Messico, in manette il narco-boss dei Cavalieri Templari
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Messico, in manette il narco-boss dei Cavalieri Templari

Dionisio Loya Plancarte era nella lista dei 37 ricercati più feroci del Paese, sulla sua testa pendeva una taglia di 2.3 milioni di dollari

E' molto probabile che presto la sua storia diventerà la sceneggiatura di una puntata di The Blacklist, la seguitissima serie televisiva Fox sui criminali più ricercati del pianeta. Dionisio Loya Plancarte, in arte el Tio (lo Zio) era il numero 37 nella classifica dei signori della droga del Messico ancora a piede libero, almeno fino a lunedì 27 gennaio quando, è stato catturato durante un'operazione delle teste di cuoio messicane.

A capo del cartello dei Cavalieri Templari, con quartier generale nella regione di Michoacan, zio Plancarte era stato dato per morto a marzo del 2013, quando sulla sua testa pendeva una taglia di due milioni e mezzo di dollari. Criminale spietato e boss feroce, Plancarte ha più volte sfidato gli affiliati di un altro cartello messicano, i Los Zetas, riuscendo, dal 2009 in poi, a guadagnare importanti posizioni sul terreno, sia in Messico che fuori. 

La multinazionale della droga di el Tio a oggi può contare su presenza fisse in una trentina di città statunitensi. Basisti che spacciano cocaina, eroina e metanfetamine provenienti dalla patria messicana. Un traffico organizzato come un orologio svizzero che negli ultimi anni ha portato centinaia di milioni di dollari nelle casse dei Cavalieri Templari col sombrero.

E, come tante organizzazioni criminali messicane, anche quella di Dionisio Loya Plancarte si è data una struttura gerarchica quasi sacerdotale, come una vera e propria setta del male. Il predecessore del boss, Moreno Gonzalez, aveva addirittura scritto e distribuito tra i suoi adepti una bibbia del narcotraffico, che contiene anche consigli per gestire la "sicurezza" delle città e dei piccoli centri rurali sotto la protezione del cartello.

E quando Gonzalez viene ucciso nel 2010 durante uno scontro a fuoco con l'esercito messicano, è lo Zio a prendere il suo posto e decide di rinominare l'organizzazione rifacendosi all'antico ordine dei Templari. Intanto, in dieci anni dalla sua nascita, il cartello è diventato il gruppo criminale più sviluppato del Messico, con ramificazioni in diversi centri e con un business che va dal furto delle automobili (per addestrare le reclute) alla prostituzione e al rapimento dei bambini delle famiglie più ricche del Paese.

Senza dubbio l'arresto di zio Plancarte è un colpo che fa molto bene all'immagine del presidente Ernesto Pena Nieto, che sin dalla sua elezione a fine 2012 ha cercato di spostare l'attenzione dell'opinione pubblica dai morti per le strade (si parla di circa 80.000 vittime del narcotraffico sono negli ultimi cinque anni) alle riforme economiche per dare nuovo slancio al Messico.

Il suo predecessore, Felipe Calderon, aveva invece optato per una campagna militare contro i cartelli della droga, ma il risultato era stato un cimitero a cielo aperto. Oggi (forse) la cattura del boss dei Templari, decapitando l'organizzazione, potrebbe essere un passo avanti per fermare l'emorragia di vite in Messico.

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Anna Mazzone