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Il 24 maggio di Theresa May

In attesa della Brexit, a Londra arriva la Mayxit. Ossia le dimissioni del premier britannico da leader dei Tory

In attesa della Brexit, arriva la Mayxit. Theresa May, 62 anni, primo ministro del Regno Unito dal 13 luglio 2016, ha annunciato le dimissioni da leader del partito conservatore. Dopo tre anni di tentativi infruttuosi di trovare un accordo per portare il suo Paese fuori dall'Unione europea, come avevano chiesto gli elettori britannici con il referendum del 23 giugno 2016, Theresa May ha dunque fatto un passo indietro.  

La goccia che ha fatto traboccare il vaso di Downing street è stato il tentativo di aprire, il 21 maggio scorso, la porta a un secondo referendum. Con questo colpo di mano, il premier conservatore sperava di raccogliere consensi fra i laburisti. Invece ha provocato la rivolta nel suo stesso partito, quello dei Tory.

Sostenendo che indire un secondo referendum sarebbe stato «pericolosamente divisivo», il 23 maggio la potentissima leader della Camera dei Comuni Andrea Leadsom, brexiteer pura e dura, era uscita dal governo. E a nulla era servito l'immediato mini-rimpasto, con la sostituzione del moderato Mel Stride.

A metà mattina del 24 maggio, talmente commossa da arrivare alle lacrime, Theresa May ha annunciato che darà le dimissioni dalla leadership dei Tory il 7 giugno (dopo aver ricevuto il presidente statunitense Donald Trump in visita ufficiale), rimanendo premier britannico fino alla scelta del suo successore. «Rimarrà per me sempre motivo di profondo rammarico che non sia stata in grado di portare a termine la Brexit» ha detto davanti ai microfoni di Downing street, indossando un tailleur rosso (la premier aveva studiato con il marito la coreografia della sua dipartita la sera prima nella loro casa nel Berkshire).     

Per scegliere il nuovo leader dei conservatori (il favorito è l'ex ministro degli Esteri nonché ex sindaco di Londra Boris Johnson) ci potrebbero volere sei settimane. Un tempo nel quale, secondo The Times, la May potrebbe comunque tentare di proporre un voto parlamentare sulla Brexit. Quel che è certo, come ha scritto The Guardian, è che «probabilmente la Brexit dominerà la corsa alla successione della May». Nel frattempo, la deadline del 31 ottobre per l'uscita del Regno Unito si fa sempre sempre più vicina.

«Come il signor Cameron, John Major e Margaret Thatcher, la signora May si aggiunge alla lista dei primi ministri conservatori che sono stati indeboliti o, in definitiva, fatti cadere dal dibattito litigioso all'interno del partito sull'Europa» ha commentato il Financial Times.  

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Redazione