Israele-Gaza, razzo di Hamas contro Gerusalemme
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Israele-Gaza, razzo di Hamas contro Gerusalemme

Il lancio non ha fatto danni nè causato feriti, ma indica un'ulteriore escalation nel conflitto

Un razzo sparato dalla Striscia di Gaza è caduto su una zona disabitata poco fuori Gerusalemme. Per ora non si rileva alcun danno, né feriti, ma l'esercito israeliano (IDF) ha fatto immediatamente suonare le sirene nella città Santa.

Il razzo è atterrato nei pressi di Gush Ezion,  dove ci sono diversi insediamenti colonici e villaggi arabi, ed Hamas ne ha subito rivendicato la paternità. Un attacco a Geruslaemme, auto-proclamata da Israele come capitale del Paese, assume un forte peso simbolico e alimenta ulteriormente l'escalation del conflitto, proprio mentre gli israeliani stanno meditando di passare alle operazioni di terra.

Intanto, l'Egitto ha scelto, e sta totalmente dalla parte dei palestinesi di Gaza. Il premier egiziano Kasham Qandil si è recato nella Striscia per circa tre ore e ha lanciato una durissima invettiva contro Israele, sulla scia delle parole del presidente Mohammed Morsi.

"L'Egitto non lascerà sola Gaza, e quello che sta accadendo qui è una brutale aggressione contro l'umanità". Queste le parole di Qandil, una fotocopia di quelle di Morsi. Intanto, un razzo lanciato da Hamas ha raggiunto Gerusalemme, ma è caduto - proprio come i due precedenti su Tel Aviv - in un'area disabitata. Non ci sarebbero danni e feriti.

Mentre il premier del Cairo era in visita nei Territori, Hamas ha denunciato il proseguimento dei bombardamenti israeliani, contrariamente a quanto aveva annunciato stamattina il premier Benjamin Netanyahu. Ma da Tel Aviv sostengono invece che sono gli uomini di Hamas ad aver continuarto a lanciare razzi contro il territorio israeliano.

Il bilancio per ora è di circa 20 morti a Gaza, con tre israeliani rimasti uccisi nella giornata di ieri. Mentre continua la chiamata dei riservisti da parte dell'esercito israeliano. Finora sono stati allertati 16.000 soldati, ma il ministro della Difesa, Ehud Barak, ha detto che si può arrivare fino a 30.000.

Al Cairo e ad Alessandria in migliaia sono scei in piazza subito dopo la fine delle preghiere del venerdì, per manifestare contro lo Stato ebraico. I manifestanti, organizzati sotto il "vessillo" dei Fratelli Musulmani, hanno chiesto alla comunità internazionale di intervenire per fermare la violenza di Israele e hanno poi bruciato la bandiera israeliana.

In molti agitavano striscioni per chiedere che la sharia, la legge coranica, fosse inclusa nella nuova Costituzione egiziana. E il presidente non li ha delusi.

"L'Egitto di oggi è differente da quello di ieri", ha detto Mohammed Morsi all'uscita della moschea di Fatma Al-Sharbatly, al Cairo, dove si è recato per pregare. "Possiamo assicurarvi - ha detto ai manifestanti assiepati attorno a lui - che Israele pagherà un prezzo alto per questa aggressione senza fine, e a loro diciamo: la responsabilità per tutto questo è completamente sulle vostre spalle".

Durante il discoro di Morsi, la folla ha cominciato a cantare: "Khaybar, Khaybar, Ebrei attenti, l'esercito di Mohammed tornerà", in riferimento a una storica battaglia combattuta tra musulmani ed ebrei in Arabia Saudita.

Insomma, come ha specificato lo stesso Morsi, l'Egitto punta a diventare "uno scudo a protezione della nazione araba e islamica". Esattamente l'opposto di quanto il Paese delle Piramidi è stato finora, con Hosni Mubarak, l'ultimo faraone, che per trenta anni ha garantito la stabilità dell'area, non schierandosi nettamente né con Hamas né, tanto meno, con gli israeliani. Ma questo sembra ormai appartenere al passato di un Egitto che si mostra sempre più come "differente" da quello di un anno fa.

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Anna Mazzone