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Un mese in meno di neve all'anno

I ricercatori vorrebbero ora allungare l’arco di tempo delle comparazioni arrivando almeno al periodo di clima mite del Medio Evo così da vedere se ci sono similarità.

Al nord, le piogge degli ultimi tre mesi, pur in linea con la media del periodo, non hanno colmato il deficit idrico causato dalla siccità dello scorso anno. Non è confortante in questo senso apprendere che le temperature gelide in pianura Padana (fino a -5 gradi) si alzeranno man mano nei giorni prossimi fino a raggiungere massime di 12-13 gradi in concomitanza a un periodo senza piogge.

Il fatto che in questo momento sulle Alpi la neve sia presente in diverse località sciistiche non deve ingannare. Da Nature Climate Change emerge l’amara verità che nell’ultimo secolo la durata del manto nevoso annuale si è accorciata di oltre un mese. Insomma, complessivamente c’è un mese in meno di neve all’anno. Come a dire che la neve sta diventando un fatto sempre più raro.

Questo studio, effettuato proprio da ricercatori italiani, dell’Università di Padova e dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac) del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna, ha costruito le sue prove su un’analisi di arbusto estremamente diffuso sulle Alpi, il ginepro comune. Infatti questa pianta si espande diramandosi orizzontalmente e vicino alsuolo. Cresce tanto più quanto più riesce a emergere dalla neve. Quindi i suoi anelli di accrescimento possono essere presi a misura della durata della copertura nevosa.

L’importanza di questo studio sta nel fatto che per la prima volta siamo riusciti a ottenere un confronto della copertura nevosa su un periodo di tempo molto lungo. Le comparazioni precedenti riguardavano solo pochi decenni perché le misurazioni strumentali sono un fatto recente. Quello che si sapeva dagli strumenti era solo che dal 1971 al 2019 nella maggior parte delle stazioni esaminate, la copertura nevosa era in riduzione. Adesso, avendo effettuato misure degli anelli di accrescimento del ginepro, una pianta che può raggiungere età considerevoli (oltre 400 anni), abbiamo un quadro delle condizioni della neve negli ultimi sei secoli. Su questa base dobbiamo concludere che quello che stiamo vivendo negli ultimi anni è qualcosa di veramente nuovo su un’ampia scala temporale.

Queste informazioni sulla neve sono importanti proprio per il suo ruolo nel bilancio energetico terrestre. In particolare, i fiumi dipendono inesorabilmente dal manto nevoso e dai ghiacciai. La Pianura padana va incontro a una sempre minore disponibilità di acqua man mano che il manto nevoso diviene meno presente. Tra le nuove sfide per questa pianura dettate dai mutamenti in atto c’è probabilmente quella di sostituire certe specie come il riso, ad alto consumo di acqua, con altre specie più resistenti alla siccità.

I ricercatori vorrebbero ora allungare l’arco di tempo delle comparazioni arrivando almeno al periodo di clima mite del Medio Evo così da vedere se ci sono similarità. Nel frattempo, nello scenario attuale “business as usual”, si prevede un intensificazione delle ondate di calore con la conseguente scomparsa del 90 per cento dei ghiacciai alpini. Una frazione che resterebbe sopra il 60 per cento anche nel caso degli accordi di Parigi con due gradi sopra i livelli pre-industriali.

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Luca Sciortino