Medhane, il più grande trafficante di uomini di tutta l'Africa
ANSA/ POLIZIA
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Medhane, il più grande trafficante di uomini di tutta l'Africa

Il boss che organizzava i viaggi via mare in Italia, arrestato ieri, è un milionario che rideva dei morti nel Mediterraneo

È considerato tra i più grossi e ricchi trafficanti di esseri umani del mondo. Mered Yehdego Medhane, eritreo, 35 anni, è stato arrestato a Kharotoum, in Sudan, e subito è stato estadato in Italia, dove la Procura di Palermo, la Polizia di Stato, con l'aiuto della National Crime Agency Britannica, gli davano inutilmente la caccia da anni: un monumentale lavoro di investigazione, tra la Libia, il Sudan, l’Etiopia, l’Eritrea, gli Emirati Arabi, con centinaia di telefoni intercettati, che dimostra inequivocabilmente la dimensione ormai transnazionale e non artigianale del fenomeno della tratta degli esseri umani.

Era lui, Mered Yehdego Medhane, che organizzava i viaggi via mare dalla Libia alla Sicilia, era lui che coordinava la macchina della rotta terrestre centro-africana, fino ai porti libici, e teneva i contatti con i basisti in Europa, specie nei Paesi bassi e in Svezia, il Paese dove risiedeva tutta la sua famiglia.  

Emerge dalle intercettazioni il quadro di una personalità dall'alto profilo criminale, che al telefono si vantava apertamente di usare metodi alla Gheddafi, che faceva pagare ai migranti dai 4.000 ai 5.000 euro per il trasferimento dai Paesi subsahariani fino alle mete del Nord Europa, che mostrava totale indifferenza di fronte all'affodandamento dei barconi che faceva partire, stipate all'inverosimile, dalle coste libiche, come quando - il 31 agosto 2014 - un suo socio gli riferisce che «di quei 400 migranti partiti ne sono sopravvissuti solo quattro…». 

Un uomo ricchissimo, Medhane, che pianificava di mettere i soldi da lui guadagnati a Dubai, dove non gli avrebbero fatto domande e non controllavano i movimenti bancari come avveniva in Svezia, il Paese che ha dato ospitalità a tutta la sua famiglia. Un uomo, ancora, amorevole con il figlio di due anni che aveva avuto con una connazionale, che però era in grado di corrompere centinaia di poliziotti locali a Khartoum per far evadere centinaia di migranti trattenuti durante il viaggio. «Le persone che abbiamo fatto scarcerare - si vantava al telefono con un suo socio olandese - appena partiranno in mare oltre al viaggio pagheranno anche per l’avvenuta scarcerazione». «Tanto possono pagare in qualsiasi Paese si trovino».

In una telefonata intercettata il 25 maggio 2014 con un uomo che parla dalla Svezia, Medhane ha ammesso di avere una rete di complici in Italia, intimandogli però di «non dire nulla perché non si sa mai che i suoi connazionali possano metterlo nei guai con le forze dell’ordine, consiglio dato da una persone di nome Abdu, che forse vive in Italia, il quale gli ha detto che arrivati a Roma i suoi connazionali possono fare la spia». Ora si trova in Italia, in un carcere. L'uomo che tutti chiamavano «Il Generale» - e che in Eritrea aveva acquistato un'abitazione da 13 milioni per cercare di riciclare il denaro guadagnato - ha per ora terminato il suo viaggio.


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