Marino nelle carte dei pm di Mafia Capitale
ANSA/GIORGIO ONORATI
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Marino nelle carte dei pm di Mafia Capitale

Il sindaco è "pulito", ma quasi tutti ne chiedono le dimissioni mentre gli viene sfilato il Giubileo. Ma è il Pd “cattivo” il suo problema. E di Roma

L'abbiamo scritto qui due giorni fa che il Pd non vuole bene al sindaco. Non gliene voleva ieri quando ha di fatto disertato la sua corsa al Campidoglio per presunte "difficoltà di coordinamento" e non gliene vuole oggi che gli toglie il Giubileo con un commissariamento. La difesa a spada tratta di IgnazioMarino, “baluardo” contro Mafia Capitale, è chiaramente solo strumentale a evitare di andare a elezioni anticipate in città visto che la probabile sconfitta rischierebbe di compromettere anche il destino del governo Renzi in crescente crisi di consensi.


Perché il Pd difende Ignazio Marino, per ora

Ignazio Marino e l'assedio in Campidoglio


La verità è che il partito del premier ha sempre considerato il chirurgo inadeguato a guidare la città in tempi di normale amministrazione. Figuriamoci durante un evento straordinario come l'Anno Santo. Infatti lo esautora delle sue funzioni, lo mette da parte e nomina al suo posto un Commissario, il prefetto della Capitale Franco Gabrielli. Con notevole scorno del primo cittadino che insorge: “così non ci sto io”. Anche perché è chiaro, lo capisce pure Marino, che per lui si tratta di un avviso di sfratto: intanto ti leviamo di mezzo per il Giubileo, poi, al momento opportuno – che coincida con l'ennesima e già annunciata terza puntata dell'inchiesta o nel 2018, se Renzi ci arriva – dovrai proprio togliere il disturbo.

Tutti contro il sindaco

I giornali glielo chiedono in coro ormai da giorni: “Marino vattene”. Sull'Espresso il direttore Luigi Vicinanza riconosce al primo cittadino di essere “totalmente estraneo al malaffare”, ma visto che Mafia Capitale richiede “una soluzione choc”, la soluzione è che lui deve dimettersi. Libero fa la lista dei “12 motivi per cacciare Marino”. E ci infila dalle bugie ai finanziamenti in campagna elettorale, dalla pioggia di appalti per la cricca alle telefonate della sua segretaria a Buzzi (che non è indagata e che parla con lui di un progetto che verrà bocciato dalla stessa Amministrazione).

Marino nelle carte dei Pm

Dalle indagini dei magistrati il Marziano esce però davvero "immacolato". Quando l'Amministrazione capitolina cambia colore e Mafia Capitale si attiva per l'acquisizione di nuovo “capitale istituzionale”, Buzzi dice che con Marino bisognerà prenderci le misure (“...e mo vedemo Marino, poi ce pigliamo e misure con Marino"), come a intendere che fino a quel momento non c'erano mai stati rapporti diretti o accordi che andassero oltre un contributo, regolarmente registrato, alla sua campagna elettorale.

Infatti con la vittoria del chirurgo dem contro Alemanno, la cricca si preoccupa – scrivono i magistrati - di “mettere in sicurezza” i propri investimenti. “Attività incessante – viene definita - che si concludeva l’ultimo giorno in cui Tancredi (Fabio Tancredi, ex dirigente del Dipartimento Politiche ambientali, indagato per associazione di tipo mafioso e corruzione aggravata, ndr) era nella funzione di direttore del dipartimento, firmando tutto il firmabile, secondo le testuali parole di Buzzi”. Che al telefono con Fabrizio Testa (considerato il referente di Gianni Alemanno a Ostia) si raccomanda: “Le cose devono esser fatte...entro la prossima settimana...perché se arriva.. se arriva Marino l’undici o il dodici..si blocca tutto”. Non a caso, quando nel luglio successivo alla sua elezione, a fronte dell'accentuarsi dell'emergenza rifiuti, Marino minaccia di licenziare i dirigenti di Ama e di sostituire il direttore generale Fiscon, il gruppo criminale entra in allarme e Buzzi si lamenta degli “attacchi immotivati del sindaco”.

