"Meetup 5 Stelle come covi di vipere"
Ciro Fusco/Ansa
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"Meetup 5 Stelle come covi di vipere"

La verità sulla base grillina svelata da un attivista campano

Questo articolo nasce da due lettere recapitate a Panorama e da una lunga conversazione con un attivista grillino che frequenta, da molto tempo, più di un Meetup in Italia. Pur preferendo rimanere anonimo, “per non essere espulso e perdere così la possibilità di scoprire e deniunciare queste cose”, Antonio (lo chiameremo così per via della sua origine campana) ha deciso di descrivere “il covo di vipere” in cui si è ormai trasformato, a suo avviso, il Movimento 5 Stelle fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.

Perché lo ha fatto?

I militanti che sui social network si scannano tra di loro e soprattutto scannano i presunti traditori o gli avversari politici, direbbero perché Antonio è una “spia”, uno che vuole gettare fango sul movimento attraverso noi giornalisti “pennivendoli”.

Ma se Antonio ha deciso di fare, dalla base, quello che alcuni parlamentari hanno fatto dai palazzi a costo di essere sottoposti a processi-farsa, ostracizzati o costretti ad andarsene, è perché anche lui ha creduto, e in parte ancora crede, in Grillo e nel Movimento. Senza contare i tanti attivisti onesti, “vere vittime di un certo modo di far politica che risulta essere più vecchio del vecchio”, la verità è che, dopo aver investito tante speranze in un progetto, “oggi non è facile chiudere la porta e andare via”.

Tuttavia, a differenza di quanto senatori e deputati ortodossi si sforzano di propagandare, il Movimento, in realtà, assomiglierebbe molto di più a un partito tradizionale con le se sue beghe, invidie e risse interne che a un gruppo di amici solidali tra loro dove ciascuno vale uno e le decisioni vengono prese collettivamente e democraticamente.

Le nostre riunioni sul territorio – spiega Antonio - a partire dai comuni più piccoli sino a quelle regionali, non sono consessi fraterni tra panini e bicchieri di vino, come si vuol far intendere a chi è là fuori. L’immagine di un Movimento più simile a una comunità francescana che a un partito tradizionale è la più grossa bugia che come un virus è stato inoculato nelle menti di tanti italiani che hanno votato e voterebbero oggi gli uomini e le donne di Grillo”.

Come in qualsiasi altro partito, talvolta ciò che anima i dirigenti, ma anche la cosiddetta “base” che si dà da fare sul territorio, è l'ambizione di poter, un giorno, raccogliere i frutti della propria militanza. Per questo, secondo Antonio, gelosie, ripicche, addirittura guerre sarebbero all'ordine del giorno.

In fondo abbiamo un vice-presidente della Camera (Luigi Di Maio, ndr) che è uno studente fuori corso di giurisprudenza, perciò è normale che tutti gli altri pensino che se ce l'ha fatta lui può farcela chiunque”.

Ma come? Antonio spiega la funzione strategica del Meetup, “il vero strumento per fare carriera”.

Basta infatti versare 79 euro a semestre alla società americana che gestisce il social network, nominarsi – o farsi eleggere - “organizer” e il gioco sarebbe fatto. Per aprire un Meetup non serve infatti né il benestare di Beppe Grillo né un certo numero di iscritti “veri”. Teoricamente si può infatti inventare l'esistenza di 200 persone, fare un bonifico e usare liberamente il simbolo del Movimento. Oppure, circostanza verificata direttamente da Antonio, far iscrivere gente totalmente disinteressata “che però fa numero”.

Il tutto finalizzato ad acquistare sempre maggiore visibilità in vista delle candidature, soprattutto quelle locali. Ma non solo.

Quelle per le prossime elezioni europee sono state decise, come sempre, attraverso il voto in rete. Antonio racconta che già oltre un anno fa, prima del giugno del 2013, molti avevano inziato a organizzarsi in vista dell'appuntamento del 25 maggio. Prove al momento non ce ne sono, ma pare che siano state fatte iscrivere al blog di Beppe Grillo, con il fine di esprimere la propria preferenza, anche persone vicine alla criminalità organizzata.

