Caso Moro, test del Dna sugli abiti
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Caso Moro, test del Dna sugli abiti

I Ris dei carabinieri indagheranno su alcuni reperti di via Gradoli per compararli con il profilo genetico del Presidente Dc

Come anticipato dal Presidente Giuseppe Fioroni, la commissione Moro ha dato incarico al Ris dei carabinieri di indagare su alcuni reperti di via Gradoli tenendo conto anche del profilo genetico di Aldo Moro. Secondo quanto riferito da più fonti nella recente relazione sul tema sarebbe stati prelevati alcuni reperti (non si sa quali) per compararli con il profilo genetico di Moro, compresi gli abiti che il Presidente indossava quando venne ucciso dalle Brigate Rosse. Nel 1978 non esistevano ancora gli esami del Dna e il Ris sta lavorando per "estrarre" dai campioni il maggior numero di dati.

Nuove rivelazioni su via Gradoli

E una nuova rivelazione arriva da una testimone interrogata da uno dei magistrati della commissione che ha riaperto il "dossier Gradoli". Nel covo Br durante il rapimento Moro abitava anche una persona bionda "dagli occhi di ghiaccio" che usciva dalla stabile la mattina molto presto vestito da aviatore o comunque con una divisa che ricordava l'Aviazione commerciale.

L. Armida Chamoun, come aveva fatto nel 1978 il marito, ha raccontato che lo stabile dove era il covo Br (lei viveva nel seminterrato del n.96) era sottoposto ad una vera e propria "sorveglianza" all'ingresso del palazzo da un gruppo di giovanotti, che la sera le lampade dell'ingresso dello stabile venivano allentate per garantire oscurità; che c'era una coppia che saliva nel covo Br indossando il casco da motociclista fin dentro l'appartamento e che aveva ncontrato diverse volte sull'autobus che la portava da via Gradoli a via Trionfale un uomo biondo, con occhi azzurri, che la signora definisce "di ghiaccio", e che lo stessa persona indossava una strana divisa da aviatore o comunque azzurrina. Da ricordare che in Via Gradoli fu ritrovato l'elenco con gli acquisti fatti per vestire un uomo da aviatore (berretto, divisa ecc.) In testa all'appunto una intestazione, "Fritz".

Lo stesso uomo fu visto dalla Chamoun, come detto in un recente verbale che è ora in commissione, nello stabile di via Gradoli 96 mentre scendeva dal covo Br sempre molto presto la mattina. Durante un incontro sul portone "l'aviere" aveva scantonato rapidamente per non incrociare la signora. Ora la commissione potrebbe risentire la signora Franci per verificare se anche lei o altri inquilini di via Gradoli abbiano incrociato "l'aviere biondo dagli occhi di ghiaccio".

Altre sorprese

Il dossier Gradoli, seguito dal magistrato Giammaria, potrebbe riservare altre sorprese perché le dichiarazioni Br su via Gradoli, su come e quando la base fu abbandonata, e se la scoperta fu frutto solo di un genuino allagamento o di un "intervento" esterno, sono piene di contraddizioni su tutti questi aspetti, contraddizione che i magistrati della commissione intendono allineare e riscontrare. Ad esempio il 5 novembre del 1993 una degli abitanti "ufficiali" dell'appartamento, Barbara Balzerani, dice a verbale che la base fu sgomberata il giorno di via Fani (16 marzo) ma che ciò non avvenne totalmente: "Ci siamo rientrati soltanto dopo la fine del sequestro cioé il 9 maggio", il che è impossibile se si sta parlando dello stesso appartamento scoperto il 18 aprile. "Insisto nel dire che la base è caduta dopo la fine del sequestro e la caduta la daterei nell'estate del 1978".

L'8 novembre la Balzerani corregge il tiro: "La base è stata sgomberata la mattina di via Fani. "Fui io stessa a rientraci per prima dopo che erano venute meno alcune ragioni di sicurezza". Mario Moretti, il compagno ufficiale della Balzerani in via Gradoli, dice che loro due uscirono insieme la mattina del 18 aprile, cosa questa smentita da diverse testimonianze degli inquilini anche perché quell'appartamento fu visitato dalla polizia tre volte: il 18 marzo, il 25 marzo e il 18 aprile. Ci sono testimonianze anche di inquilini che hanno parlato dei dialoghi che filtravano dalle mura della base Br: in uno si sente una donna chiamare a gran voce "Gianni, Gianni". E Moretti si chiama Mario o se si tiene conto del nome di battaglia, "Maurizio". (Ansa)

Il cappotto che indossava l'onorevole Aldo Moro quando è stato ucciso dalle BR in una foto diffusa l'11 agosto 2015 a Roma ANSA/MASSIMO PERCOSSI

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