Sempre a causa dell'insediamento della nuova Giunta, il ras della “29 giugno” e il suo socio Massimo Carminati, perdono un altro punto di riferimento importante per il loro sodalizio: l'allora direttore del V Dipartimento (quello delle Politiche sociali) Angelo Scozzafava. La neo incaricata dal sindaco, Gabriella Acerbi, è considerata da Buzzi un ostacolo, una di cui liberarsi al più presto (“basta che se ne va questa, non te riceve, non te parla...e che cazzo, no!”). Ed è proprio tramando a proposito con Carminati che si evince cosa ne pensino i due del neo sindaco. Buzzi dice infatti all'ex Nar: “Senti un pò se senti Gramazio che intenzioni c’hanno loro con Marino perché se fossero abbastanza seri dovrebbero fallo cascà a Marino.” Carminati gli risponde: “Loro stanno facendo un’operazione direttamente con Zingaretti per sistemarsi Berti questi qua, pe sistemasse...perché de Zingaretti se fidano de Marino non se fida nessuno”. Insomma, Marino deve cascare perché di Marino non si fida nessuno. Cioè loro non si fidano di lui in quanto lo considerano un ostacolo ai propri traffici illeciti.

Pulito ma "deve dimettersi"

E allora perché, praticamente per tutti (dai grillini a Casapound, da Salvini a Repubblica) Marino dovrebbe dimettersi? Perché neppure i giornali teoricamente amici (ma Marino non ha giornali amici visto che nemmeno lui ha mai ritenuto di dover curare un minimo di rapporti arrivando addirittura a commettere solenni quanto poco raccomandabili scivoloni come quando, per esempio, disse che in casa, con i giornali, lui ci incarta le uova e il pesce) si sono sforzati di spiegare che se le strade sono sporche, se i cassonetti traboccano, se il degrado dilaga, se i dipendenti capitolini – dai vigili alle maestre, dai guardiani dei musei agli spazzini – protestano, se ogni giorno si apre una voragine, se l'erba cresce un metro e mezzo e gli spazi verdi sembrano foreste incolte, al netto di inconfutabili deficit del sindaco e della sua amministrazione, è soprattutto perché questa città è stata letteralmente sabotata da parte di quei poteri, di quelle lobbies, di quei dirigenti pubblici infedeli che il sindaco ha deciso di estromettere dal controllo della cosa pubblica? E che per questo si sono vendicati delle rimozioni, dei trasferimenti, del freno agli affidamenti diretti, del blocco degli appalti sospetti, dei nuovi regolamenti, del taglio del salario accessorio, della vendita degli immobili affittati a 6 euro al mese e della rinuncia a quelli presi in affitto dai costruttori a 10mila volte tanto?

Di chi sono le colpe

D'accordo, la colpa è sicuramente anche del sindaco che non ha saputo comunicare tutto ciò. È sua perché a non voler ascoltare nessuno Marino si è precluso anche la possibilità di raccogliere e sfruttare qualche buon consiglio. È sua perché non ci si fa lanciare in volo su Roma senza paracadute. Ma i responsabili di questo sfacelo capitale che sta umiliando i cittadini romani onesti sono altri. Sono soprattutto i partiti che hanno amministrato fino ad oggi la città, che non hanno saputo estirpare il cancro del malaffare che la stava divorando dal di dentro e piuttosto ci hanno fatto affari insieme. Da due anni si va dicendo che il problema del Pd era Marino. È vero il contrario: è il Pd, quello “cattivo” descritto da Barca e denunciato da altri già prima di lui, ad essere stato il problema di Marino. E di Roma.

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Claudia Daconto