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Le casette dei terremotati e la lotteria del disonore

A cinque mesi dal primo sisma siamo alle riffe umilianti per assegnare le prime provvisorie abitazioni d'emergenza

A ridosso della Befana milioni di italiani fantasticavano al pensiero di essere vincitori della Lotteria Italia e si sa che il sogno di moltissimi è quello di cambiare casa. Negli stessi giorni, tra Lazio e Umbria, 120 famiglie rimaste senza un tetto dopo i terremoti di agosto e ottobre pregavano per essere vincitori di un'altra lotteria che mette in palio delle graziose casette in legno.

A Norcia l'11 gennaio c'erano in premio 20 casette a fronte di 89 richieste mentre ad Amatrice il 20 gennaio la speranza di 31 famiglie era quella di essere estratti tra 25 fortunati con il paradosso di avere a carico un invalido al 100 per cento o un nonno ultra 75enne disabile al 75 per cento per avere una corsia preferenziale. Poco lontano, ad esempio a Pescara del Tronto o ad Arquata del Tronto, dovranno invece aspettare fino a giugno prima di vedere le loro casette costruite. E così succederà in una miriade di paesi e frazioni di Umbria, Lazio e Marche devastate dalle scosse.

Ma possibile che a quasi cinque mesi dal primo disastroso terremoto siamo ridotti a indire alcune umilianti riffe con tanto di ordinanze firmate dai sindaci per assegnare le prime e per giunta provvisorie casette? E la tanto sventolata "celerità"? E la sbandierata "efficienza"? E lo "state tranquilli, prima dell'inverno avrete le casette" ripetuto da politici di ogni ordine e grado (dall'ex premier Renzi a un nugolo di ministri) tra abbracci e lacrimucce mentre andavano in giro col caschetto a distribuire pacche sulle spalle e a stringere mani tra le macerie?

Per tentare di fare un po' di chiarezza mi sono immerso nello studio di gare d'appalto, accordi quadro e burocrazie varie.

Il ricorso alle casette (tecnicamente si chiamano Sae, soluzioni abitative in emergenza) viene deliberato prima dei terremoti del 2016. Nell'aprile del 2014 viene indetta dalla Consip una gara vinta nell'agosto 2015 dal Cns, Consorzio nazionale servizi, che è un colosso della Legacoop. L'appalto prevede in caso di calamità naturali la fornitura fino a 18 mila casette da 40, 60 e 80 metri quadrati per un periodo di sei anni per un costo totale di quasi 1 miliardo e 200 milioni di euro (sono 1.100 euro al metro quadro).

La premessa serve a far capire che, quando la terra trema il 24 agosto del 2016, è già pronto il dispositivo per le casette. E allora perché passano quasi cinque mesi per consegnarne appena 45? Già l'1 ottobre il Comune di Amatrice invita gli sfollati a presentare il "modulo di richiesta" per le Sae, segno che si è puntato fin da subito su questa strada.

Il problema è che c'è da predisporre l'area dove verranno costruite le casette. Il 28 novembre, quindi tre mesi dopo il sisma, la Regione Lazio consegna al Cns le prime due piattaforme approntate dal Genio militare ad Amatrice: "Entro un paio di settimane contiamo di consegnare l'intera area", dichiara il responsabile del progetto Cns-Sae. Rilancia il sindaco lo stesso giorno: "Entro Natale, come da programmi, 25 nuclei familiari avranno un'abitazione nella nostra Amatrice".

Ecco una notizia Ansa del 3 dicembre: "Il Cns ha ultimato in quattro giorni la consegna di tutte e 25 le Sae destinate al Campo Lazio degli sfollati del terremoto. Secondo le stime dei tecnici del Cns-Sae, entro la prossima settimana sarà concluso il montaggio di tutte le casette, ma sarà necessario attendere un'altra decina di giorni per ultimare le rifiniture interne e per gli allacci delle utenze. Gli alloggi saranno pronti per la consegna a ridosso di Natale, rispettando così gli impegni assunti dal governo e dal Dipartimento della Protezione civile, viene sottolineato".

Non è andata affatto così, sottolineiamo oggi. Eppure l'accordo quadro del 26 maggio 2016 (tre mesi prima del sisma) tra presidenza del Consiglio e Cns per la fornitura delle Sae prevede al punto 3 dell'articolo 9 che "entro e non oltre 30 giorni naturali e consecutivi (compresi i festivi) dalla data di consegna delle aree approntate per le Sae" va consegnato "almeno il 50 per cento delle casette ordinate".

Siamo arrivati a fine gennaio, quasi un mese oltre il termine stabilito e quattro mesi dopo l'invito alla popolazione a chiedere una casetta. Ma perché consegnare ad Amatrice 25 casette e non 31, per esaurire totalmente le prime richieste? Forse perché, ma è solo un'ipotesi, le casette richieste ad Amatrice erano 50 e l'obbligo contrattuale del Cns è di consegnarne "almeno" la metà - e quindi 25 - in un mese da quando è pronta l'area, anche se comunque non è andata in questo modo.

Eppure il Cns, grazie a "un centinaio di operai specializzati", assicura sul suo sito di essere in grado di montare ogni giorno lavorativo "circa otto case", di arrivare a consegnarne 850 in 100 giorni "se ci fosse la necessità da valutare con la Protezione civile" (sic!) e addirittura "se fosse necessario è nella condizione di accelerare il procedimento" anche perché le Sae sono realizzate a Terni, non lontano dalle zone colpite dal sisma, e questo evita "trasporti dispendiosi" oltre a garantire "un indotto economico in quei territori". Tiriamo le somme.

Questa storia delle casette è una prima, gigantesca vergogna del post terremoto. Si potevano e si dovevano consegnare prima dell'inverno perché i tempi lo permettevano e si dovevano consegnare a tutte le famiglie di Amatrice e Norcia che le hanno richieste quattro mesi fa senza passare per la ridicola e umiliante lotteria. Ora non è accettabile, ad esempio, che a Pescara del Tronto fissino a giugno prossimo, se tutto va bene, la consegna delle prime 54 casette perché c'è ancora da bandire la gara per l'urbanizzazione dell'area dove sorgeranno.

I sindaci, spesso eroi soli e disperati, non sono nelle condizioni di accelerare i tempi e di tagliare le unghie alla maledetta burocrazia. Deve farlo il governo, deve sollecitarlo il commissario straordinario alla ricostruzione Vasco Errani: vengano snellite le procedure per decreto, ci si liberi dall'incubo e dall'alibi dell'anticorruzione. E si restituisca un briciolo di dignità a chi ha tutto il diritto, alla prima occasione, di protestare contro il primo politico che si trovi a passare dalle zone terremotate.

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ANSA
Sommati, una delle frazioni di Amatrice colpite dal sisma del 24 agosto: l'allestimento di una tensostruttura per la conservazione di mangimi e foraggi per il bestiame, 2 novembre 2016

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Giorgio Mulè