McCain
Norm Hall/Getty Images - 26 agosto 2018
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Addio a John McCain, il "leone" anti-Trump

Orgoglioso repubblicano, era il più fiero oppositore del presidente Usa. Chi ne prenderà il posto?

Un leone che ha combattuto la sua ultima battaglia fino alla fine, quando venerdì 24 agosto ha chiesto che gli fossero sospesi i farmaci contro il tumore al cervello per il quale era in cura da mesi. John McCain si è spento a 81 anni a Phoenix, in Arizona, dove era tornato per affrontare la malattia, allontanandosi dalle scene politiche prostrato nel fisico, ma non nello spirito.

Fino all'ultimo si è opposto a Donald Trump e al suo populismo, lui fiero repubblicano, patriota, difensore dei valori di una destra non populista e aperto al dialogo, tanto da essere stato decisivo, con il suo "no" alla cancellazione dell'Obamacare, tentata dal Presidente. Quello stesso Presidente che McCain di recente ha criticato per essersi "genuflesso" davanti a Putin nel summit di Helsinki.

Chi era John McCain

Classe 1936, è morto quattro giorni prima di compiere 82 anni, il 29 agosto. Figlio di Ammiragli, aveva frequentato l'Accademia Navale di Annapolis nel Maryland, diventando pilota e ottenendo il soprannome di "Maverick".

Il nonno era stato Comandante dell'aviazione navale durante la battaglia di Okinawa nel 1945. Il padre, invece, aveva guidato le forze statunitensi in Vietnam, dove lo stesso John McCain Jr era stato abbattuto a bordo del suo jet.

Atterrato con un paracadute in un lago, venne linciato da una folla inferocita, poi fatto prigioniero per 6 anni, durante i quali subì torture e sevizie che lo portarono a tentare il suicidio.

Si rifiutò di collaborare con i vietnamiti e per questo durante la detenzione nella prigione di Hoa Lo (detta anche Hanoi Hilton) riportò fratture multiple a gambe, costole e braccia, e perse diversi denti. Liberato nel 1973 in seguito agli accordi di pace, venne rimpatriato ottenendo poi la Silver Star Medal, il Legion of Merit, la Bronze Star Medal, la Naval Commendation Medal e il Purple Hart.

Successivamente seguì un programma di riabilitazione, che però non riuscì a restituirgli la mobilità completa delle braccia.

La carriera politica e il sogno della Casa Bianca

Dopo un'esperienza come addetto navale della Marina presso il Senato degli Stati Uniti, dall'1984 si era avvicinato al mondo della politica, prima come deputato, poi dal 1987 come senatore, eletto in Arizona. Da quel momento è stato un fiero portatore dei valori repubblicani e della destra statunitense, ma spesso in modo indipendente (e se non in contrasto) anche con il resto del partito.

Una linea che ha mantenuto anche più di recente, distinguendosi per la sua netta contrapposizione a Donald Trump e al suo populismo.  

Per due volte ha tentato la scalata alla Casa Bianca, senza riuscirci. La prima, nel 2000, quando alle primarie gli venne preferito George W. Bush. La seconda, nel 2008, quando ottenne la nomination repubblicana, ma pagò gli effetti di alcune speculazioni da parte dei media, sia sulle sue condizioni cliniche (un precedente tumore cutaneo, che poi venne dimostrato non avere rischi di recidive), sia per motivi personali (per presunti favoritismi alla sua "amante" e per un figlio illegittimo, poi non confermato), ma soprattutto per la scelta politica del ticket con la governatrice dell'Alaska, Sarah Palin, che si rivelerò impopolare e controproducente.

Lo scontro con il giovane ed emergente Barack Obama porterà infatti a una chiara sconfitta, prontamente ammessa da McCain che si congratulò subito col nuovo presidente democratico.

Lo scontro con Trump

Con l'attuale capo della Casa Bianca i rapporti sono sempre stati molti tesi e di forte contrapposizione. McCain non lo ha mai appoggiato, fin dalla candidatura alle primarie, prendendo una netta distanza soprattutto dalle posizioni estremiste del tycoon in tema di immigrazione. L'apice dello scontro a distanza tra i due si è raggiunto nel 2015, quando Trump sostenne di non ritenere McCain un eroe di guerra, dichiarando che era stato sopravvalutato solo perché fatto prigioniero e aggiungendo di preferire coloro che non erano stati catturati.

Parole durissime che il pluridecorato McCain non gradì e alle quali rispose politicamente qualche tempo dopo con due duri colpi al Presidente.

Il salvataggio dell'Obamacare e le critiche sul Russiagate

A luglio del 2017 McCain si è opposto alla cancellazione della riforma sanitaria voluta da Obama e che invece Trump aveva tentato di annullare. Il voto del senatore repubblicano è risultato decisivo per il salvataggio dell'Obamacare e non è stato l'unico "sgambetto" nei confronti del capo della Casa Bianca.

Solo poche settimane fa, aveva criticato duramente l'atteggiamento di Trump nel summit con il Presidente russo, Putin, a Helsinki in Finlandia. McCain aveva parlato senza mezzi termini della peggiore e più "disonorevole performance" mai sostenuta prima da un presidente americano, "inginocchiatosi" davanti al capo del Cremlino, definito a sua volta "tiranno".

Con il peggioramento delle sue condizioni fisiche, lo scorso maggio McCain aveva dichiarato che non avrebbe voluto Trump ai suoi funerali e la famiglia intende rispettare le sue ultime volontà.

L'eredità

Con la scmparsa di Jhon McCain i repubblicani perdono quella che era considerata la loro coscienza critica e sono ora alla ricerca di un nuovo leader che bilanci l'esuberanza del Presidente Trump, poco incline al dialogo col partito. Tra i possibili successori, in un momento delicato come quello che precede le elezioni di medio termine, in programma a novembre, potrebbe esserci Mitt Romney. Quello stesso esponente repubblicani che McCain aveva sostenuto nel 2012 e che ora punta all'elezione al Senato nello Utah.  

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Eleonora Lorusso