I Kaiser Chiefs in concerto sulla Xbox - L'intervista
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I Kaiser Chiefs in concerto sulla Xbox - L'intervista

La band ha appena registrato a Londra un’esibizione con i suoi più grandi successi, da Ruby a I predict a riot. Sarà trasmessa questo weekend sull’applicazione Muzu.tv nell’area Live della console di casa Microsoft. Panorama.it ha incontrato in esclusiva il gruppo inglese, che racconta del suo passato prossimo e remoto, parla della voglia di tornare in studio e del desiderio di suonare di nuovo, presto, anche in Italia

da Londra

Ricky Wilson fa un balzo su una cassa, si sporge in avanti con la punta dei piedi, si appoggia a una trave che tiene insieme il palco. Poi la voce dei Kaiser Chiefs si lancia tra il pubblico e abbraccia un paio di spettatori piuttosto accaldati che, di tutta risposta, gli urlano nelle orecchie le note finali di una hit. E ci sono tutte quelle che hanno fatto la storia dell’energica band di Leeds, da Ruby a I predict a riot, da Oh my God a Everyday I love you less and less, nel concerto registrato sul palco del Century di Londra pochi giorni fa.

Fuori, l’allegro caos delle Olimpiadi. Dentro, in questo esclusivo club di Soho, il gruppo inglese ha organizzato un’esibizione per pochi intimi, estratti a sorte tramite una competizione on line. Il concerto sarà trasmesso sulla app Muzu.tv, da venerdì pomeriggio fino a domenica, per gli abbonati Gold all’area Live della Xbox , la console di casa Microsoft. Panorama.it era presente alla registrazione e ha potuto intervistare in esclusiva Ricky Wilson, il frontman della band, e il bassista Simon Rix.

Avete appena pubblicato una raccolta di singoli, dal 2004 a oggi. Com’è stato girarsi indietro e guardare agli ultimi otto anni del vostro passato?
È stato bello, anzi incredibile. Siamo fieri e nostalgici allo stesso tempo. Non si tratta solo di una collezione di canzoni, ma anche di ricordi. È un modo per partire di nuovo, per capire dove siamo arrivati e dove possiamo andare.

Ed è anche un ottimo modo per consolidare il legame con i vostri fan.
In verità è qualcosa che cerchiamo di fare quotidianamente, girando moltissimo, programmando quanti più concerti riusciamo. Non c’è maniera migliore per stare vicini a chi ci segue.

Con il vostro ultimo album avete lanciato un’iniziativa davvero singolare: il disco su misura. Avete dato al pubblico la possibilità di comporre su internet una tracklist personalizzata, scegliendo dieci canzoni a piacere su venti proposte. Ha funzionato?  
Sì, il risultato è stato molto positivo. Abbiamo stimolato la creatività della gente, la loro voglia di costruire, di sentirsi parte della musica. Si sa, ci sono sempre meno persone che comprano dischi oggi e bisogna trovare strade mai battute prima per incoraggiarli a farlo. Anche usando le possibilità che la tecnologia offre.

Lo rifarete?
Senza falsa modestia, è una grande idea. Magari potrà riproporla qualche altro artista per un suo best of, aprendo tutto il catalogo e permettendo ai fan di scegliere le loro canzoni preferite. Ma noi puntiamo sempre a inventarci qualcosa di nuovo. Qualcosa di diverso, che nessuno abbia mai fatto prima. Ci piace spiazzare, creare cose inaspettate.

Poco distante da qui si stanno svolgendo le Olimpiadi. Le state seguendo?
Al momento sono al numero uno dei nostri pensieri. Ce le stiamo davvero godendo e fino a qualche mese fa non avremmo pensato che saremmo stati così fieri di ospitarle in Gran Bretagna. È un evento davvero grandioso.

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Con Xbox siete anche ambasciatori di «Right to play», l’associazione internazionale che promuove i diritti dei bambini attraverso lo sport e il gioco.
È un’iniziativa entusiasmante, siamo felici di poter dare il nostro contributo e ci piacerebbe poter fare anche di più. Anzi, per noi è fin troppo facile: ci limitiamo a esibirci in dei concerti in cui cerchiamo di aumentare la sensibilità della gente di fronte a tematiche così importanti. Invece le persone che lavorano per questa associazione vanno in zone difficili ad aiutare piccoli malati. Sono loro a fare la differenza.

Tornerete a esibirvi in Italia?
La nostra popolarità è diversa in giro per il mondo e nel vostro Paese, di solito, suoniamo in club più piccoli. Ma la cosa non ci frena, ci piace: ci permette di avere un contatto più stretto con i nostri fan. Sì, torneremo preso.

Mi risulta che non amiate troppo i reality show.
Ognuno deve cercare ogni via possibile per inseguire il suo sogno. Noi abbiamo preso una strada diversa. E oggi non parteciperemmo a quel tipo di programmi perché si basano su un modello inadatto al tipo di musica che facciamo. E poi ci vuole anche un talento particolare per andare il sabato sera in tv davanti a 20 milioni di persone. Diciamo che in alternativa potremmo creare un reality da zero e brevettarne il nome. Qualcosa tipo «Band Factor». Suona bene no?

Tornerete in studio per un nuovo disco?
La risposta è sì.

Quando?
La risposta è che non ne abbiamo la minima idea.

Twitter: @marmorello

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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