Mohammed Fikri indagato per favoreggiamento
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Mohammed Fikri indagato per favoreggiamento

Perché il marocchino resta al centro dell'inchiesta sulla morte di Yara Gambirasio?

Mohamed Fikri, il piastrellista marocchino, resta indagato per l'omicidio di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa il 26 novembre 2010 da Brembate di Sopra e ritrovata cadavere tre mesi dopo in un campo incolto di Chignolo d'Isola. Il gip del tribunale di Bergamo, Vincenza Maccora, a fronte dell'ennesima richiesta di archiviazione del pubblico ministero Letizia Ruggeri, a sorpresa, ha sentenziato l'archiviazione per l'accusa di omicidio della giovane ginnasta di Brembate ma, al contempo, ha disposto che venga iscritto nel registro degli indagati per favoreggiamento.

In pratica significa che Fikri non é coinvolto nell'omicidio di Yara ma sa chi l'ha uccisa. Una tesi sempre sostenuta dai carabinieri - ormai marginali nell'inchiesta - ma smentita con decisione dalla polizia e dalla Procura.

Tutto ruota intorno alla traduzione, contestata, di una telefonata intercettata sul telefono del marocchino mentre stava chiamando un suo connazionale che gli doveva del denaro. Secondo una prima frettolosa traduzione Fikri disse: "Non l'ho uccisa io".

Tanto basto' al Pm per ordinare uno spettacolare arresto in alto mare, su un traghetto che lo stava portando, insieme ad un furgone e un'auto mai ispezionati, in Marocco. Dopo un interrogatorio da parte dei carabinieri, che Fikri sostiene essere stato violento e illegale pur non avendo mai presentato una denuncia formale, Fikri venne scarcerato e di li a pochi mesi arrivò la prima richiesta di archiviazione. A scagionarlo furono le nuove traduzioni di quella telefonata (avrebbe detto "Allah fa che risponda"), un alibi quasi di ferro, la presenza del suo cellulare lontano da dove Yara scomparve e, qualche tempo dopo, il fatto che il suo Dna non coincide con quello che l'assassino ha lasciato sugli indumenti di Yara.

A gennaio però il legale della famiglia Gambirasio, l'avvocato Enrico Pelillo, aveva presentato opposizione all'archiviazione, chiedendo che Fikri fosse indagato per favoreggiamento o, in subordine, che della questione si occupasse la Corte di Giustizia europea. Il gip ha quindi pienamente accolto le richieste dei genitori di Yara. Come già aveva fatto in passato.

Il paradosso é che mentre inquirenti e investigatori sono impegnato in una corsa contro il tempo per cercare di dare un nome all'assassino attraverso la pista del Dna prima dell'imminente scadenza dei termini delle indagini, il tribunale insiste nel chiedere che si indaghi sul marocchino Fikri. Anche ammettendo che la tesi del tribunale abbia un fondamento, sarà quasi impossibile che le indagini su Fikri, oggi, portino a qualcosa di nuovo. Non solo per il tempo ormai trascorso dal delitto, ma anche perché, di fatto, la procura ha smesso di lavorare su Fikri dai primi mesi del 2011. Cosa si possa recuperare ora è difficile dirlo. Come pure appare ormai irrecuperabile il rapporto di fiducia e collaborazione tra la famiglia Gambirasio e il pubblico ministero che indaga sulla morte della loro figlia.

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Giorgio Sturlese Tosi

Giornalista. Fiorentino trapiantato a Milano, studi in Giurisprudenza, ex  poliziotto, ex pugile dilettante. Ho collaborato con varie testate (Panorama,  Mediaset, L'Espresso, QN) e scritto due libri per la Rizzoli ("Una vita da  infiltrato" e "In difesa della giustizia", con Piero Luigi Vigna). Nel 2006 mi  hanno assegnato il Premio cronista dell'anno.

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