La base Pd contro i consiglieri laziali: "Via tutti"
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La base Pd contro i consiglieri laziali: "Via tutti"

Faccia a faccia tra un militante Pd e il consigliere Enzo Foschi

Via tutti i 14 consiglieri regionali del Pd senza eccezione alcuna”.

No, non è un politico di centrodestra a invocarlo, ma la base stessa del Partito Democratico, quella dura e pura che a ingoiare il boccone amaro dei giochetti di palazzo non ci sta e lo sputa fuori in faccia ai suoi stessi rappresentanti.

La scorsa settimana il circolo Pd di Trastevere scrisse una lettera aperta al segretario Pierluigi Bersani, nella quale dichiarava di essere pronto "a una dura battaglia politica se il partito dovesse ricandidare chi è venuto meno agli obblighi previsti dal Codice etico e dal Codice di responsabilità degli eletti e degli amministratori democratici". Poi l'avvertimento: nessun contributo alla campagna elettorale in caso di ricandidatura dei consiglieri del Pd uscenti.

Giancarlo Ricci è il segretario del circolo di Trastevere e alla domanda sul perché i 14 consiglieri Pd non dovrebbero essere ricandidati va giù duro: “Perché hanno una responsabilità comune, quella di non essersi opposti all'aumento dei fondi ai gruppi consiliari della Regione passati da 1 milione di euro stanziati dalla Giunta Marrazzo ai 14 di quella Polverini, mentre nel frattempo si tagliavano le spese per la sanità e l'assistenza ai più deboli”.

Anche di questo, anzi, soprattutto di questo discuterà la Direzione regionale convocata oggi pomeriggio e che già si annuncia particolarmente tesa. Sul tavolo infatti non c'è solo la questione di chi candidare alla presidenza e se fare o meno le primarie per farlo decidere agli elettori, ma soprattutto la questione di come riconquistare credibilità di fronte ai propri sostenitori. Come?

Interpellato da Panorama.it, Enzo Foschi, l'unico consigliere che finora ha deciso di tagliarsi il vitalizio e che si dice disposto ad accettare la mancata ricandidatura qualora il partito lo riterrà opportuno, risponde: “Intanto dicendo che in caso di vittoria il Pd si impegna a ridurre lo stipendio dei consiglieri a 5mila euro senza indennità aggiunte, tutto compreso; ad azzerare le consulenze esterne, a chiudere le aziende regionali che non servono a niente e a selezionare i dirigenti dell'Ente sulla base di titoli adeguati. Insomma, a rivoltare la Regione come un pedalino”.

E rispetto all'accusa di essere “complici” nello scandalo dei fondi ai gruppi che ha travolto il Lazio? “Non è vero che abbiamo accettato tutto passivamente – è la difesa di Foschi -  perché quando si è trattato di votare il bilancio siamo stati contrari”.

"Sì, ma allora perché non hanno rifiutato tutti quei soldi - obietta Ricci - e non hanno denunciato subito quello che stava avvenendo?”.

Non solo. Ammettendo anche che tutti gli oltre 2 milioni di euro ricevuti nel 2011 siano stati impiegati per pagare manifesti, convegni e attività politiche sul territorio (comprese le bottiglie di vino, le corone di fiori, i 100 volumi sulla Chiesa della Madonna delle Grazie), e che nessuno dei consiglieri si sia arricchito con quei soldi, non è comunque troppo? Non si tratta comunque di uno  spreco inaccettabile in tempi come questi? “Certo che è troppo. Poi, per carità, c'è chi questi soldi li ha spesi in festini e chi in manifesti ed è giusto sottolineare sempre questa differenza, ma un aumento così abnorme delle risorse ai gruppi è inaccettabile”.

"Inaccettabile è il comportamento della Polverini - ribatte Foschi - che mente nel dire di non essere mai stata al corrente delle spese del Consiglio. Se oggi ha potuto azzerare tutti i finanziamenti ai gruppi è perché è sempre stata in condizioni di farlo, ma pur di tenere buona la sua litigiosa maggioranza ha accettato che l'Ufficio di Presidenza trasferisse ai gruppi stessi i fondi destinati ai bandi rivolti alle associazioni per attività sul territorio. Parliamo dei famosi 100mila euro”.

Anche secondo Ricci Renata Polverini ha la colpa di essersi prestata a manovre spericolate pur di tenere uniti, di fatto pagandoli, i suoi consiglieri “che altrimenti se ne sarebbero andati ognuno per conto suo e lei non avrebbe avuto la maggioranza per tre anni. Ma perché Foschi non ha detto prima quello che racconta oggi?

Forse perché prima di lui avrebbero dovuto farsi sentire i membri dell'Ufficio di Presidenza che venivano dalle file dell'opposizione? “All'inizio probabilmente chi stava nell'Ufficio di Presidenza doveva opporsi per primo, ma poi tutti quanti hanno condiviso il risultato di quelle decisioni, quindi non facciamo distinzioni di questo tipo. Il segnale da mandare ai cittadini deve essere molto chiaro: tutti e 14 non possono essere ricandidati”.

Cosa hanno in comune i consiglieri Pd e Franco Fiorito? “Nulla, non abbiamo mai pensato di metterli sullo stesso piano di Fiorito come lamenta Montino (Esterino Montino capogruppo Pd Lazio ndr)”.

Però? “Però i militanti del Pd vogliono che certi comportamenti abbiano fine, che i loro eletti si occupino esclusivamente dei bisogni dei cittadini e che lo facciano nella più assoluta trasparenza”.

Ma si può fare politica senza soldi?

No, perché i costi della politica sono il prezzo della democrazia ma, come dice Bersani, se i cittadini devono stringere la cinghia, i politici la devono stringere due volte”.

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Claudia Daconto