Uomini della Guardia di Finanza di Lecce davanti al comune nell'ambito dell'inchiesta sulle case popolari che ha portato all'arresto di amministratori comunali, consiglieri comunali, alcuni dei quali ancora in carica, e dirigenti del Comune di Lecce, 7 settembre 2018.
ANSA/CLAUDIO LONGO
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Lecce: come funzionava il racket delle case in cambio dei voti

Alloggi popolari venivano assegnati senza rispettare le graduatorie in cambio del favore elettorale dei cittadini

Sono 800 le pagine dell'ordinanza depositata dal giudice per le indagini preliminari di LecceGiovani Gallo in merito al giro illecito di scambi di voti politici per alloggi popolari.

Le tappe dell'inchiesta

A 5 anni dall'inizio dell'inchiesta gli inquirenti hanno messo insieme fonti di prova concrete grazie a testimonianze, episodi specifici, intercettazioni telefoniche e racconti delle modalità dettagliate che sarebbero sufficienti per provare che a Lecce un nutrito numero di politici locali prometteva (e concedeva) alle famiglie case popolari senza rispettare la gradutoria in cambio di manciate di voti.

L'inchiesta era stata avviata nel 2013 quando un cittadino leccese aveva denunciato questo modus operandi. Due anni dopo, nel 2015, lo stesso uomo è stato vittima di un pestaggio che gli inquirenti hanno riscontrato essere collegato alla denuncia antecedente.

Per mettere, però, al loro posto tutti i tasselli del mosaico c'è voluto molto più tempo e il fascicolo è stato consegnato solo nel novembre 2017.

Gli indagati

In tutto sono 46 gli indagati con l'ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale, abuso d'ufficio e falso ideologico. Sono stati emessi nove provvedimenti restrittivi con due trasferimenti in carcere, 5 persone agli arresti domiciliari e 2 con obbligo di dimora.

Si tratta di ex amministratori locali, politici nazionali, consiglieri in carica e dirigenti del comune di Lecce. Secondo gli inquirenti si sarebbe trattato di un sistema che avrebbe funzionato addirittura per un ventennio con la presunta mutua complicità delle cariche istituzionali e dei cittadini consapevoli di poter giocare il biglietto dello scambio elettorale per avere una casa.

Fra gli indagati compare il nome del senatore leccese della Lega Roberto Marti. Dal 2004 al 2010 Marti è stato assessore a Lecce ai Servizi sociali, ai progetti mirati e alle pari opportunità. Il reato contestato è abuso d’ufficio e falso ideologico. 

I due uomini arrestati sarebbero, invece, Umberto Nicoletti e Nicola Pinto, entrambi ritenuti legati alla malavita organizzata. Sarebbero stati loro gli autori del pestaggio del 2015 dell'uomo che aveva dato il via all'inchiesta penale.

Ai domiciliari, invece, sarebbero finiti gli ex assessori Attilio Monosi e Luca Pasqualini, il consigliere comunale del Pd in carica Antonio Torricelli; per il dirigente comunale Lillino Gorgoni e per Andrea Santoro, anch'egli accusato di aver preso parte al pestaggio.

Obbligo di dimora, invece, per Monica Durante e Monia Gaetani, che, secondo gli inquirenti, avrebbero avuto il ruolo di  "collettore elettorale", ovvero mettevano in contatto cittadini in cerca di alloggio in città con i politici locali in grado di dare loro "l'aiutino" in cambio del voto. 

Il sistema-Lecce

I magistrati avrebbero accertato l'assegnazione indebita di alloggi di edilizia residenziale pubblica in favore di persone non collocate in graduatoria in posizione utile; l'occupazione abusiva di alloggi e l'accesso illegittimo a forme di sanatoria concesse per legge in assenza dei requisiti richiesti.

Proprio ora che con il censimento delle case occupate abusivamente il Viminale vuole rendersi conto della gravità del problema viene scoperchiato il vaso di Pandora del sistema leccese.

Il timore è che non si tratti di un caso isolato, ma di un metodo diffuso a livello nazionale e su questo gli uomini della Guardia di Finanza e le procure locali stanno già lavorando alla verifica.

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Barbara Massaro