Omicidio di Pordenone, spunta la pista anabolizzanti
Il sottufficiale dell'Esercito, Trifone Ragone
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Omicidio di Pordenone, spunta la pista anabolizzanti

I due ragazzi uccisi potrebbero essere stati testimoni di un traffico illecito. Ma gli investigatori continuano a seguire anche un'altra ipotesi

Il giallo della coppia uccisa a Pordenone si fa sempre più intricato. A distanza di due giorni dall’omicidio del sottufficiale dell’Esercito, Trifone Ragone e della sua compagna Teresa Costanza, gli investigatori escludono coinvolgimenti della coppia in attività illecite e si concentrano in particolare su due piste: la malavita organizzata e il traffico di anabolizzanti con qualche frequentazione equivoca nelle palestre o nei locali notturni.


Ipotesi che comunque gli investigatori non commentano e che prescinderebbero da un coinvolgimento diretto dell’uomo e della sua compagna in qualunque attività non legale. Gli inquirenti, infatti, spiegano: “Non stiamo cercando indizi di colpevolezza a carico delle vittime, che non presentano macchie di alcun genere, ma solo il punto di congiunzione, che può essere anche assolutamente casuale, tra le loro esistenze e quella del killer". Dunque i due potrebbero essere stati testimoni di qualcosa che potrebbe averli resi due personaggi scomodi, da eliminare. 

Al setaccio, quindi, il mondo dei locali notturni dove Teresa, con lo pseudonimo di Greta, ballava di tanto in tanto come "ragazza immagine" e di cui i due giovani erano frequentatori.
Anche Trifone, ogni tanto lavorava come cubista e se non ballava veniva impiegato come una sorta di "addetto alla sicurezza".

Per quanto riguarda le palestre, invece, i carabinieri cercano di stabilire se Ragone possa essere in qualche modo entrato in contatto con traffici illeciti, magari di anabolizzanti. Ma anche in questo caso, gli investigatori non hanno trovato trace di comportamenti poco chiari del giovane sottufficiale, ma solo il timore che la vittima possa aver visto o appreso fatti ed eventi tanto compromettenti da comportare la sua eliminazione e quella della sua compagna, alla quale Trifone poteva aver riferito qualcosa.

Rimane ancora in piedi, però, anche la pista passionale. I militari dell’Arma stanno passando al setaccio ogni email e messaggio nei social e sui cellulari delle vittime. Le loro comparsate retribuite nei locali notturni, che si scontrano con le dichiarazioni di amici e parenti, che li dipingevano  come gelosissimi delle attenzioni di terzi, spingono gli inquirenti a vagliare qualsiasi proposta o avance ricevuta e magari declinata bruscamente.
Pista che spiegherebbe apparentemente più di altre la duplice esecuzione.

Ma se l'obiettivo del killer fosse stata soltanto la donna, avrebbe potuto ucciderla all'arrivo davanti alla palestra, mezz'ora prima dell'agguato. La ragazza, infatti, dopo aver accompagnato il fidanzato all'allenamento quotidiano, era uscita per alcune commissioni, parcheggiando al ritorno l'utilitaria dove è stata trovata cadavere. Se l'assassino veramente avesse voluto eliminare solo lei, quello sarebbe stato il momento ideale: sola, al buio, senza testimoni e soprattutto senza la presenza del compagno, un pesista, militare esperto e capace di difendersi.

Ansa
La polizia scientifica esamina l'auto dove sono stati ritrovati i corpi dei due fidanzati uccisi a Pordenone

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Nadia Francalacci