Roberto Giachetti
ANSA/GIUSEPPE LAMI
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Giachetti: "Legge elettorale pronta prima delle europee"

Il vicepresidente della Camera dice la sua sulla riforma del "porcellum": tempi, modi, problemi, conseguenze

Dopo l’impasse provocata dall’improvvisa crisi di governo, si ritorna a parlare di Legge elettorale. Martedì 4 marzo alla Camera dei Deputati cominciano le operazioni di voto sugli emendamenti al testo. Abbiamo chiesto a Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera, la situazione.

Quali sono i tempi per l’approvazione?

"Il provvedimento ora è contingentato. Entro la fine di aprile, i primi di maggio potrebbe essere approvata al Senato ed eventualmente anche con un ritorno alla Camera. Quindi, dal punto di vista dei tempi parlamentari la si può tranquillamente approvare entro le elezioni europee".

Ma c’è anche la questione della riforma del Senato...

"Le dico quello che penso io, e cioè che l’emendamento è sbagliato. Se ha l’intento di garantire che non si va a votare, è un emendamento inutile.. Se dovesse saltare tutto si andrebbe a votare con la legge uscita dalla sentenza della Consulta".

C’è un gruppo di esponenti del Pd, lettiani, intenzionato a fare delle modifiche.

"Sono stato nel Pd in minoranza per sei anni e ho fatto le mie battaglie ma quando il partito a maggioranza decideva una linea mi sono sempre adeguato. Non voglio neanche immaginare che, una volta deciso, ci sia qualcuno pronto a fare di testa sua nel voto segreto. Comunque, questa operazione non può riguardare l’emendamento Lauricella (la riforma entra in vigoresolo dopo il superamento del Senato n.d.r.)perché quello si vota a scrutinio palese".

Ma lei cosa pensa di questa legge?

"La legge, fatta con una parte dell’opposizione, non può che essere una legge di mediazione. A maggio, quando si votava la mozione che portava il mio nome, il Pd disse di no. Io avrei preferito il collegio uninominale, tuttavia contesto che non ci sia la possibilità di scelta, perché sulla scheda accanto alla lista ci saranno quattro nomi e, se uno o tutti non piacciono, l’elettore può votare un altro partito o non votare. Con il Porcellum sulla scheda tu trovavi solo il simbolo, non sapevi chi ci fosse e al parlamento arrivava di tutto. Chi fece quella legge era un paravento per fare in modo che il popolo potesse non sapere".

D’accordo, ma il Porcellum ha fatto comodo a tutti

"Questo è innegabile e l’ho sempre detto. Infatti, non è che non siamo stati al governo e non abbiamo avuto la possibilità di modificarla. Con il governo di centrosinistra non l’abbiamo cambiata, siamo stati nella maggioranza tecnica di Monti e non l’abbiamo cambiata e se non fosse arrivato Renzi stavamo in questo governo e non l’avremmo cambiata. Su questo non ci piove. La responsabilità del centrosinistra c’è tutta. Penso che la politica tutta, sia chi si è inventato quella legge sia chi se l’è tenuta, sapeva perfettamente che quella operazione era volta a sottrarre il rapporto diretto tra eletto ed elettore".

E’ ottimista sull’approvazione?

"Per niente anzi, sono molto preoccupato perché lo schieramento di coloro che preferirebbero andare a votare con questa legge è altissimo. Però, confido nel fatto che gli impegni presi da Renzi siano mantenuti".

La sua mozione, fu affossata a maggio dello scorso anno da persone diventate ministre. E’ deluso?

"Mi ha deluso molto quello che ha fatto tutto il mio partito. Penso che sia stata persa una straordinaria opportunità. Se siamo in queste condizioni, è perché non abbiamo avuto la lungimiranza, l’intelligenza e il coraggio di approvarla. Le dico di più, se avessimo fatto quella legge, non ci saremmo trovati in questa situazione e se adesso dovessimo far saltare anche questa occasione la gente ci verrà a prendere con i forconi".

A quanto sembra i deputati 5Stelle si fidano solo di lei.

"Questo mio modo di fare lo devo tutto alla scuola radicale. Penso che non ci siano perversi e non ci siano diversi. Bisogna avere l’intelligenza e anche l’umiltà di rapportarsi alle cose nuove senza pretendere di essere professori. Allo stesso tempo sono molto severo su tante cose nei loro confronti; però, penso che il dialogo sia la forma principale di qualunque convivenza politica. Sono indisponibile a relegarli sempre come se fossero scolaretti. Ho contestato pubblicamente l’affermazione della presidente Boldrini nei loro confronti subito dopo la rissa del 31 gennaio. Chi ha una carica istituzionale deve avere la freddezza di fare delle analisi sobrie. Parliamoci chiaro, i deputati 5 Stelle manifestano una rabbia che è anche una rabbia reale che c’è nel Paese. Da parte nostra bisogna avere la lucidità di comprenderla e gestirla senza relegarla nell’eversione, perchè è come se chiamassimo eversivi 9 milioni di persone".

Ultima domanda, Renzi le ha chiesto di fare il ministro?

"No. Sono perfettamente consapevole di quali siano le mie capacità e i miei limiti. E poi non ho la duttilità caratteriale di mediazione, ad esempio se domani Renzi dovesse far saltare la legge elettorale litigherei seduta stante. Oggi, grazie a Renzi faccio il vicepresidente della Camera, che è la cosa più bella che mi potesse capitare".

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Sabino Labia

Laureato in Lettere all'Università "Aldo Moro" di Bari, specializzazione in "Storia del '900 europeo". Ho scritto tre libri. Con "Tumulti in Aula. Il Presidente sospende la seduta" ho raccontato la storia politica italiana attraverso le risse di Camera e Senato; con "Onorevoli. Le origini della Casta" ho dato una genesi ai privilegi dei politici. Da ultimo è arrivato "La scelta del Presidente. Cronache e retroscena dell'elezione del Capo dello Stato da De Nicola a Napolitano" un'indagine sugli intrighi dietro ogni elezione presidenziale

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