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Delrio: chi è il nuovo ministro delle Infrastrutture

Affidabilità, riservatezza e fedeltà al premier che sceglie il suo sottosegretario per salvare l'Expo

Guardate questa foto. Per capire perché alla fine Matteo Renzi abbia scelto proprio Graziano Delrio per rimettere ordine al ministero delle Infrastrutture dopo lo scandalo che ha travolto, da non indagato, l'ex titolare del dicastero Maurizio Lupi e salvare l'Expo, basta osservare i dettagli. Il premier sembra sedere più in alto rispetto al suo sottosegretario, ma mentre il più anziano gli parla, lui, tiene gli occhi bassi. E come gli parla Delrio? Con una mano davanti alla bocca, per farsi ascoltare bene ma senza offrire il labiale a sguardi e obbiettivi indiscreti. Fedeltà assoluta al capo, autorevolezza e discrezione: sono proprio queste le caratteristiche principali di Delrio, uno al quale, per ottenere tanto potere, non è mai servita quella ribalta mediatica inseguita, senza altrettanto successo, da molti altri esponenti dell'universo renziano. 

Chi è Delrio
Classe 1960, emiliano di Reggio, nato da genitori atei e comunisti e convertitosi a 17 anni, Delrio ha appreso la difficile arte della mediazione e della pazienza dall'essere padre di ben 9 figli. Tanto Renzi risulta a tratti inquietante nella sua frenesia, nell'incontinenza e impertinenza verbale, tanto lui appare rassicurante, pacato, misurato. Defilato addirittura. Defilato sì, gentile pure, ma anche oltremodo tenace e ostinato. Fuori dal “giglio magico” dei Lotti e delle Boschi ma dentro, molto dentro, gli ingranaggi della macchina governativa che ha guidato finora senza stare mai troppo sotto i riflettori.

L'incontro con Renzi e le primarie del 2012
Con Renzi si erano conosciuti quando Matteo, allora ancora sindaco di Firenze, cercava e otteneva consigli e supporto dal più anziano ed esperto  presidente dell'Anci e primo cittadino a Reggio Emilia. Tanto che oggi, sulle rispettive rubriche telefoniche sono l'uno per l'altro Mose' (Renzi) e il suocero saggio Iero (Delrio). Poi arrivarono le primarie del 2012, quelle in cui per la prima volta il sindaco rottamatore sfidò il segretario per la premiership in vista delle disastrose elezioni politiche di due mesi dopo “non vinte” da Bersani. Delrio annunciò allora a sopresa che nella rossa Emilia lui avrebbe sostenuto lo sfidante del capo della "Ditta". Renzi perse ma il sindaco, tr ai pochissimi veri renziani della prima ora, non smise di sostenerlo, anzi.

Ministro nel governo Letta
Quando Bersani si dimostrò incapace di formare un governo, anche per il rifiuto del Movimento 5 Stelle di partecipare, e il presidente Giorgio Napolitano nominò Enrico Letta a Palazzo Chigi, Delrio fu chiamato, unico dei renziani, agli Affari Regionali e in pochi mesi varò la riforma che ha abolito le province, controversa quanto si vuole, ma pur sempre portata a casa in tempi record.

Le presunte frizioni
La scorsa estate si parlò molto di presunte frizioni tra i due, di dimissione per tre volte respinte dal premier, di un disagio crescente da parte del sottosegretario nei confronti dell'atteggiamento del capo da “uomo solo al comando”. I diretti interessati smentirono entrambi, ma certo è che Delrio non è persona che sappia rispondere solo “sì” e quando il consigliere più ascoltato da Renzi sembrò essere diventato Giorgio Napolitano che, per parlare di economia, una volta Renzi incontrò da solo senza le presenze ingombranti del ministro Padoan e del suo sottosegretario, Delrio si è fatto in qualche modo sentire come, d'altra parte, confermò anche la vicesegretaria Debora Serrachciani parlando di “normali tensioni”.

Studio e profilo basso
In un'intervista molto intima rilasciata nel 2013 al settimanale “Vanity Fair”, ricordando le sue umili origini Delrio disse che i suoi genitori si erano fermati alla terza elementare e che per il padre lo studio del figlio, che di professione è medico endocrinologo, era tutto. E Graziano ha studiato, non solo medicina, arrivando fin quasi a sfiorare il Quirinale. Eppure, quando qualche cronista tentò di stuzzicarlo in merito lui, sfoderando umiltà e incrociando le dita dietro la schiena, rispose sempre: “non esiste proprio”. Stesso basso profilo – nonostante stavolta gli sarebbe piaciuto davvero - anche quando si parlò di lui come candidato governatore dell'Emilia Romagna dopo le dimissioni di Vasco Errani condannato in secondo grado per l oscandalo “Terre emerse”.

L'approdo alle Infrastrutture
I ben informati raccontano che Delrio non abbia saltato di gioia quando Renzi gli ha fatto capire che la patata bollente delle Infrastrutture, con tutta la responsabilità che comporta la guida di un settore così delicato, strategico ma anche permeabile, sarebbe toccata a lui. E a chi altro se no? Delrio è l'unico, tra gli uomini e le donne più vicine al premier, a essere contemporaneamente affidabile e autorevole, esperto ed efficiente. E a un mese dall'apertura di Expo, con i cantieri ancora in alto mare, gli scandali che lo hanno investito e l'ambizione di farne una vetrina internazionale per l'Italia, evidentemente non c'era altra scelta.

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Claudia Daconto