Mid-term: un fantasma alla Casa Bianca
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Mid-term: un fantasma alla Casa Bianca

Secondo i sondaggi Il Partito Democratico è alla vigilia di una storica sconfitta nelle elezioni di Medio Termine. Per colpa del presidente

Barack Obama sta per collezionare un altro record. Negativo. Da mercoledì prossimo potrebbe essere il presidente che più di tutti gli altri ha fatto perdere seggi al suo partito nelle elezioni di Medio Termine dalla Seconda Guerra Mondiale a ora.

Il crudele conteggio è stato fatto da Stuart Rothenberg, uno dei più seguiti blogger della rivista on line Roll Call. Secondo l'analista, se i risultati delle urne saranno fedeli alle previsioni della vigilia, il Partito Democratico rischia una clamorosa debacle, con la perdita del Senato. 

Alla Camera potrebbero veder svanire tra i cinque e i 12 seggi; al Senato almeno sei, forse dieci seggi. Questi numeri devono essere sommati con quelli dei seggi perduti nelle elezioni di Medio Termine del primo mandato di Obama nel 2010: i democratici persero 63 seggi alla Camera e 6 al Senato.

Si supererebbe quota 85 seggi. E'il record che resiste dai tempi di Truman. 

Laddove non erano riuscito neppure il Numero 43, George W. Bush  (il meno amato dagli americani, secondo i sondaggi, prima che venisse sorpassato anche in questa speciale classifica da Obama), dovrebbe riuscire il suo successore, il Numero 44: Barack Obama.

Gli americani non lo amano. E i democratici vanno incontro alla sconfitta per colpa sua. Hanno cercato di tenerlo lontano dalla campagna elettorale per evitare di subirne le conseguenze. Ma inutilmente. L'effetto presidente c'è stato. E si è sentito.

Basti pensare alle poche volte che Obama ha partecipato a qualche iniziativa a fianco di questo o quel candidato. Il più delle volte, la folla ha cominciato a lasciare il luogo dove si teneva il comizio appena il presidente prendeva al parola.

Questo fenomeno è stato sicuramente enfatizzato dai media, specialmente quelli vicini ai repubblicani. Ma c'è stato. E ora Obama rischia di essere un presidente fantasma alla Casa Bianca. Senza più numeri, amici e alleati al Congresso, senza il consenso dell'opinione pubblica, non potrà fare più nulla. Più che un'anatra zoppa,  un re senza regno.

Il declino di Barack Obama è iniziato da tempo, ma due anni fa, pochi potevano pensare che il tramonto della sua era politica sarebbe arrivato molto prima della fine del suo secondo mandato. Le elezioni di Medio Termine sembrano essere il momento in cui calerà il sipario. E, non tanto per la forza dei repubblicani che sono divisi, frammentati, senza idee e in crisi di identità più dei democratici. Ma, proprio in virtù delle debolezza della leadership di Obama.

Per il primo presidente afroamericano della storia degli Usa non ci sono (stati) sconti. Niente gli è stato perdonato. Di errori ne ha fatti, ma con lui, il bicchiere è sempre stato visto mezzo vuoto.

Così, il salvataggio dell'economia americana è stato vissuto come una mancata ripresa: se la middle class non vive più ai livelli del pre-crisi, la colpa è stata data a lui. Così, è stato ritenuto colpevole (e in questo caso forse a ragione) di aver sottovalutato il pericolo Isis e di aver quindi fatto rinascere l'incubo terrorismo islamico per gli Usa.

Pochi ora lo difendono. Lo ha fatto Paul Krugman in un recente articolo per la rivista Rolling Stone. Secondo il Premio Nobel per l'Economia, nel suo operato,  sono più le luci delle ombre. Più i risultati raggiunti che i fallimenti. Quello di Krugman è apparso più il giudizio di uno storico che quello di un commentatore. Potrebbe però avere ragione. È possibile che tra qualche anno, la sua presidenza venga rivalutata.

Per adesso però gli americani l'hanno bocciata. La loro percezione del lavoro fatto da Obama è estremamente negativa. Ed è per questo che con tutta probabilità i democratici perderanno le elezioni di Medio Termine per colpa sua. Sarà la fine della sua era politica?


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Michele Zurleni

Giornalista, ha una bandiera Usa sulla scrivania. Simbolo di chi vuole guardare avanti, come fa Obama. Come hanno fatto molti suoi predecessori

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