In Italia troppe scorte, parola di poliziotto
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In Italia troppe scorte, parola di poliziotto

Nel 2012, assegnate 582 "tutele" a politici e a personalità pubbliche. E gli agenti impiegati sono più di duemila

Li accompagnano ovunque, incaricati di proteggerli in ogni loro passo in caso di attentati, pericoli, attacchi da parte di squilibrati. Angeli custodi a tempo pieno che conoscono le loro abitudini, i loro impegni e spostamenti. E che entrano a far parte – di fatto – delle loro famiglie.

E’ composto da oltre duemila agenti – per l’esattezza 2.108 - lo schieramento di poliziotti, carabinieri, finanzieri e agenti della penitenziaria incaricato di fare da scorta a politici e personaggi pubblici in tutta Italia. Il numero di tutele concesse infatti dall’Ucis del ministero degli Interni (Ufficio Centrale Scorte) – l’organo preposto all’assegnazione – nel 2012 è stato 584. L’anno prima erano state 410.

Politici, magistrati, imprenditori, rappresentanti delle istituzioni ma anche pentiti e giornalisti: è numeroso e variegato l’esercito di personaggi pubblici che, 24 ore al giorno, vive guardato a vista da agenti di pubblica sicurezza. Che, a bordo delle auto blu, li trasporta in giro per le città vegliando su di loro. Ma questo dispiegamento di forze per proteggere quasi seicento persone è davvero indispensabile?

La risposta, secca, arriva dai sindacati di polizia, primo fra tutti il Coisp di Roma: “Più del 30% delle scorte in Italia – spiega il segretario Umberto De Angelis - è inutile, rivolto a persone che non ne hanno realmente bisogno. Gli agenti dovrebbero essere impiegati sulle strade, per la sicurezza di tutti i cittadini, e non di pochi eletti. Che molto spesso utilizzano le scorte per attività banali come fare la spesa o “prestandole” ai propri familiari ”. Una polemica che arriva, puntuale, dopo le dichiarazioni di Ferragosto del ministro degli Interni Annamaria Cancellieri, che ha promesso un taglio netto sulle scorte per risparmiare sulla spesa pubblica.

I numeri, in effetti, sono da capogiro. E fra questi va fatta una distinzione fra “scorta” (due auto blindate e almeno tre agenti armati che accompagnano fisicamente la personalità protetta durante i suoi spostamenti), la “tutela” (il solo accompagnamento in auto blu) e il “presidio”, che prevede una o più auto fisse davanti a un’abitazione o un luogo sensibile.

Nel caso dei vertici massimi delle istituzioni – com’è logico che sia – i numeri di agenti subiscono un’impennata. Basti sapere che il Capo dello Stato è circondato da un entourage di protezione che conta complessivamente mille persone. Infatti, in nome della doppia valenza, al Quirinale si schierano tanti poliziotti quanti carabinieri, quindi i numeri si moltiplicano.
 Nonostante i tagli richiesti proprio dal presidente Napolitano. In più bisogna aggiungere i servizio di vigilanza minima che prevede un'auto che passa periodicamente sotto casa o l’ufficio delle personalità da proteggere.

Ma come viene assegnata una scorta? Qualora non si tratti di una personalità che ne ha diritto per ruolo, deve esserci un “evento scatenante” che dimostri l’effettivo rischio che la persona in questione sta correndo. Lettere di minacce, telefonate anonime, attentati falliti: ogni denuncia di questo genere mette in allerta la Questura di competenza prima, e la Prefettura poi. E così, dopo un summit, prefetto e questore decidono se assegnare una vera e propria scorta (nei casi di pericolo più concreto) o una tutela. Così come viene assegnata, però, la “protezione” può anche essere tolta, quando ci si rende conto che il pericolo eventualmente corso dalla personalità è ormai superato. Di fatto però – e i numeri lo dimostrano – solo in rarissimi casi la scorta viene revocata.

Ci sono casi, poi, in cui la “protezione” dura tutta la vita. È stato il sindacato di polizia Coisp, tempo fa, a stilare l’elenco di chi beneficia della scorta “eterna”: fra questi, l’ex ministro della Giustizia, Oliviero Diliberto (che ha a disposizione autista e agente) l’avvocato ed ex deputato Carlo Taormina (quattro uomini), l’ex sottosegretario Mario Baccini (cinque guardaspalle). Gli ex presidenti di Camera e Senato, poi, come Marcello Pera, Fausto Bertinotti e Pier Ferdinando Casini sono sempre sotto controllo. Solo Irene Pivetti – ex presidente della Camera in quota Lega e poi prestata alla televisione - non è più “protetta”.
 Ha a disposizione tre finanzieri invece l’ex governatore calabrese Agnazio Loiero, quattro spettano all’esponente leghista Federico Bricolo e due all’ex sindaco di Segrate (Milano) e deputato Giampiero Cantoni. Diciotto agenti e quattro auto difendono invece il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo. Il critico d’arte Vittorio Sgarbi l’ha avuta prima per due anni, dal 1993 al 1995, poi gli è stata data di nuovo con la carica di sindaco di Salemi. E, negli ultimi anni - sempre secondo fonti del Coisp - lo Stato ha investito 120 milioni di euro per comprare 600 Bmw serie 3 e 5, 100 Audi serie 6 del valore di 140mila euro l’una e un’ottantina di Audi A8 e Bmw 7.  

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Arianna Giunti