Le schiave del sesso dell'Isis
AHMAD AL-RUBAYE/AFP/Getty Images
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Le schiave del sesso dell'Isis

Una ragazza Yazida avrebbe raccontato l'orrore di stupri e suicidi tra le giovani prigioniere - Chi sono gli Yazidi

"Salvateci, salvateci. Chiunque sia in ascolto, Stati Uniti, Europa, chiunque, per favore salvateci". La voce rotta dal pianto è quella di una ragazza Yazida di 24 anni, che è riuscita a trovare un telefono dalla sua prigione e ha chiamato l'agenzia curda Rudaw per chiedere aiuto. La telefonata è stata interrotta bruscamente, ma la giovane Yazida ha avuto il tempo di raccontare frammenti di un orrore che in Iraq ormai è quotidiano. 

La comunità Yazida e quella cristiana sono nel mirino dei "cacciatori di teste" dell'Isis, il califfato iraqeno composto da soldati jihadisti che obbediscono agli ordini di Al-Baghdadi . La loro folle ferocia punta a sterminare le minoranze in territorio iraqeno, ma molte donne Yazide hanno un altro destino, persino più disumano. Vengono rapite e trattate come oggetti. Schiave del sesso, regalate al migliore emiro o abusate a uso e consumo delle truppe estremiste del Califfo.

Secondo la drammatica testimonianza della ventiquattrenne Yazida, con lei ci sarebbero circa 200 donne rapite dai militanti dell'Isis. Alcune di loro non ce la fanno a sopportare le violenze e gli stupri quotidiani e preferiscono scegliere di togliersi la vita. Come una donna - racconta la ragazza Yazida - che dopo l'ennesima umiliazione si sarebbe impiccata con il suo velo.

Storie di ordinaria follia in questi giorni di guerra in Iraq. La ragazza rapita racconta che ogni giorno i soldati dell'Isis fanno visita alla prigione dove le donne sono incarcerate e scelgono le più belle per i loro emiri. I jihadisti visitano la prigione anche tre o quattro volte al giorno. "Le ragazze li scongiurano di finirle con un proiettile per mettere fine alla loro sofferenza", racconta la giovane Yazida a Rudaw, "ma loro non le ascoltano e le portano via".

Quando le schiave del sesso sono state "usate" dai loro aguzzini, vengono riportate in prigione, piangono, sono disperate e umiliate. Secondo la telefonata corsara della giovane Yazida, la prigione si troverebbe nei pressi di Baaji, nella provincia di Mosul, dove si stanno consumando scontri serrati tra i militanti dell'Isis e i Peshmerga curdi. La maggior parte delle ragazze proverrebbe dai distretti Gir Azair e Siba Sheikh Khidri del distretto di Shingal, caduto in mano dei jihadisti all'inizio di agosto.

Secondo gli attivisti Yazidi, in Kurdistan dall'inizio degli scontri a fuoco tra i Peshmerga ed i terroristi dell'Isis sarebbero scomparse più di 2000 persone. Molte sono donne e se sono giovani è molto probabile che il loro destino sia stato quello di diventare schiave del sesso.

Una brutale forma di barbarie non nuova nelle terribili cronache di una guerra, e che gli estremisti "giustificano" con il fatto che secondo le credenze gli Yazidi sarebbero "adoratori del diavolo". Eppure, l'unico Satana che si aggira per l'Iraq in questo momento ha le sembianze dei jihadisti al servizio del Califfo e non delle donne Yazide, rapite e stuprate da truppe di belve feroci. 

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Anna Mazzone