Telecom Italia-Fastweb, perchè si alleano nella banda larga
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Economia

Telecom Italia-Fastweb, perchè si alleano nella banda larga

Le due compagnie di telecomunicazioni svilupperanno assieme le reti internet ultraveloci. Per muoversi in autonomia rispetto ai piani del governo

Un'alleanza per almeno un anno e mezzo. E' quella siglata tra il gruppo Telecom Italia e la concorrente Fastweb per lo sviluppo della banda larga (o ultralarga), cioè la rete internet di nuova generazione che farà viaggiare il traffico sul web a una velocità di 100Mbit al secondo. Con un tandem di partner tecnologici come Alcatel Lucent e Huawei, le due compagnie di telecomunicazione hanno dunque deciso di unire le forze per creare una infrastruttura comune o almeno per sperimentare assieme delle soluzioni congiunte, allo scopo di aumentare la velocità di navigazione sulla rete.


Banda larga: l’Italia s’è desta


I motivi di questa alleanza, affondano le proprie radici nelle trattative iniziate nei mesi scorsi, da quando il governo Renzi ha messo in cantiere il piano nazionale della banda larga, che costerà almeno 6 miliardi di euro e porterà l'internet di nuova generazione nelle case di tutti gli italiani. L'obiettivo è di consentire all'intera popolazione di navigare a 30Mbit al secondo entro il 2020 e di assicurare una velocità di ben 100 Mbit ad almeno il 50% delle famiglie. Ancor prima di cominciare, però il piano della banda larga ha incontrato un ostacolo: gli attriti (più o meno celati) tra tutti gli operatori coinvolti in questo business.


Telecom Italia e la banda larga: perché è un problema


Per costruire la rete di nuova generazione, infatti, il governo vorrebbe far leva su Metroweb, società oggi controllata dal fondo F2i e dalla Cassa depositi e Prestiti (tramite il Fondo Strategico Italiano). Si tratta di un'azienda che possiede le caratteristiche giuste per eseguire i lavori, essendo a partecipazione pubblica e avendo già riempito di fibra ottica la città di Milano nel lontano anno 2000. Di conseguenza l'idea del governo è quella di aprire il capitale di Metroweb alle maggiori compagnie di telefoniche, non solo a Telecom Italia, ma anche a Wind e Vodafone.


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Di fronte a questi progetti, però, la partita si è subito complicata. Telecom Italia, infatti, non sembra intenzionata a svolgere il ruolo di comprimaria ma vorrebbe entrare nel capitale di Metroweb dalla porta principale, cioè acquisendone il controllo totale nell'arco di 4 o 5 anni. Di fronte al rifiuto dell'azionista Cassa Depositi e Prestiti, Telecom ha dunque deciso di muoversi in autonomia, annunciando l'intenzione di costruire una rete propria, almeno nelle aree urbane più profittevoli. L'alleanza con Fastweb si inserisce proprio in questa strategia, vista anche la particolarità tecnologia dell'accordo siglato.


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Telecom e Fastweb, infatti, vorrebbero portare la banda larga nelle case degli italiani con una modalità che gli addetti ai lavori chiamano Fiber To The Cabinet (FttCab). In pratica, la rete in fibra ottica non verrà collegata direttamente alle case e ai palazzi (come ha fatto Metroweb a Milano) ma soltanto alle cabine (o armadi) su strada, cioè alle centraline telefoniche che Telecom possiede in abbondanza nelle vie di tutte le città italiane (molto più rispetto agli operatori ex-monopolisti degli altri paesi europei). Con il Fiber To The Cabinet, dunque, l'internet ultraveloce giungerebbe sino agli armadi su strada e poi, da lì, verrebbe convogliata per qualche decina o centinaia di metri sui vecchi cavi di rame di Telecom, già perfettamente collegati alle utenze domestiche. Con questa particolare configurazione, secondo i tecnici, si può raggiungere comunque una velocità di connessione di 100Mbit al secondo, riducendo anche i costi dei lavori. Per questo, Telecom Italia preferisce fare da sé, facendo leva in parte sull'infrastruttura di cui già dispone. E' una scelta giusta o sbagliata? Comunque vadano a finire le cose, c'è di sicuro che la partita della banda larga sta diventando più complicata del previsto.


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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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