Da Napapijri allo slow food, la storia di Giuliana Rosset
Economia

Da Napapijri allo slow food, la storia di Giuliana Rosset

Erede di una famiglia di imprenditori si è sempre ispirata al grande nord. Dopo l'abbigliamento, ora lancia il marchio Bjork tutto da mangiare

Un carattere solare affascinato dal gelo. Una "compensazione" estetica e sostanziale, ma su cui Giuliana Rosset da Aosta ha costruito la sua fortuna di imprenditrice. Non soltanto è la donna che ha inventato e costruito il successo del marchio di abbigliamento Napapijri (oggi di proprietà americana) portandolo in cinque anni da 400 mila a 85 milioni di euro di fatturato, ma ha anche importato in Italia la cucina di alta gamma svedese. Avete in mente le polpettine con la marmellata dell’Ikea ? Dimenticatele. Qui si parla di alta cucina, di tradizione e sperimentazione che nasce all’interno dell’Accademia universitaria di Orebro, immersa nella foresta di betulle di Grythyttan. E che da qui si lancia nel solco già tracciato da Kamprad con l'industria dei mobili, dagli Abba e dal giallo d'autore, quello inaugurato da Stieg Larsson con la trilogia "Millennium".

Ben consapevole di tutto ciò, due anni fa Giuliana Rosset ha inaugurato il suo primo ristorante a tema lanciando il marchio Bjork e ristrutturato una parte del borgo di Quart, vicino ad Aosta, trasformato oggi in albergo diffuso (Hotel Village). E adesso che il brand si è fatto le ossa "in provincia" è pronto per il debutto a Broadway. Il debutto è fissato per il 24 ottobre nel centro di Milano, quando sarà inaugurato il primo store con insegna Bjork, in cui sarà possibile acquistare prodotti insoliti dello slow food scandinavo e trovare rari pezzi vintage di design nordico selezionati dall'architetto Nicola Quadri, gallerista a Milano e socio di Giuliana Rosset nell'impresa. Un azzardo? Forse no. La curiosità intorno al mondo nordico cresce, vuoi per l'economia fiorente e il welfare invidiabile, vuoi per l'intraprendenza che ha portato Umea, sperduta città universitaria vicina al circolo polare artico, a investire massicciamente per conquistare il titolo di Capitale mondiale della cultura 2014.

"Porto il mondo scandinavo un po' più a sud, starà bene" scherza Giuliana Rosset "e sarà il primo passo di un progetto più ampio, che prevede l’apertura di almeno tre ristoranti senza escludere successivamente anche lo sviluppo di una rete in franchising". Investimento? Tra i 5 e dieci milioni di euro nei primi tre anni, su cui Giuliana Rosset sta già mettendo d’accordo un gruppo di amici finanziatori. "Il primo ristorante dovrebbe aprire a Milano, ma stiamo lavorando anche su altre città internazionali come Zurigo e Parigi".

L’imperativo è crescere seguendo le proprie passioni che Rosset ha compreso quando i genitori, da generazioni distillatori di grappa, le hanno affidato le redini di una piccola azienda rilevata nel Torinese: “Producevano zaini e mi dissero di provare a rilanciarla. E così ho fatto". Giuliana Rosset va subito negli Usa per studiare i nuovi modelli tecnici made in America, ma decide di non copiare bensì di inventare un nuovo marchio. "Cominciai a ragionare attorno al concetto di esplorazione, viaggio, avventura, che istintivamente collegavo al Polo nord. E nacque così Napapijri, su ispirazione di una piccola località finlandese al circolo polare artico", vicina alla città di Babbo Natale.

La prima collezione fu presentata al pubblico nel 1990, soltanto con gli zaini. Nel 92 arrivò l’abbigliamento e tre anni dopo l’azienda Greensport MonteBianco già fatturava 85 milioni e aveva una rete di negozi e distributori un po’ ovunque in Italia. "A questo punto sono arrivati gli americani della Vanity Fair International con un’offerta, gli stessi cui fanno capo marchi come The North Face, Vans, Timberland e tanti altri, e acquistarono l'azienda".

Considerato che i genitori di Giuliana Rosset hanno da tempo lanciato con il marchio S.Rock il Genepy, liquore tipico valdostano prodotto dalla distillazione del fiore "Artemisia Glacialis", il grande freddo sembra davvero scritto nel destino della 54enne imprenditrice. Per lanciare il marchio Napapijri non ha esitato a seguire scienziati esploratori in Finlandia e in Norvegia. Ha fatto loro testare sul campo i capi di abbigliamento tecnici e usato le loro foto per i cataloghi. Si è innamorata delle solitudini artiche e della forza di chi ci vive, arrivando ad arredare persino la sua casa nel Chianti in perfetto stile vintage scandinavo. "In questa occasione ho conosciuto Nicola Quadri, ho scoperto uno stile, ho cominciato a frequentare le case d’asta e le gallerie di Stoccolma e piano piano è nato il nostro progetto di food & design".

La spinta in avanti l’ha data anche l’incontro con Pelle Agorelius, latifondista svedese, che l’ha messa in contatto con l’Accademia di alta cucina: "Agorelius segue e seleziona i piccoli produttori agricoli del territorio, acquista i prodotti migliori e li certifica con il suo marchio Husmansbord Gastronordic, con il quali poi li fa approdare nella grande distribuzione e in negozi selezionati" continua Giuliana Rosset. Dall'assaggio al business il passo è stato breve, con la convinzione che ci sia una nicchia da riempire "a dispetto della crisi". "Ogni Paese ha il suo Carlo Petrini " è la morale imprenditoriale di Giuliana Rosset. "E il cibo resta, è un linguaggio universale". 

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Antonella Bersani

Amo la buona cucina, l’amore, il mirto, la danza, Milan Kundera, Pirandello e Calvino. Attendo un nuovo rinascimento italiano e intanto leggo, viaggio e scrivo: per Panorama, per Style e la Gazzetta dello Sport. Qui ho curato una rubrica dedicata al risparmio. E se si può scrivere sulla "rosea" senza sapere nulla di calcio a zona, tennis o Formula 1, allora – mi dico – tutto si può fare. Non è un caso allora se la mia rubrica su Panorama.it si ispira proprio al "voler fare", convinta che l’agire debba sempre venire prima del dire. Siamo in tanti in Italia a pensarla così: uomini, imprenditori, artisti e lavoratori. Al suo interno parlo di economia e imprese. Di storie pronte a ricordarci che, tra una pizza e un mandolino, un poeta un santo e un navigatore e i soliti luoghi comuni, restiamo comunque il secondo Paese manifatturiero d’Europa (Sì, ovvio, dietro alla Germania). Foto di Paolo Liaci

Scrivimi a: antbersani@alice.it

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