Motta Visconti: gli indizi che hanno incastrato il marito
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Motta Visconti: gli indizi che hanno incastrato il marito

Il triplice omicidio nella villetta è stato risolto da carabinieri con la piena confessione di Carlo Lissi: ecco quali sono gli elementi sulla scena del crimine che hanno fatto seguire la pista familiare, secondo un famoso investigatore

La notte tra sabato e domenica una donna e i suoi due figli, una bambina di 5 anni e un bimbo di 20 mesi, sono stati brutalmente assassinati con numerose coltellate in casa, una villa nella zona residenziale di Motta Visconti. La cassaforte della villetta alle porte di Abbiategrasso, è stata ritrovata aperta: erano scomparsi poche centinaia di euro e qualche gioiello.

Apparentemente tutti gli elementi potevano far ipotizzare a una rapina finita con il triplice omicidio. Ma i carabinieri del Nucleo operativo di Milano hanno subito puntato sull'omicidio domestico. Ed era la pista corretta: dopo una notte di interrogatorio, il marito Carlo Lissi - che sosteneva di aver ritrovato i cadaveri di moglie e figli in casa dopo aver visto da alcuni amici la partita della Nazionale - è crollato. Si era invaghito, secondo quanto riferito agli inquirenti, di una collega (non corrisposto) e considerava la sua famiglia un intralcio. Avrebbe ucciso dopo un rapporto intimo con la moglie. Ma come agiscono gli investigatori in questi casi? E perché hanno puntato decisamente sulla pista familiare? 

Dottor Vittorio Di Santo, Presidente della Eurodetective e ex carabiniere dei Reparti speciali, sulla scena di un delitto ci possono essere elementi o tracce che indicano fin dall’inizio che si tratta di un omicidio nato in ambito familiare?
Certamente. Ci  possono essere numerose tracce che possono ricondurre immediatamente un omicidio o un pluriomicidio ad un soggetto che legato alle vittime e quindi all’ambito domestico. In questo caso sono stati molto bravi gli investigatori che hanno incrociato i dati, le informazioni e gli elementi presenti sulla scena criminis e sono arrivati a fermare, dopo poche ore,  il marito e il padre delle due vittime. Un primo elemento che può ricondurre all’ambito familiare può essere l’efferatezza, la violenza  con la quale è stato compiuto l’omicidio: più è elevato l’indice di violenza più, solitamente, è forte il vincolo che lega l’assassino alle sue vittime; la mancanza di segni di scasso per entrare all’interno dell’abitazione, così come quelli che i Ris non hanno trovato sulla cassaforte dell’abitazione. Poi un ultimo elemento che potrebbe far propendere per l’omicidio domestico è senz’altro l’accanimento, nel caso di Monza Visconti, sul cadavere del bambino di 20 mesi: un rapinatore sa che un bambino di quell’età non può riconoscerlo, non può parlare. Dunque perché ucciderlo? Chi uccide un bambino così piccolo è legato a lui da un sentimento pregresso che può essere caratterizzato da rancore, rabbia..    

In che modo un investigatore deve procedere per ‘non farsi sfuggire’ quelle tracce fondamentali che l’omicida potrebbe aver tentato di nasconde per simulare, esempio, un’aggressione esterna alla famiglia?
Adesso gli investigatori sono molto preparati e sanno come non alterare la scena del delitto e preservare ogni singolo indizio fino all’arrivo dei reparti scientifici. Comunque esistono delle tecniche “cristallizzate”, ormai da anni, che permettono di entrare sulla scena criminis registrando ogni singolo elemento. L’investigatore deve analizzare la scena partendo dal generale fino ad arrivare al particolare, dal basso verso l’alto, da destra verso sinistra. Stessa cosa per i reparti scientifici de devono immortalare con le immagini, l’ambiente dove si è consumato l’omicidio. I cadaveri invece, devono essere ispezionati dall’alto verso il basso.    

Ci sono tracce o elementi comuni in tutti gli omicidi cosiddetti domestici?
Ci possono essere tracce comuni, indizi ricorrenti  ma ogni omicidio è un caso a sé. E’ fondamentale per la risoluzione del caso, l’umore dell’investigatore esso sia poliziotto o carabiniere o pubblico ministero.

Che cosa intende per umore?
La sensazione, l’odore che emana la scena del crimine e che viene percepita, captata dall’investigatore. Tradotto: l’intuizione. Che è e rimarrà sempre determinante al di là dei progressi scientifici  

Spesso, quando l’assassino è un familiare o un conoscente della vittima, tende a coprire i volti o i corpi con falzoletti o indumenti. Che cosa significa? E’ un elemento importante per una prima ipotesi investigativa  da seguire?
Indubbiamente. Chi copre il volto o il corpo della vittima lo fa perché non vuole vedere che cosa sta facendo sul corpo di quella persona alla quale è legato da un legame di odio o di amore che ovviamente è malato. Nel suo profondo, l’assassino, sa che sta compiendo qualcosa di grave e tende con quel gesto a coprire a se stesso l'omicidio. E' un ulteriore tentativo di creare un distacco, mettere una barriera tra lui e la vittima.  

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Nadia Francalacci