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Danimarca: al via il piano di integrazione forzata per gli immigrati

Demolizione dei quartieri più instabili, tagli ai sussidi, multe più salate e asili obbligatori per apprendere sin da piccoli lingua e valori locali

Un piano di integrazione forzata per gli immigrati non caucasici. E' così che la Danimarcavuole provare a risolvere in maniera definitiva il problema dei "ghetti", vale a dire quelle 22 aree della capitale in cui più del 50 per cento dei residenti non ha origini occidentali. Possibilmente entro il 2030.

Un problema di terminologia

Forse Copenaghen avrebbe fatto meglio a cominciare questo esperimento di immigrazione forzata smettendo di utilizzare la parola "ghetto", che oltre a non essere appropriata rimanda a una quotidianità fatta di abusi, discriminazioni e persecuzioni che poco ha a che fare con l'idea di una progressiva reintegrazione di chi li subisce nella società civile.

Scuola al primo posto

A partire da settembre 2019 per 24 scuole danesi che già oggi contano tra i loro studenti un buon 30 per cento di ragazzi che vivono in questi quartieri disagiati diventerà obbligatorio sottoporre questi giovani a un test di conoscenza linguistica prima di confermarne l'ammissione a qualsiasi ciclo di studi.

Una società parallela

La Daminarca conta circa 500mila immigrati, prevalentemente musulmani che arrivano da Turchia, Siria, Iraq, Libano, Palestina e Somalia. Di questi, la maggior parte vive in quartieri emarginati, dove negli anni si sono create delle vere e proprie società parallele. Una situazione che spaventa molto il governo, che ha deciso di intervenire, secondo il Time, essenzialmente per proteggere l'identità del paese, la sua lingua e la sua cultura.

Il punto di vista degli immigrati

L'iniziativa di Copenaghen ha creato un dibattito molto acceso nella comunità degli immigrati, che da un lato non sanno bene cosa aspettarsi, dall’altro temono che questa politica sia la diretta conseguenza del forte sentimento anti-immigrazione che anima la società danese e che, quindi, l'obiettivo reale non sia quello di aiutarli a integrarsi nella società quando invitarli ad andarsene.

Asili obbligatori

Dopo il compimento dell'anno, per i figli dei migranti diventerà obbligatorio frequentare gli asili nido per almeno 30 ore alla settimana, in maniera da essere certi che possano apprendere in fretta e senza fatica la lingua, i valori e i modi di fare della società danese.

Anche tanti bambini danesi vengono iscritti al nido al compimento dell'anno, ma solo per le famiglie che vivono nei quartieri emarginati frequentare l'asilo sarà obbligatorio. Pena l'annullamento dei sussidi per i più piccini che le famiglie straniere regolarmente ricevono.

Quartieri da radere al suolo

La nuova normativa lascia al governo la libertà di decidere se sia più conveniente ristrutturare queste aree marginalizzate o raderle al suolo per poi ricostruirle da zero. Secondo il governo la seconda strategia è più efficace e più economica, soprattutto per i quartieri particolarmente degradati dove il tasso di criminalità è molto elevato. Tant'è che sono già stati messi da parte più di un miliardo e 800 milioni di dollari per demolizione e ricostruzione, ma mentre i proprietari sono stati messi nella condizione di mandare via i locatari per poter cedere le loro proprietà, non è chiaro dove le famiglie sfrattate andranno a vivere.

Tolleranza zero per i criminali

Tutti i crimini commessi nei quartieri ad alta densità di immigrati verranno puniti con una pena doppia rispetto a quella attualmente in vigore, se i tempi di reclusione sono già piuttosto elevati l'incremento della pena sarà invece solo di un terzo. Se invece l'infrazione commessa rientra nella categoria di reati generalmente puniti solo con un'ammenda, quest'ultima verrà rafforzata da un periodo di detenzione.

Tagli sui sussidi

Chi si trasferisce in Danimarca generalmente ha diritto a una serie di benefici che vengono riconosciuti in automatico, ma le autorità ritengono che sia arrivato il momento di limitare questa pratica e indurre gli immigrati ad andare a scuola o a cercarsi un lavoro. Al momento almeno un terzo degli abitanti di questi quartieri emarginati non ha frequentato la scuola o non ha lavorato per almeno 4 o 5 anni. E Copenaghen ha deciso di premiare con 8mila dollari a persona i municipi che riusciranno a trovare un impiego per queste persone.

Integrazione o pulizia etnica?

Mentre il governo danese va avanti per la sua strada, c'è già chi teme che più che un tentativo di integrazione quella dell'esecutivo sia una mossa volta a indurre gli immigrati ad andarsene definitivamente dal paese. Se Copenaghen approverà un'altra legge attualmente in discussione che punisce con quattro anni di reclusione i genitori che inviano i figli nei paesi di origine per aiutarli a mantenere un legame con cultura e valori tradizionali avremo la prova che la ragione sta dalla parte dei pessimisti.  

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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