
Verso Milano Cortina 2026: perché bisogna essere ottimisti
Il pieno di medaglie nello sci alpino e nel biathlon, qualche segnale da altre discipline. Max Ambesi, voce storica di Eurosport, spiega perché il bicchiere dello sport (invernale) azzurro è da considerarsi mezzo pieno
Il bicchiere? “Mezzo pieno”. Anzi, da essere ottimisti in questo inizio di 2023 in cui gli sport invernali hanno celebrato i loro Mondiali consentendo di aprire uno spaccato a tre anni dall’appuntamento con le Olimpiadi di Milano Cortina 2026 dove l’obiettivo sarà fare il pieno di medaglie. Le prime pagine dei giornali se le sono prese Sofia Goggia, con la sua discesa sfortunata, e le donne dello sci alpino. Uno spazio se lo è ritagliato anche il biathlon. Ma il resto? Ecco una panoramica con i giudizi di Max Ambesi, voce storica di Eurosport che è pere gli appassionati italiani la casa dello sport invernale.
Partiamo dallo sci alpino: voto ai Mondiali italiani?
“Credo che si debba sempre guardare da dove si viene e dove si è arrivati. Nel 2021, giocando in casa a Cortina con grandi aspettative, avevamo portato a casa due medaglie di cui una sola in specialità olimpica con De Aliprandini. A Pechino ne sono arrivate quattro senza ori. A Courchevel/Meribel ci sono state due vittorie in specialità olimpiche più un argento della Brignone in gigante e il bronzo di Vinatzer. Alla luce delle premesse, insomma, il bilancio è assolutamente positivo anche considerando di aver avuto qualche episodio non favorevole a partire da Sofia Goggia che non ha risposto come ci si sarebbe potuti aspettare in discesa”.
Dunque, bisogna essere contenti?
“Il potenziale dello sci alpino italiano in questo momento storico è forse superiore, però le medaglie poi bisogna conquistarle e non è mai banale. Se ragioniamo in termini di movimento generale italiano nello sci siamo al minimo sindacale, i nostri numeri sono superiori a quelli di Austria e Svizzera anche solo per la quantità di montagne e impianti che abbiamo”.
Ha ragione Sofia Goggia nel ricordare che la sua carriera non si può giudicare per una discesa mondiale andata male?
“Io il dibattito lo aprirei sul fatto che Sofia a novembre e dicembre è un’atleta inavvicinabile e dopo una pausa nel calendario di oltre un mese torna diversa. Se chiude la gara è davanti, ma da fuori sembra sempre più al limite. E’ un’osservazione da esterno, solo lei può giudicare le sue prestazioni, ma sarebbe utile capire cosa cambia tra il prima e dopo. Le sue vittorie in carriera sono collocate principalmente tra dicembre e gennaio, almeno nell’ultima parte della sua carriera: sarebbe interessante comprendere se e cosa succede, soprattutto in prospettiva futura. Sofia rimane una sciatrice che può vincere 5-6 discese a stagione, però è chiaro che l’atleta che vedi da un momento in poi della stagione non è la stessa della prima parte”.
Non è colpa sua se il calendario è strutturato così, con una lunga pausa senza gare di velocità
“E’ vero, infatti il ragionamento andrebbe allargato per capire quanto abbia senso una stagione in cui per un mese ci sono solo discipline tecniche, col rischio anche che la fuoriclasse Shiffrin chiuda ogni discorso di Coppa del Mondo togliendo interesse. E’ vero che nel periodo natalizio le piste servono per il turismo, ma ad esempio i maschi corrono la discesa a Bormio e si potrebbe pensare a qualcosa di simile anche per le donne”.
Siamo a tre anni dalle Olimpiadi di Milano Cortina: possiamo essere ottimisti?
“Direi di sì, non dimentichiamoci che Marta Bassino è ancora giovane, Sofia Goggia ci sarà sicuramente e potrà essere dominante anche perché le carriere si stanno allungando e l’età non sarà un problema. Vedremo cosa farà Federica Brignone ma il complesso femminile è valido. In campo maschile Alex Vinatzer è un talento e ha il vantaggio di essersi ricostruito dalle esperienze negative ed è tutta esperienza: ha toccato il fondo, può solo migliorare ed essere un atleta da medaglia d’oro”.
