L’antiproiettile a misura di donna
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L’antiproiettile a misura di donna

L’esercito americano sperimenta n Afghanistan giubbotti protettivi specifici per le donne soldato

Finora i giubbotti antiproiettile, così come la quasi totalità dell’equipaggiamento da combattimento dei moderni eserciti, è stato per definizione unisex, cioè impiegabile da uomini e donne in uniforme. In realtà, soprattutto i giubbotti antiproiettile, sono stati progettati e realizzati sulle caratteristiche del corpo maschile con il risultato che il loro impiego ha creato non poche difficoltà alle donne soldato soprattutto in fasi delicate dei combattimenti come il sollevamento delle armi o l’uscita dai blindati.

"Il giubbotto mi sfregava sui fianchi e limitava la mia mobilità" ha raccontato il sergente Bobbie Crawford, veterano dell’Afghanistan, un metro e 70 per 45 chili, in procinto di tornare a Kabul ma questa volta con un giubbotto "su misura”. L’Us army sta infatti testando su un gruppo di donne soldato della 101a divisione aeromobile un nuovo modello di giubbotto progettato sul corpo femminile che dovrebbe garantire minore ingombro e maggiore aderenza al corpo. Un passo necessario non solo perché sempre più spesso le donne si trovano a combattere al fianco dei loro colleghi maschi (anche se il regolamento non prevede compiti di combattimento per il personale femminile)  ma anche perché il personale femminile nell’esercito statunitense ha raggiunto il 14 per cento degli effettivi.

Inoltre, secondo i dati forniti dal Pentagono, 81 donne soldato americane hanno perso la vita in scontri a fuoco in Iraq e Afghanistan.

Il nuovo giubbotto verrà distribuito su larga scala tra non meno di un anno, dopo i test in combattimento, e nasce proprio dalle indicazioni fornite nel 2009 da 19 soldatesse della Centounesima rientrate dalle operazioni belliche manifestando difficoltà nell’impiego degli equipaggiamenti protettivi.

"Con un giubbotto troppo lungo, è molto difficile  chinarsi per raccogliere il fucile perché la piastra interna di kevlar preme sul fianco. Con il nuovo giubbotto  ora è possibile piegarsi verso il basso e toccare le dita dei piedi, così si ottiene maggiore mobilità e sicurezza" ha dichiarato il maggiore Joel Dillon che cura lo sviluppo del nuovo body armor giudicato “un sogno” dalla specialista” Gilliam Campbell. "Avere abbastanza spazio sulla spalla per appoggiare fucile o essere in grado di indossare il giubbotto in fretta possono essere fondamentali quando si hanno solo secondi per reagire in combattimento".  

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Gianandrea Gaiani