Tesla, un modello di business vincente per le auto elettriche
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Economia

Tesla, un modello di business vincente per le auto elettriche

La strategia di Elon Musk punta sulla rimozione degli ostacoli. Da perseguire, quando necessario, con l'aiuto dei rivali

Perché tutte le idee di Mr Tesla funzionano? Perché ogni volta che Elon Musk, il Ceo della compagnia recentemente ribattezzato padre delle auto del futuro, mette le mani su un progetto quest'ultimo si trasforma in un successo globale? L'ennesima conferma che tutto ciò che pensa o realizza questo imprenditore di appena 41 anni viene immediatamente ripresa da chi sogna di emulare il suo successo l'abbiamo avuta appena un paio di giorni fa, quando anche Bmw e Nissan, altre due case automobilistiche che stanno cercando di specializzarsi nel comparto dei veicoli elettrici, hanno preso in considerazione l'ipotesi di rendere i brevetti sviluppati dai rispettivi ingegneri accessibili a tutti.

Se oggi circolano appena 400mila vetture elettriche nel mondo, le stime più recenti sostengono che nel 2040 saranno almeno 800 milioni le auto ecologiche immatricolate. Tuttavia, è stato di nuovo il Ceo più stimato del momento a rendersi conto che se i principali operatori del settore non inizieranno a collaborare tra loro sarà impossibile ottenere questo straordinario risultato. Ecco perché Mr Tesla ha incontrato i suoi concorrenti e li ha invitati a unire le proprie forze per superare gli ostacoli che impediscono al business delle auto elettriche di volare ad alta quota.

Ripercorrendo ciò che Musk ha fatto fino ad oggi per aiutare la "sua" Tesla ad affermarsi, il modello di business della compagnia appare sempre più chiaro: affermarsi in un mercato in cui la "vecchia" concorrenza (quella delle automobili tradizionali) va temuta più della "nuova" richiede una strategia alternativa. Bisogna concentrarsi sulla rimozione degli ostacoli, e farlo anche in maniera collettiva se necessario, perché se il settore non decolla non ci sono né vantaggi né profitti da accumulare o dividere.

Ebbene, Mr Tesla si è fatto strada nel mondo delle auto elettriche proprio concentrandosi sugli ostacoli: il primo è stato quello di trasformare le vetture elettriche in un oggetto che chiunque potesse desiderare, e per farlo è stato necessario non solo puntare sui risparmi e sui vantaggi ecologici delle stesse, ma anche su gusto, comodità e design. Perché un'auto brutta non ha mercato, una bella sì. Dopo aver risolto il problema del look Elon Musk si è concentrato sulle prestazioni: una vettura che ha bisogno di essere ricaricata troppo spesso non serve a nessuno, perché non dà alcuna garanzia sul piano dell'autonomia a chi potrebbe desiderare acquistarla. Anche in questo caso, il genio delle auto del futuro si è mosso da solo. Assoldando non nuovi designer, ma investendo nel business dei pannelli solari, costruendo, nello stato di New York, SolarCity, la più grande fabbrica del mondo specializzata nella produzione di sistemi a energia solare in grado di coniugare quantità e qualità.

Una volta trovato il modo per risolvere il problema delle batterie che durano sempre troppo poco, Mr Tesla ha stupito di nuovo annunciando che i brevetti sviluppati dai suoi ingegneri saranno open source. A disposizione di tutti, e chiunque li userà in buona fede non verrà denunciato. Una mossa anticonvenzionale? La conferma che Tesla è talmente sicuro delle sue idee e dei suoi prodotti da non temere alcun tipo di concorrenza? Niente di tutto questo, bensì la consapevolezza che il terzo freno che limita le potenzialità del mercato in questione può essere rimosso solo grazie alla collaborazione di tutti. Stiamo parlando del business dei rifornimenti, e in particolare del fatto che se tutti gli operatori svilupperanno cavi ed erogatori di energia l'uno diverso dall'altro non solo i costi saranno altissimi per tutti, ma le auto immatricolate dalle singole case automobilistiche non potranno essere ricaricate attraverso le colonnine installate dalle concorrenza. Insomma, una follia sia dal punto di vista dei singoli operatori sia da quello della funzionalità del mercato. Da qui la necessità di collaborare, un'opportunità che brand come Nissan e Bmw hanno subito accolto, e con grande entusiasmo

In Cina, invece, lo slancio di Mr Tesla è stato accolto con sospetto, se non con fastidio . Ma alla Repubblica popolare si sa, piace copiare, non collaborare. Quindi non capisce perché un Ceo americano dovrebbe condividere le sue idee con i suoi rivali senza guadagnarci nulla. Eppure, anche se Musk è stato così bravo a coltivare la sua immagine di imprenditore generoso, qualcuno ha già capito che il suo è un altruismo di facciata, vale a dire funzionale a ottenere un vantaggio per la sua compagnia. E di certo non esiterà a farlo di nuovo ogni volta che troverà conveniente tenere questa linea. Del resto, ci sono in ballo 800 milioni di vetture, sarebbe una follia limitare il settore per il terrore degli svantaggi innescati da una collaborazione tra avversari. A questi si potrà pensare in un secondo momento. E anche se Mr Tesla non lo ha mai detto, è probabile che, quando arriverà il momento di mettere nell'ombra i suoi rivali, troverà certamente una strategia innovativa e vincente per farlo

 

 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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