Il Volo: "Così abbiamo fatto paura a Lady Gaga"
Simone Cecchetti
Musica

Il Volo: "Così abbiamo fatto paura a Lady Gaga"

Intervista alla band italiana più famosa nel mondo. A Bari per Panorama d'Italia, il 6 novembre, alle 21, presso il Multicinema Galleria

Che Il Volo sia la band italiana più famosa di sempre nel mondo lo dicono i numeri. In particolare, quelli della classifica americana dove in questi giorni è successo qualcosa che non si era mai visto prima: un disco del trio made in Italy (Grande amore) al primo posto nella sezione Classical e contemporaneamente in quella Latin Pop (senza dimenticare il disco d’oro in Italia con l’album L’amore si muove).

Una contraddizione? No, solo la fotografia nitida di quello che Il Volo rappresenta nello scenario musicale di questi tempi: "Ci seguono i fan della musica colta e quelli delle hit radiofoniche. Un’impresa quasi impossibile, che però è riuscita proprio a noi" spiega Gianluca Ginoble. Immortalati su una Maserati decappottabile, tra due ali di folla entusiaste sulla Quinta di New York, durante la Colombus Day Parade o abbracciati a Lady Gaga  a una cena di gala con le massime autorità della Grande Mela, Ignazio, Gianluca e Piero vivono sulle ali di un sogno. Che li ha portati lontano. Anche dalle polemiche sulle camere d’albergo in Svizzera.

Nel selfie che sta girando in Rete sembrate molto complici con Lady Gaga. Che cosa vi ha detto?
Ignazio Boschetto: “Ragazzi, non è stata una buona idea farvi cantare prima di me. Mi avere rovinato, avete letteralmente incendiato il palco. Adesso arriva il mio turno e sarà molto difficile”. Il selfie l’ho fatto io usando il mio braccio come una prolunga.
Piero Barone: Ci ha dato una manata sul petto con tutta la sua forza. Era impressionata dalla standing ovation che ci era stata riservata. Abbiamo scattato diciotto foto a raffica per immortalare l’istante.

Uno degli aspetti più sorprendenti del vostro successo senza confini è l’eterogeneità degli ammiratori che vanno dai melomani e agli amanti del pop da classifica.
Gianluca: Vero: noi siamo il mix perfetto tra i Tre Tenori e i One Direction.
Piero: Lo dico senza presunzione, ma il nostro genere musicale, che non saprei definire, è l’unico che funziona in Europa, negli States, in Centro e Sud America, nell’aula del Senato, all’Arena di Verona, come nella Basilica di Assisi o nei palasport dove si esibiscono artisti come Jovanotti. Questa è la nostra forza.

Come sono andate le cose realmente in Svizzera? Prima delle smentite, per qualche ora,  siete stati raccontati come teppisti che devastano le stanze d’albergo ricoprendole di escrementi.
Gianluca: Tutto falso. L’unica ragione per cui ce ne siamo andati prima del tempo da quell’hotel è stata che Piero, allergico alla polvere della moquette, non riusciva a respirare bene. Nessuna devastazione, nessun danno. Mi dispiace per i fan più giovani che ci sono rimasti male nel leggere quelle cose.
Ignazio: Schifezze del genere non la fanno nemmeno gli animali. Non capisco come qualcuno abbia pensato di attribuirle a noi. La nostra risposta sono i fatti. Come i cento concerti già fissati nel 2016 in tutto il mondo.

Spesso, anche nelle band che funzionano, c’è qualcuno che decide di andarsene. Che effetto vi ha fatto l’abbandono dei One Direction da parte di Zayn Malik?
Ignazio: A volte, stare in un team non è facile, ma  a questo punto sarebbe troppo stupido immaginare di dividerci e rovinare tutto.
Gianluca: Se siamo arrivati fin qui è grazie alla forza del trio. La gente ci ama per quello che siamo.
Piero: Quello che è successo a Robbie Williams, dopo aver lasciato i Take That o a Sting, dopo aver chiuso con i Police, sono eccezioni. Non riesco a immaginare un futuro da artista solista senza Il Volo. Detto questo, io sto studiando opera per formare la mia voce.

A proposito, chi gliel’ha fatto fare di osare E lucevan le stelle dalla Tosca di Giacomo Puccini all’Arena di Verona lo scorso settembre?
Piero: Un grande rischio. C’è voluto coraggio: poteva essere l’inizio, ma anche la fine di una carriera. Settimana scorsa eravamo ospiti a casa di Placido Domingo a New York per il compleanno di suo figlio Alvaro. “Ragazzi, venite a mangiare qualche piatto messicano” ci ha detto. Ho fatto sentire la mia versione e lui mi ha fatto i complimenti, mi ha dato pure un paio di consigli tecnici su come interpretare al meglio la parte che fa “O dolci baci o languide carezze”.

Gira voce di una gaffes durante l’incontro con il Papa...
Gianluca: Ero talmente emozionato che mi è scappato un «Salve» al posto di «Sua Santità». Ecco, suonare davanti al Papa è il prossimo sogno impossibile da realizzare.                 

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Gianni Poglio