Sabotaggio al gasdotto Nord Stream: ecco come hanno colpito
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Sabotaggio al gasdotto Nord Stream: ecco come hanno colpito

Sabotare il gasdotto tra Russia ed Europa che si trova a decine di metri di profondità nelle acque non è roba da tutti, da dilettanti

Che cosa sia accaduto esattamente alle condutture sommerse dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 si scoprirà solamente quando saranno riparate, ma certamente l’immenso ribollire del Mare del Nord con il gas che risale dal fondo fino a disperdersi nell’atmosfera, creando una chiazza ampia quasi un chilometro quadrato, come riferito dall’aviazione danese, fa pensare a un sabotaggio. Se poi in questa vicenda si considerano alcune dichiarazioni accusatorie, il sospetto su americani, ucraini e russi non può che aumentare. Radoslaw Sikorski, membro del Parlamento europeo ed ex ministro degli Esteri polacco, ha insinuato che gli Usa hanno deliberatamente inflitto danni ai gasdotti attraverso un tweet con il quale ha condiviso la fotografia del mare del Nord con il gas che fuoriesce e la scritta “Grazie, Usa”. Certamente Biden ci guadagna, ma non è l'unico: tutti gli stati ucraini e del Mar Baltico si sono opposti alla costruzione del Nord Stream per 20 anni, proprio per la possibilità di Putin di poter ricattare i clienti. "Ora 20 miliardi di dollari di rottami metallici giacciono sul fondo del mare, un altro costo per la Russia della sua decisione criminale di invadere l'Ucraina", ha affermato Sikorski. La Russia aveva fermato il gasdotto Nord Stream 1, che si estende per 1.200 chilometri sotto il Mar Baltico dalla costa russa vicino a San Pietroburgo alla Germania nord-orientale, in seguito alla decisione della Germania di tagliare le forniture di gas dal Nord Stream 2 fermandone i lavori di costruzione. Ma ieri l'urgenza è stata quella delle autorità danesi e svedesi che hanno immediatamente emesso i necessari bollettini per la sicurezza della navigazione marittima e istituito una zona di divieto entro cinque miglia nautiche (circa 9 km) dai siti delle perdite, considerando che queste potrebbero anche rappresentare un pericolo per il traffico navale. Il gas fuoriuscito, che poi è metano, mentre si disperde può anche prendere fuoco sopra l'acqua e nell'aria, provocando esplosioni. L'amministrazione marittima svedese ha anche inviato un avviso per gli aeromobili, sconsigliando il sorvolo della zona e comunque imponendo la quota minima di 3.000 piedi (circa 1000 metri) sopra le aree interessate. Le dimensioni della perdita fanno ipotizzare una rottura di grandi dimensioni e le ipotesi che i condotti siano stati danneggiati volontariamente sono aumentate dopo che è stata rilevata la fuga di gas anche sul secondo gasdotto, il Nord Stream 2. Il primo ministro danese Mette Frederiksen ha affermato: “È presto per arrivare a conclusioni, ma certamente si tratta di una situazione straordinaria, si sono verificate tre perdite distinte ma nel giro di pochissime ore e quindi è difficile immaginare che possa essere accidentale”. I sospetti sono aumentati anche perché l’evento si è verificato mentre Frederiksen era in Polonia per partecipare all’inaugurazione del Baltic Pipe, un nuovo gasdotto per trasportare il gas norvegese in Danimarca e Polonia, e poiché le strumentazioni sismiche svedesi hanno registrato perturbazioni sui fondali del mare del Nord tipiche delle esplosioni. Le indagini avviate potranno chiarire se le rotture sono state provocate da mine, da azioni subacquee o da un molto meno probabile evento naturale, comunque improbabile tra 50 e 70 metri di profondità per il Nord Stream 1, più facili a -15 -210 metri per il Nord Stream 2. “I danni che si sono verificati in un giorno contemporaneamente a tre linee di gasdotti off-shore del sistema Nord Stream sono senza precedenti, ha comunicato la società Nord Stream AG responsabile dei gasdotti, che puntualizza: “Finora è impossibile stimare i tempi per il ripristino delle infrastrutture di trasporto del gas. Di fatto sostituire decine di metri di tubazioni, ognuna pesante centinaia di chili, non è cosa semplice né rapida, ma quanto alle indagini anche la Nato ha dichiarato di voler inviare suoi specialisti per risalire alle cause". Un possibile ritrovamento di esplosivo farebbe capire chi potrebbe aver agito, ma anche favorire un insabbiamento qualora si scoprisse che mezzi e materiali per l'operazione di sabotaggio fossero stati forniti da nazioni dell'Alleanza atlantica. I sospetti aumentano perché quelle sono acque delle zone esclusive di Danimarca e Svezia, dove non potrebbero liberamente entrare unità navali militari di altre nazioni. Quanto all'operazione sottomarina, questa potrebbe essere avvenuta soltanto con un’azione che per essere portata a termine avrebbe visto giocoforza coinvolti mezzi militari e quindi legati a una precisa nazionalità. Ma chi avrebbe interesse a distruggere il Nord Stream? Oltre gli Usa certamente l’Ucraina, oppure la Russia ma sotto falsa bandiera. A disporre di droni sottomarini sono infatti Washington, Mosca ma anche Kiev, che li ha ricevuti in dotazione dal Regno Unito l’estate scorsa per aiutarla a neutralizzare le mine russe al largo delle sue coste e addestrare i soldati ucraini al loro utilizzo. Si tratta di dispositivi leggeri e autonomi progettati per l'uso in aree poco profonde, in grado di funzionare fino a 100 metri sotto il livello del mare per rilevare, localizzare e identificare le mine in modo da poterle far brillare posando piccole cariche esplosive. Proprio il Regno Unito nell’agosto scorso dichiarò che decine di membri della Marina ucraina si stavano addestrando all'uso di questi droni con istruttori inglesi e americani. Ma certo un atto ucraino nelle zone esclusive danesi e svedesi sarebbe di una gravità inaudita.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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