Fateci capire: dov'è lo scandalo se il presidente incontra Berlusconi?
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Fateci capire: dov'è lo scandalo se il presidente incontra Berlusconi?

Il pregiudicato Grillo parla di cosa vergognosa fatta in gran segreto. Ma non è tipico delle Repubblica delle banane che il principale leader dell'opposizione sia messo alla gogna e senza diritto di parola?

 

Napolitano riceve Berlusconi e secondo Grillo è “una cosa vergognosa”, fatta “in gran segreto”. Qualcuno a sinistra ha pure osservato che ancora una volta Napolitano incontra “il pregiudicato Berlusconi”. Insomma, prima ancora di sapere dai magistrati quale pena dovrà effettivamente scontare (affidamento ai servizi sociali o arresti domiciliari?), il leader di Forza Italia, ovvero il leader del principale partito d’opposizione, si trova messo alla gogna da un altro “pregiudicato” (Grillo per omicidio colposo) e da una sfilza di avversari piccoli e grandi. In fondo, questo accanimento nei suoi confronti è una costante di tutta la sua carriera politica, dai tempi dei ritratti da Cavaliere Nero e delle pseudo-inchieste mirate a dimostrare il suo coinvolgimento in fatti di mafia, stragi e quant’altro. In qualsiasi paese civile, la demonizzazione di un leader politico verrebbe considerata, specie quando il suddetto leader si trovi all’opposizione e non al governo, un fenomeno da Repubblica, questa sì, delle Banane. Una circostanza inquietante. Da non liquidare a cuor leggero.

È inquietante che il gioco della politica, la dialettica tra maggioranza e opposizione, tra partiti di maggioranza e partiti d’opposizione, sia minata da una storia giudiziaria ventennale e un numero spropositato di processi e inchieste ai danni di un singolo leader politico fino al colpo di grazia (assai controverso) di una sentenza giudiziaria e subito dopo un voto accelerato (rispetto alla prassi) sulla sua decadenza da senatore, infine l’interdizione dai pubblici uffici e l’impossibilità fisica di rappresentare svariati milioni di italiani.

In fondo, se Berlusconi fosse andato da Napolitano non solo per ribadire il proprio ruolo di garanzia delle riforme (ma con tutti i distinguo rispetto a esiti che appaiono in vario modo dissonanti rispetto alle buone intenzioni del primo momento), se al capo dello Stato avesse anche posto il problema di come affrontare il dopo-10 aprile, dopo l’attesa decisione dei giudici sulla pena da scontare, non vi sarebbe nulla di stridente o anomalo perché Berlusconi difende se stesso ma anche il diritto (riconosciuto dallo stesso Napolitano) di milioni di italiani a essere rappresentati. Consultazioni per l’Europarlamento mutilate di uno dei protagonisti, anzi proprio del leader dell’opposizione, e con un governo guidato da un politico approdato a Palazzo Chigi senza passare attraverso l’investitura popolare, sono un misero esempio di democrazia (indipendentemente dalla qualità di Matteo Renzi come premier).

Senza voler paragonare Berlusconi ai dissidenti dell’ex Unione Sovietica o cubani “pregiudicati” e impossibilitati a condurre un’attività politica, è pur ovvio che un quattro volte ex presidente del Consiglio, tuttora conclamato vessillo di un ampio fronte politico popolare e tuttavia messo da magistrati e avversari politici in condizione di “non nuocere”, comunque la si veda è uno spettacolo non edificante per una democrazia occidentale (quale infatti non siamo).

Il presidente Napolitano è un garante del paese, anzi è “il” garante degli italiani rispetto alle storture del sistema. È il garante della democrazia, delle istituzioni, e dei cittadini. Allora un problema dovrà porselo. Ed è l’unico ad avere nelle sue mani anche gli strumenti per risolverlo. Certo, non si trova lui stesso in una posizione facile, perché qualsiasi decisione prenda (o non prenda) rischierà d’essere accusato di aver favorito oppure penalizzato una parte politica. L’unica cosa che però non può consentirsi è voltare lo sguardo dall’altra parte, non avvertire il disagio della situazione. Grillo potrà pure tuonare sulla “cosa vergognosa” che Napolitano avrebbe compiuto ricevendo il Cavaliere, ma resta che senza Berlusconi in campo la democrazia italiana sarà monca e drogata.

Napolitano non può non percepirne l’assurdità e insieme la gravità.

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Marco Ventura

Inviato di guerra e cronista parlamentare de Il Giornale, poi  collaboratore de La Stampa, Epoca, Il Secolo XIX, Radio Radicale, Mediaset e La7, responsabile di uffici stampa istituzionali e autore di  una decina fra saggi e romanzi. L’ultimo  "Hina, questa è la mia vita".  Da "Il Campione e il Bandito" è stata tratta la miniserie con Beppe Fiorello per la Rai vincitrice dell’Oscar Tv 2010 per la migliore  fiction televisiva. Ora è autore di "Virus", trasmissione di Rai 2

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