Sciopero benzinai, ecco le ragioni della protesta
Imagoeconomica
Economia

Sciopero benzinai, ecco le ragioni della protesta

L’agitazione è stata decisa dai gestori contro le pretese delle compagnie petrolifere e il continuo aumento delle accise

Tra l’incudine delle compagnie petrolifere e il martello del fisco: è questa la scomoda posizione in cui denunciano di ritrovarsi i benzinai che oggi hanno deciso di indire uno sciopero nazionale che bloccherà i distributori di carburante su strade e autostrade. Una vera e propria serrata con tanto di sit in davanti a Montecitorio per denunciare una situazione che ormai per molti gestori di pompe è diventata del tutto insostenibile. Le ragioni di questo malessere in realtà non sono nuove, ma vale certamente la pena tornare ad evidenziarle proprio in una giornata di agitazione come quella odierna.

QUANDO LA BENZINA DIVENTA UN LUSSO

Lo scontro, come accennato, è innanzitutto con le compagnie petrolifere, che praticherebbero, secondo i benzinai, strategie di vendita devastanti per i piccoli gestori. Innanzitutto i benzinai che operano sotto le insegne delle grandi compagnie petrolifere denunciano il fatto che queste ultime ormai da anni adottano politiche commerciali fondamentalmente basate sulla vendita a reti non colorate, ossia le cosiddette pompe bianche, di prodotto a prezzo assai inferiore a quello di riferimento stabilito per i propri associati. Come se questo non bastasse poi, in virtù di particolari e vincolanti contratti di fornitura in esclusiva vengono imposti, sempre ai gestori legati alle compagnie, prezzi d’acquisto dei carburanti più alti e conseguenti prezzi di listino di vendita al pubblico maggiorati, con pochi margini di intervento da parte dei singoli benzinai.

QUANDO BENZINA E DIESEL DIVENTANO UNA TRUFFA

Ma le lamentele non finiscono certo qui. Secondo i gestori infatti bisogna tenere poi conto del bassissimo margine di introito su cui essi possono contare, che mediamente è fissato intorno ai tre centesimi per litro. Questa è in effetti la quota che sul prezzo complessivo del litro di carburante, sia esso benzina o diesel, finisce, al lordo, nelle tasche dei benzinai. Se si aggiunge poi la necessità in molti casi, data anche la crisi imperante, di praticare dei cosiddetti extra-sconti per cercare di arginare la fuga degli automobilisti, si capisce bene come nelle casse dei gestori alla fine, secondo quanto da loro stessi denunciato, rimanga ben poco. Ciliegina sulla torta poi, si fa per dire, sarebbe costituito dal dilagante fenomeno degli  impianti gestiti da associazioni in partecipazione organizzati dalle stesse compagnie dove esse propongono il prodotto a prezzi più bassi.

In questa maniera, secondo le denunce dei benzinai, le compagnie eserciterebbero una concorrenza scorretta agli impianti con stessa bandiera, ma gestiti da benzinai autonomi e operanti nel medesimo  bacino di mercato. In sostanza, con questa strategia dunque le compagnie, applicando ai propri benzinai un maggior costo d’acquisto, recupererebbero dai gestori tradizionali il minor ricavo di tali forniture a prezzi ridotti. Ma come già accennato, sulla testa dei benzinai si scaricano sempre di più anche gli effetti di un fisco perverso, che ha individuato proprio nei carburanti e nelle accise che ad essi si applicano una fonte inesauribile di introiti. Inutile ricordare che siamo il Paese, tra quelli più progrediti, con il maggior carico tributario su benzina e diesel. E tra l’altro ogni occasione sembra essere buona per aumentare le accise in questione.

ACCISE, LO STATO NON MOLLA

L’ultima minaccia in questo senso è arrivata dal governo Renzi che, in caso di mancata copertura dei famosi 80 euro di taglio salariale dell’Irpef, ha già preannunciato un nuovo intervento proprio sulla tassazione dei carburanti, che farebbe seguito a interventi simili decretati un po’ da tutti i governi più recenti. L’impressione è dunque che il settore della distribuzione dei carburanti necessiterebbe di una profonda riorganizzazione. Che passi però anche, e questo è un punto che i benzinai evitano di affrontare, da una profonda razionalizzazione del numero di pompe presenti sul territorio e da un più massiccio utilizzo del self service come avviene negli altri Paesi. Vedremo dunque se questo ennesimo sciopero sarà l’occasione per sedersi attorno a un tavolo e trovare una soluzione che potrebbe fare comodo soprattutto agli automobilisti che guardano con preoccupazione alla nuova impennata dei prezzi di benzina e diesel di questi giorni.

E INTANTO I PREZZI TORNANO A SALIRE

I più letti

avatar-icon

Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

Read More