L’assedio di Tikrit deciderà la guerra contro l'Isis
L’offensiva contro lo Stato Islamico è partita prematuramente. Baghdad si allea con Teheran. Basterà a sconfiggere gli uomini di Al Baghdadi?
Per Lookout news
Le notizie dal fronte di guerra iracheno si possono riassumere nell’esordio della controffensiva dell’esercito di Baghdad per liberare il nord dell’Iraq dall’occupazione delle milizie dello Stato Islamico.
Dopo l’improvvido annuncio del Centcom, il comando generale americano, che a fine febbraio avvisava il mondo di un attacco nel futuro prossimo per sradicare il Califfato dalla Mesopotamia, il governo iracheno ha rotto gli indugi e ha preso l’iniziativa senza preavvertire i comandi americani, accelerando i tempi sulla grande campagna di primavera prevista da Washington.
L’alto comando dell’esercito iracheno, snobbando il coordinamento con il Pentagono – che riteneva necessari almeno altri due mesi di tempo per addestrare opportunamente le truppe di Baghdad – ha preferito anticipare l’avvio delle operazioni e si è già attestato su entrambe le sponde del fiume Tigri, tra l’aeroporto fuori della città e assediando i miliziani.
Questa improvvisa baldanza, da parte di quello stesso esercito che nel giugno del 2014 si è sciolto come neve al sole di fronte all’avanzata dei trentamila sunniti di Al Baghdadi, ha una doppia giustificazione: il supporto diretto dell’Iran e il vantaggio del meteo.
Per quanto riguarda l’Iran, il generale delle Guardie rivoluzionarie iraniane, il leggendario Qassem Suleimani, è infatti sbarcato nella prima settimana di marzo all’aeroporto di Tikrit insieme alle sue truppe scelte. Sarà lui in persona a dirigere la campagna di terra e coordinare le circa diecimila truppe sciite impegnate nella riconquista del Paese, scalzando così dal ruolo di protagoniste nell’offensiva anti-ISIS le milizie curde che avevano resistito così fieramente a Kobane e segnato altri importanti risultati sul campo, respingendo quasi ovunque i miliziani sunniti.
La battaglia per Tikrit deciderà con ogni probabilità il futuro della guerra e delle alleanze future. Se infatti l’ambiziosa operazione dei governativi avrà successo e Tikrit verrà espugnata in tempi ragionevoli, raggiungere Mosul, capitale irachena dello Stato Islamico e centro nevralgico del Califfato, sarà più facile per le truppe irachene e iraniane
Prendere Tikrit, città natale di Saddam Hussein, avrà inoltre un doppio valore, simbolico e politico: dal punto di vista militare, prendendo Tikrit il governo di Baghdad potrà infatti ipotecare la vittoria finale e avanzare trionfalmente verso Mosul. Al contempo, la palese sconfitta dello Stato Islamico indurrà i ribelli e più in generale l’intera popolazione sunnita a sottomettersi definitivamente ai diktat del potere centrale sciita, e contemporaneamente marginalizzare il popolo curdo che, una volta finita la guerra, pretenderà di sedere al tavolo dei vincitori con una lista precisa di richieste.
Se invece l’avanzata dell’esercito si dovesse impantanare a Tikrit, sradicare lo Stato Islamico dall’Iraq diventerà un’impresa molto ardua.