La più votata in Campania è risultata, per esempio, una studentessa di 24 anni, Luigia Embrice, “talmente inadeguata e impreparata – dice Antonio - da avermi fatto rimpiangere le varie Nicole Minetti”.

Insieme al fidanzato, la Embrice avrebbe girato tutta la regione “con un Mercedes da paura e a me è stato riferito che il suo futuro suocero, il padre del fidanzato Luigi Cirillo, sarebbe vicino ad ambienti malavitosi”.

Ovviamente si tratta solo di voci, dicerie, su cui Antonio ammette di non aver mai avuto riscontri “altrimenti andrei dritto in Procura”.

Ma per dare conto del clima interno, Antonio riferisce anche di ricatti, denunce per stalking e molestie tra attrivisti dello stesso Meetup, di una situazione, insomma, che sfugge a qualsiasi controllo.

Il paradosso sarebbe infatti proprio questo: mentre la stampa descrive Grillo e Casaleggio come dittatori che agiscono con il pugno di ferro e a suon di espulsioni, rispetto a ciò che accade a livello locale essi sono invece totalmente indifferenti, o disinformati, e pertanto ininfluenti. Grillo e Casaleggio eserciterebbero un potere, quasi assoluto, praticamente solo su poco più di cento persone, ossia i parlamentari eletti alla Camera e al Senato. Antonio racconta anche di aver scritto ai deputati e senatori campani decine di lettere senza mai aver ricevuto risposta. “Si pubblicizzano come diversi dagli altri, non si fanno chiamare onorevoli apposta, ma sono uguali a loro e da quando hanno messo piede in Parlamento, oltre a presenziare ad alcune iniziative, di quello che accade sul territorio si disinteressano completamente”.

Chi comanda davvero, insomma, sarebbero i famigerati organizers, che aprono e chiudono le discussioni in rete, che censurano le critiche e il dissenso quando si manifesta sia on line che in occasione delle assemblee locali, che decidono le candidature.

E che spesso e volentieri raccolgono documentazione sugli iscritti per aver in mano un'arma di ricatto per azzittarli quando provano ad alzare la testa”.

Anche se, di solito, almeno a giudicare dalle conversazioni pubbliche su Facebook, basta molto meno di un'attività di dossieraggio in grande stile. Proprio ciò che teme Antonio, sentirsi lanciare la solita “ragionata” proposta: “Se non ti sta bene così, vattene”.

Riceviamo e pubblichiamo la seguente richiesta di smentita

La presente in nome e per conto del sig. CIRILLO Carmine in relazione all’articolo di cui in oggetto ed apparso sul Vs. sito in riferimento alla campagna elettorale per le consultazioni europee nelle quali è impegnata la candidata EMBRICE Luigia, risultata, tra l’altro, la più votata in Campania, per esporVi quanto segue:

appare chiaro l’intento di screditare l’immagine della candidata EMBRICE Luigia del Movimento Cinque Stelle, anche attraverso la pubblicazione e diffusione di notizie altamente calunniose e diffamatorie, atteso che nell’articolo citato,redatto seguendo il racconto di questo fantomatico “ANTONIO”,si legge testualmente:“Insieme al fidanzato la Embrice avrebbe girato tutta la regione con un Mercedes da paura ed a me è stato riferito che il suo futuro suocero, il padre del fidanzato Luigi Cirillo, sarebbe vicino ad ambienti malavitosi”.

Tutto ciò non è affatto vero ed è solo un pretesto per calunniare ingiustamente la candidata Embrice Luigia e di riflesso le persone a lei vicine, tra le quali il mio assistito che, per di più,occupa nella vita professionale il ruolo di Ufficiale di Polizia ed è costantemente impegnato proprio nella lotta contro la malavita e la criminalità in generale.

Si chiede, pertanto, che la presente venga integralmente ed immediatamente pubblicata, con riserva di adire la competente Autorità Giudiziaria per la giusta tutela dei diritti e dell’immagine del proprio difeso.

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Claudia Daconto