Altri?
“Ho visto segnali di crescita anche da alcuni ragazzi che hanno fatto un buon Mondiale. E per la discesa Casse tirerà avanti con ambizioni mentre Paris ha dimostrato che pure in una stagione non semplice poi è capace di ritrovarsi. Dietro a questi veterani c’è spazio perché i ragazzi crescano”.
La staffetta femminile italiana oro nei Mondiali di biathlon ad Oberhof (Epa)
Il bottino dei Mondiali di biathlon è stato identico: quattro medaglie d’oro. Voto al nostro momento in questa specialità?
“In linea con quello dello sci alpino anche se a livello individuale ci si aspettava qualcosa in più. Siamo anche stati un po’ sfortunati come per l’indigestione che ha colpito la Vittozzi prima dell’inseguimento. L’oro della staffetta femminile è un risultato incredibile e inedito come quello della Brignone nella combinata donne. Sono titoli che pesano dal punto di vista storico. La b uona notizia è che è avvenuto in mezzo a un ricambio generazionale, con volti nuovi che si sono ben comportati anche se non va dimenticato che l’assenza di Russia e Bielorussia ha avuto un peso preponderante. Magari l’anno prossimo faticheremo di più, ma è uno scotto che si può pagare guardando all’appuntamento dei Giochi di casa”.
Gli uomini?
“Hanno deluso. Non si aspettava la medaglia ma dal 1971 in avanti è successo solo quattro volte che nelle gare individuali nessun italiano si piazzasse tra i primi quindici. Oggettivamente un po’ poco. C’è un’atleta di talento come Giacomel, l’obiettivo è alzare il livello degli altri in un lotto di partenza in cui sono fuoriclasse assoluti”.
Passiamo alle note dolenti: il bob è destinato a faticare
“Si vedono dei miglioramenti in termini di risultati e questo è da salvare perché significa che c’è una crescita. Però le difficoltà partono da lontano per i problemi legati all’impiantistica che non è stato risolto e non credo lo sarà a breve. Le Olimpiadi del 2006 a Torino non hanno lasciato nulla in eredità al bob e il richiamo alla tradizione non basta. In Italia non ci sono piste, una volta c’erano Cervinia e Cortina. La Germania ha tre budelli perfettamente funzionanti che diventano quattro, non è un caso se poi domina il medagliere con ampio margine”.
Nello slittino, invece, c’è una luce in fondo al tunnel?
“Si gareggiava in un posto come Oberhof che è sempre stato ostico per gli azzurri, dove per ricordare nostre medaglie bisogna tornare agli anni Settanta. Il doppio femminile, nuovo per la disciplina, ha portato in dote due terzi posti che sono tanto. Rispetto al passato la differenza è che c’è stata la chance di sfruttare questo settore che ha vinto la Coppa del Mondo dominando: queste ragazze hanno fatto 12 podi su 13 gare disputate. Lo slittino maschile non ha preso medaglie ma si sta giocando la Coppa del Mondo con Fischnaller: è un trofeo che non conquistiamo dai tempi di Zoeggeler”.
Chiudiamo con lo skeleton
“Presa una medaglia storica, mai arrivata a livello individuale. Non è stata una sorpresa perché tutta la stagione di Matteo Bagnis era stata impostata sull’appuntamento di St Moritz dove lo staff azzurro ha portato dei materiali notevoli. Lui ha talento e il suo argento non è frutto di un episodio, anche se è l’unico podio della stagione: per quattro discese è stato sempre a ridosso del vincitore. E’ un primo passo avanti, ma anche qui paghiamo l’assenza di impianti. La storia dello skeleton dice che di norma chi ospita le Olimpiadi vince almeno una medaglia, l’unica eccezione è stata l’Italia a Torino 2006”.
Speriamo bene…