le relazioni con le persone significative della propria vita. Il bisogno di droga è

Ed infine, l’assassino è scappato, sporco di sangue, per ore. Poi si è costituito. E’ solamente finito l'effetto della droga o c'è stato un risveglio di coscienza?

Sapeva cosa faceva con molta probabilità. In questi casi è come se l'elaborazione delle informazioni di quanto è successo avvenisse in ritardo. In questi casi si tratta di un deficit di regolazione delle emozioni. In questi casi vi è l'assoluta mancanza di padroneggiare un'esperienza emotiva. Spesso i il ricorso alla droga è motivato proprio in virtù di tale deficit: la conoscenza del proprio mondo emotivo che si preferisce attutire o stordire piuttosto che prendere in considerazione, fatto quest'ultimo che significherebbe mettere a nudo tutti i nostri problemi e difficoltà relazionali. Esperienza traumatica nei confronti della quale non abbiamo sviluppato abilità.

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Nadia Francalacci