Femminicidi: 5 consigli per le donne
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Femminicidi: 5 consigli per le donne

Cosa fare per cercare di difendersi da una violenza senza giustificazioni e sempre più dilagante

Rosy Bonanno è l’ultima donna massacrata dall’ex convivente. La sua storia è simile a quella di altre centinaia di donne che, prima di essere uccise, hanno vissuto una vita di paura e violenza. Anche Rosy, infatti, da anni era vittima di un uomo che la picchiava e la maltrattava; un uomo con il quale aveva avuto un figlio e dal quale con fatica era riuscita a staccarsi. Ma non a liberarsene. L’ex convivente la assillava, la minacciava e la perseguitava. In pochi mesi, Rosy ha avuto il coraggio di denunciarlo 6 volte per stalking. Ma senza riuscire a fermarlo.

“E’ difficilissimo creare un vademecum per aiutare le donne a “fuggire” dalla violenza- spiega a Panorama.it, la dottoressa Barbara Bertolani, referente del Centro Antiviolenza presso l’Associazione Casa della Donna contro la Violenza di Modena -  ciò che può essere risolutivo in un caso può invece trasformarsi in qualcosa di estremamente pericoloso se non addirittura deleterio per un’altra donna. Esistono tuttavia dei consigli, degli accorgimenti che le donne devono sempre tenere presenti per cercare di difendersi e liberarsi da uomini violenti, questi siano mariti, ex compagni, ex fidanzati, figli”

1. Rompere il silenzio: “Le vittime di violenza devono capire che è fondamentale spezzare una catena di silenzio e solitudine che l’uomo le ha creato intorno. Nella maggior parte dei casi le donne si ritrovano sole perché l’uomo ha fatto “terra bruciata” attorno a lei, questo per poterla possedere e fare di lei ciò che vuole- continua Bertolani- dunque il primo step è quello di cominciare a parlare. La denuncia eventualmente sarà successiva. Con chi deve parlare una donna maltrattata? Va bene un’amica, una vicina ma è fondamentale rivolgersi ad un centro antiviolenza perché possa essere consigliata e capita. Telefonando al numero di emergenza 1522, la donna maltrattata può ricevere consigli ad hoc per evitare di mettere in pericolo la propria vita. Questo è il primo filtro”

2. Il pronto soccorso:”Rivolgersi sempre al pronto soccorso e richiedere sempre la copia della cartella clinica o dei referti- spiega la referente del Centro- conservarli al sicuro. La donna deve costituire una documentazione che attesti in modo sicure e chiaro le violenze che ha subito affinché possa esserle di supporto per una eventuale denuncia e per un procedimento giudiziario  nei confronti di colui che le ha fatto violenza”

3. Fotografie: “Per chi non riesce o non può rivolgersi al pronto soccorso è fondamentale. Farsi delle fotografie dei lividi, delle abrasioni e delle violenze subite con il proprio cellulare o la macchina fotografica e poi archiviarle su un computer o meglio ancora inviarle ad una amica o a chi può conservarle in modo sicuro”

4. Grave pericolo: “Il cellulare deve essere sempre carico e sempre, sottolineo, sempre in tasca. L’esperienza acquisita negli anni con il Centro Antiviolenza ci permette di consigliare alla donna vittima di maltrattamenti di non staccarsi mai dal proprio cellulare che in casi di grave pericolo può essere determinante per chiedere aiuto alle forze di polizia o alle persone che abbiamo individuato come soggetti in grado di aiutarci e capaci di intervenire in situazioni critiche”.

5. Polizia e consulenze legali: “Ogni caso è a sé e non può essere valido consigliare a tutte le donne di rivolgersi subito alla polizia o alle forze dell’ordine- conclude Bertolani – per una donna denunciare il proprio caso al commissariato di polizia potrebbe essere come firmare la propria condanna a morte. Molte donne, ad oggi, sottovalutano la consulenza legale. Rivolgersi ad un avvocato talvolta può rivelarsi ancor più importante di una denuncia e il legale può “guidare” in modo corretto tutte le attività di difesa di cui la donna ha bisogno”.

“In Italia esistono decine di associazioni e centri che forniscono assistenza legale gratuita a tutte quelle vittime di violenza che non possono permettersi un  avvocato- spiega a Panorama.it, Vanna Tori, vice presidente dell’Associazione gruppo Donne e Giustizia di Modena – le donne vittime di violenza devono superare la vergogna e trovare il coraggio di rivolgersi a noi. Presso le nostre strutture avranno tutta la protezione e le consulenze psicologiche e legali di cui hanno bisogno” .        

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Nadia Francalacci