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La storia di Jac Holmes, morto a Raqqa combattendo contro l'Isis

Britannico, 24 anni, era uno dei molti foreign volunteers che si sono battuti al fianco dei curdi contro lo Stato islamico in Siria

La sua è la storia di foreign fighter al contrario, è la storia di una brillante 24enne inglese che ha deciso di lasciare il suo posto di lavoro, in Gran Bretagna, per andare a combattere a Raqqa, contro l'Isis, e lì ha trovato la morte nella battaglia finale per liberare la città siriana dai miliziani del Califfato.

A Jac Holmes non mancava nulla. A casa sua, a Bournemouth, aveva tutto quello che un giovane uomo potesse desiderare: dopo gli studi di informatica, aveva trovato un lavoro nel campo dell'IT, l'Information Technologies.
Aveva una famiglia che gli voleva bene e lo sosteneva, ma non gli bastava; per questo è partito alla volta della Siria, per unirsi come volontario ai combattenti curdi.

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Jac Holmes ricordato su Twitter (@jayfranklinlive)

"Non c'è stato modo di fermarlo" racconta ora la madre, Angie Blannin, con il cuore spezzato. Ora che Raqqa, considerata la capitale siriana dell'Isis è caduta, lo aspettava per Natale. Non lo potrà, invece, riabbracciare: di quel ragazzo dagli occhi chiari e la barba folta, le resterà il ricordo di un uomo generoso.

Dall'Inghilterra all'inferno di Raqqa

Jac Holmes si era scelto il nome di battaglia di Sores Amanos: "sores" che significa "rivoluzione". È morto lunedì 23 ottobre, quattro giorni dopo la caduta della roccaforte siriana ad opera delle forze americane a sostegno delle Syrian Democratic Forces, il cui nucleo principale è composto dai combattenti delle Kurdish People's Protection Units (YPG).

Ma non era la sua prima volta in Siria: dal 2015 aveva già fatto ben tre viaggi e ora era in Siria da oltre un anno. Guidava un'unita di snipers, la 223 YPG, composta anche da uno spagnolo, un tedesco e un americano, che avevano combattuto alcune tra le più sanguinose battaglie contro l'Isis, comprese quelle a Tel Hamis, Manbij, Tabqa e appunto Raqqa.

Al suo primo ritorno da quella terra martoriata dalla guerra sembrava "perso", come ha raccontato a The Guardian la madre. Quando è tornato in Siria, invece, è che se avesse ritrovato se stesso. "Mamma, amo ciò che sto facendo e lo sto facendo bene" le aveva detto Jac di recente.

Ora lei non si dà pace, ma in fondo sente di non aver sbagliato nel lasciarlo andare: "Il mio dovere di madre non era di tenerlo a casa, ma di supportarlo e aiutarlo in tutto ciò che avesse deciso di fare. Ne abbiamo parlato a lungo prima della sua partenza e penso che un genitore debba lasciare che i suoi figli crescano e diventino delle persone autonome".


Le ultime ore nella Siria liberata

Nell'ultimo messaggio postato sul proprio profilo Facebook, Jac Holmes raccontava di aver festeggiato la vittoria contro l'Isis a Raqqa, che di fatto è stata la capitale del Califfato per quasi tre anni.

Si era dato appuntamento con le altre centinaia di combattenti per la liberazione della città in quel che resta dello stadio: "Sto camminando dentro lo stadio a Raqqa per la prima volta da quando la battaglia è terminata - scriveva Jac domenica 22 ottobre - Abbiamo passato settimane a osservare questo posto da centinaia di metri di distanza. Ora fa uno strano effetto camminare per le strade e finalmente entrarci".

Solo poche ore dopo Jac è rimasto vittima di un'esplosione mentre si trovava con la sua unità, impegnato nello sminamento di quel territorio, per poter permettere la liberazione e l'evacuazione dei civili dalla città devastata dalla guerra.

Anche una donna tra i combattenti anti-Isis

Con Jac Holmes c'era anche Kimberly Taylor, considerata anche l'unica combattente britannica donna anti-Isis in Siria. Insieme avevano dato battaglia al Califfato per 8 mesi. "Era il miglior amico di tutti" ha raccontato la giovane al giornale inglese: "Non so cosa dire. Sono a pezzi.

Non sono ancora riuscita a smettere di piangere da quando ho saputo la notizia della sua morte. Voglio che la gente sappia che non era solo un guerriero coraggioso, ma era anche il ragazzo col cuore più gentile che io abbia mai conosciuto".

La vita nella Raqqa assediata

Nonostante la guerra e le condizioni precarie, anche in Siria c'è stato spazio per assaporare, seppure brevemente, il gusto di un po' di normalità. E' accaduto proprio in occasione della liberazione della città, quando i combattenti volontari si sono concessi un po' di tregua, ridendo, parlando in compagnia e andando a bersi un birra in uno dei pochissimi posti dove è possibile ancora farlo.

C'era anche Jac Holmes tra loro, insieme a Taylor, a Qamishlo solo pochi giorni fa. E' proprio lei, ora, a spiegare cosa la abbia spinta a raggiungere un teatro di guerra, lasciando la Gran Bretagna e la sua vita precedente: "Qui la gente viene per diverse ragioni: chi per eliminare l'Isis, chi per ragioni politiche, come me. Ma Jac era solo una brava persona che voleva aiutare la gente siriana a vivere senza oppressioni".

"Jac era arrivato in Siria da ragazzo ed è morto da uomo coraggioso" ha commentato anche Mark Campbell, un amico e membro della Kurdish Solidarity Campaign.

Inglesi e altri occidentali in Siria

Holmes non era l'unico cittadino britannico andato in Siria a combattere contro lo Stato islamico come volontario. Si ritiene che sia la sesta vittima inglese tra i cosiddetti foreign volunteers. I primi volontari sono arrivati nell'autunno del 2014. A sostegno dei curdi, però, ci sono giovani che provengono da ogni parte del mondo, come Kevin Howard, 28 anni, che nonostante la giovane età è un veterano degli U.S. Marine Corps.

Originario di San Fracisco, è arrivato in Siria come volontario, anche lui con la ferma volontà di combattere l'Isis. La sua è una storia simile anche a quella di altri ragazzi, decisi a lasciare il proprio paese per andare a combattere contro il Califfato. Come quella di Heval Resit Japanya, un volontario giapponese che era in prima linea con le YPG anche a Taqba, nel nord del territorio siriano. È stato proprio lui a spiegare, qualche tempo fa, come l'Isis abbia cercato di infiltrarsi tra le fila dei combattenti curdi e dei volontari per disgregarli e arruolarli poi tra i propri miliziani.

Finora il fronte dei volontari dell'YPG ha retto e ha ottenuto diversi successi, non senza perdite. Come Jac Holmes, anche altri giovani hanno perso la vita in nome della libertà dei siriani. Tanti sono rimasti feriti, anche gravemente, come spiegato da Macer Gifford, un altro volontario britannico al fianco dell'YPG.

Tutti i sopravvissuti, però, sono intenzionati a non mollare e a sostenere la lotta di curdi e arabi uniti, anche dopo la caduta di Raqqa.

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Militanti curdi dell'Ypg festeggiano la liberazione di Raqqa dall'Isis, Qamishli, nord della Siria, 17 ottobre 2017

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Eleonora Lorusso