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Il declino dei combustibili fossili. In arrivo la nuova era energetica dell'Europa

L’addio al carbone e al gas per produrre energia elettrica arriverà prima del previsto. Il 2023 ha infatti portato ad un boom delle fonti rinnovabili e ad un crollo dell’uso di carbone e gas. Un balzo atteso, da un ventennio è infatti in corso un'importante modifica del mix europeo di produzione di energia elettrica. “Stiamo vedendo l’inizio della fine dell’era dei combustibili fossili e dobbiamo prepararci per l’era successiva”, aveva detto qualche mese fa Fatih Birol, direttore della Iea. Ma un cambiamento di questa portata va oltre le aspettative. Per la prima volta, infatti, la produzione da fonti fossili è meno di un terzo nell’Unione Europea.

Nel 2023 nel Vecchio Continente il 44% dell’energia elettrica è stata prodotta dalle rinnovabili e l’uso di carbone e gas è diminuito del 26% e del 15%. A trainare sono stati energia eolica (18%) e solare (9%), che insieme hanno raggiunto il 27%. I dati dell’European Electricity Review di Ember fotografano un Europa dove la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è quindi vicina al 50%. Conseguenze? Una riduzione del 19% delle emissioni di gas serra nel 2023. Un dato significativo, se si pensa che il calo nel 2020, in piena pandemia e lockdown, era stato del 13%. Le stime prevedono tra il 2024 e il 2025 lo spegnimento di un quinto degli impianti a carbone europei. E i dati di oggi ci dicono che si sta “rinunciando” al carbone non per sostituirlo col gas (che infatti scende al 15%, la più forte riduzione degli ultimi trent’anni), ma per andare verso le fonti rinnovabili (che crescono). L’energia eolica è al 18%, quindi ha già superato il gas (15%).

L’Italia nel 2023 è, dopo l’Irlanda, il paese dove il gas ha ancora una quota molto alta nel mix di fonti di produzione di energia elettrica, intorno al 45%. Ma ha mostrato un calo ( -22 TWh nel 2023) e c’è stato un forte incremento di produzione idroelettrica (+35%). Per quanto riguarda l’energia solare il nostro Paese è il terzo maggior produttore, dopo Germania e Spagna.

Come si è arrivati al crollo delle fonti fossili? Innanzitutto, bisogna guardare alla spinta, economicamente parlando, ricevuta dal solare e dall’eolico. Si parla di investimenti intorno ai 1.500 miliardi di dollari all’anno, secondo l’Agenzia internazionale dell’energia. C’è poi la questione “costi”. Troppo oneroso per i Paesi membri adeguarsi alle nuove direttive europee sulle emissioni mantenendo attive le centrali termoelettriche alimentate dal carbone. C’è poi stato il fattore domanda. Il calo generale di richiesta di energia elettrica (3,4% rispetto al 2022, -6,4% rispetto al 2021) ha contribuito alla diminuzione della produzione da combustibili fossili. In aggiunta c’è stata l’impennata dei prezzi del gas (guerra in Ucraina e crisi energetica) che ha spinto i settori ad alta intensità energetica come la siderurgia e la chimica a guardare altrove per le fonti energetiche e a ridurre i consumi.

L’obiettivo europeo non è comunque dietro l’angolo. Il piano prevede che il 55% dell'elettricità provenga da eolico e solare entro il 2030. Vuol dire quasi il doppio rispetto al 27% di oggi. Su questo influiscono il ritardo di alcuni Stati nell’introduzione delle rinnovabili e la necessità di tutti di lavorare sulle reti e lo stoccaggio.

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Cristina Colli