Btp Italia, perché comprarlo (e perché non farlo)
Economia

Btp Italia, perché comprarlo (e perché non farlo)

E' partito il collocamento dei Buoni del Tesoro con rendimenti legati all'inflazione. Ed è già boom di richieste. Ecco a chi è più adatto il prodotto di risparmio e a chi meno

Almeno il 2,15% in più rispetto all'aumento dei prezzi. E' il rendimento lordo garantito ogni anno dal Btp Italia , il nuovo Buono del Tesoro Poliennale con cedole legate all'inflazione, che è in collocamento da oggi a Piazza Affari e che ha già registrato un boom di domande: più di 80mila contratti sottoscritti a metà mattinata, per un valore complessivo di oltre 6 miliardi di euro. Il titolo è acquistabile direttamente sul Mot (il mercato obbligazionario telematico di Borsa Italiana), senza la necessità di partecipare alle aste. I risparmiatori possono cioè inviare l'ordine di sottoscrizione tramite la propria banca che, nel caso dei Btp Italia, nonpuò applicare alcuna commissione sulla compravendita (come avviene invece per le normali negoziazioni di titoli di stato).

BTP ITALIA, COME SI COMPRA

La fase di emissione, è bene ricordarlo, finisce ufficialmente venerdì 8 novembre. Se la domanda di titoli sul mercato sarà molto elevata (come dimostrano i primi dati) il Tesoro potrebbe però anticipare il termine, seguendo una particolare procedura. In pratica, il collocamento continuerà fino alle 14 di domani, mercoledì 6 novembre, indipendentemente dal quantitativo di titoli richiesto dagli investitori. Da quel momento in poi, il Tesoro ha la facoltà di concludere in anticipo l'offerta, per esempio il 6 o il 7 novembre, non prima però delle ore 14 di ogni seduta di borsa. Nell'ipotesi improbabile che l'emissione giunga fino al termine, invece, la chiusura è fissata alle 17.30 di venerdì prossimo, mentre i Btp Italia verranno assegnati agli investitori nel giorno del regolamento, cioè martedì prossimo 12 novembre.

PREGI E DIFETTI DEL NUOVO TITOLO

Il Btp Italia piace al mercato perché presenta indubbiamente dei pregi non trascurabili. Innanzitutto, offre un interesse che ha buone probabilità di superare quello degli altri titolo di stato con uguale durata. Attualmente, infatti, i Buoni del Tesoro poliennali a tasso fisso e con scadenza nel novembre 2017 (la stessa del buono collocato oggi) garantiscono un rendimento inferiore al 2,5% (2,1% circa, al netto delle tasse). Il Btp Italia ha invece una cedola pari ad almeno il 2,15% lordo (che può essere anche ulteriormente innalzata dal Tesoro, al termine della fase di emissione) a cui viene aggiunto il tasso di inflazione registrato nel nostro paese, esclusi i prezzi dei tabacchi. Se il carovita si manterrà come oggi attorno all'1,5-2%, il rendimento lordo del Btp Italia sarà dunque compreso tra il 3,65 e il 4,15% (2,15% più 1,5-2%), che corrisponde al 3,2-2,7% al netto delle tasse. Inoltre, per chi conserva il titolo nel portafoglio sino alla scadenza del novembre 2017, è previsto pure un piccolo bonus, cioè una maggiorazione sul prezzo di rimborso pari allo 0,4% del capitale investito.

Il Btp Italia non è adatto invece ai risparmiatori che vogliono sapere sin da subito gli interessi che incasseranno nei prossimi anni. Le cedole del nuovo titolo, infatti, dipendono com'è ovvio dalla dinamica dell'inflazione. In teoria, l'aumento dei prezzi potrebbe pure scendere sotto zero, anche se si tratta di un'ipotesi al momento improbabile. In caso di inflazione negativa (deflazione), va ricordato che i possessori di questo Btp hanno comunque diritto ha incassare il rendimento minimo del 2,15%.

Il Btp Italia, inoltre, non è particolarmente indicato neppure per quei risparmiatori che vogliono parcheggiare la liquidità nel breve periodo, senza rischiare di perdere neppure un centesimo sulla somma versata. Terminata la fase di collocamento, infatti, il nuovo Buono del Tesoro verrà scambiato sul Mot, dove le quotazioni del titolo possono oscillare verso l'alto ma anche verso il basso. Chi vuole rivendere il Btp Italia prima della scadenza del 2017, dunque, deve anche mettere in conto l'ipotesi di essere costretto a liquidarlo a un prezzo inferiore a quello di emissione.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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