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(G. Martinez, Getty Images)
Dal Mondo

Gli aiuti ai Terroristi dell'Eta di Podemos e Sanchez

Paranoia, diffidenza, controllore sempre chi sta camminando dietro di te, guardare se sotto la tua auto è stata piazzata una bomba, sospettare del nuovo amichetto di tuo figlio, restare il più possibile nell'ombra, poca confidenza con i vicini… La chiamano Sindrome del Nord, una sindrome sofferta da alcuni membri della Guardia Civile e della Polizia Nazionale spagnola di stanza nei Paesi Baschi, causata dal terrorismo dell'ETA e da una certa emarginazione sociale operata dall'estremismo dei nazionalisti baschi. Questa sindrome ha spinto alcuni poliziotti al suicidio. Vittime collaterali dell'organizzazione terrorista basca, l'Euskadi Ta Askatasuna ("Paesi Baschi e Libertà"), gli indipendentisti che hanno ucciso più di 857 spagnoli, tra poliziotti, militari, civili, ferito almeno 2500 persone ed effettuato 77 rapimenti ed almeno 10.000 estorsioni.

Ai valorosi eroi che hanno combattuto in prima linea contro i terroristi baschi dovrebbe essere dato ilDistintivo de permanencia en el Norte, un riconoscimento ufficiale proposto dal Sindicato Unificado de Policía: "Riteniamo che dopo il lavoro faticoso e sacrificale della Polizia Nazionale, con morti, feriti, paure e pressioni sociali, il nostro gruppo non ha ricevuto il giusto riconoscimento da questo Governo, né da quelli precedenti", si legge in un comunicato ufficiale, ma quando il Partido Popular si è preso la briga di presentare questa proposta al Ministero dell'Interno spagnolo, la risposta è stata un secco No.

C'era da aspettarselo da Fernando Grande-Marlaska (el ministro del Interior in quota PSOE, Partido Socialista Obrero Español, il Partito socialista… Sánchez in pratica) che dal 2020 ad oggi ha trasferito 151 detenuti ETA, losetarras, nelle prigioni a meno di 200 km dalle proprie famiglie?

La risposta, questa volta, è un secco Sì. Infatti, da più di un anno il governo Sánchez-Podemos sta assecondando i desideri degli etarras di avvicinarsi il più possibile alle proprie famiglie, con una media di circa cinque prigionieri ETA trasferiti ogni settimana nei Paesi baschi e nella regione di Navarra. Parliamo di ben oltre il 60% dei terroristi che stanno ancora scontando la condanna carceraria. E tra i 151 detenuti avvicinati 68 si sono macchiati di delitti di sangue, con alle spalle 163 vittime ammazzate in 124 attentati.

In cerca di voti in Parlamento per far passare le loro leggi, come i Presupuestos Generales del Estado (il bilancio dello Stato generale che comprende le spese e le entrate del governo centrale spagnolo) o come il Decreto sulla gestione dei fondi europei, il Partito socialista di Sánchez e l'alleato di governo Podemos hanno concesso e concederanno altri benefici agli etarras e ai loro sostenitori, non "solo" i trasferimenti carcerari. Infatti, i Paesi baschi si preparano ad assumere poteri sui penitenziari nel proprio territorio diventando la seconda comunità autonoma, dopo la Catalogna, ad avere il controllo delle carceri. Da quel momento, inoltre, sarà compito dello stesso esecutivo basco gestire e amministrare i fondi economici per il mantenimento dei penitenziari. Chi controllerà i controllori?

Oltre a questo, Podemos -d'accordo col PSOE-ha registrato al Congresso dei Deputati un Disegno di legge per abrogare i reati penali contenuti nell'articolo 578 del Codice penale spagnolo che puniscono gli insulti alla Corona e l'esaltazione del terrorismo. Nonostante solo nel 2020 gli atti di sostegno al gruppo terroristico ETA sia nei Paesi baschi che in Navarra sono aumentati di oltre il 158%, secondo quanto riportato dal Colectivo de Víctimas del Terrorismo (COVITE). Mentre quasi 20.000 baschi non hanno più il diritto di tornare nella propria regione, né tantomeno votarvi, perché terrorizzati dalle minacce dei sostenitori dell'ETA e del nazionalismo obbligatorio (!) basco.

Ma Podemos e il PSOE preferiscono ascoltare ed esaudire i desideri del partito EH Bildu, Euskal Herria Bildu (Paesi Baschi Uniti) più che delle vittime del terrorismo: il COVITE e le altre associazioni composte dai familiari delle vittime dell'ETA non hanno scranni in Parlamento.

Eppure, EH Bildu non ha mai preso le distanze dall'ETA. Tutto il contrario. Arnaldo Otegi, il coordinatore generale di EH Bildu, imprigionato cinque volte, l'ultima volta nel 2009, per appartenere all'ala militare dell'ETA ha recentemente sollecitato (il 14 gennaio scorso) i prigionieri dell'ETA ad aderire al suo Partito. In una lettera inviata ai detenuti della banda terrorista ricorda loro che la formazione è immersa in un processo di aggiornamento che culminerà la prossima primavera con un congresso e che in esso devono sentirsi rappresentate tutte le voci del movimento indipendentista. Nella lettera scrive che "EH Bildu ha bisogno dell'esperienza e della forza delle cellule perché il suo progetto politico cresca" e si collochi nel "posto che merita".

Insomma, l'ETA ha raggiunto il suo obiettivo: entrare nelle Istituzioni, controllarle e soggiogarle. Lo spiegano bene le vittime del terrorismo basco.

Maite Araluce, presidente dell' Asociación Víctimas del Terrorismo (AVT), denuncia la "mancanza di difesa" a cui sono sottoposte dal Governo le vittime dell'ETA: "Sono più consapevoli dei terroristi e di coloro che li applaudono e li sostengono che delle vittime del terrorismo" -dichiara al quotidiano web ABC.es e aggiunge- "Se Bildu non è ETA, perché il Primo Ministro offre le sue condoglianze quando un terrorista si suicida? (qui il video)".

L'Araluce che a 15 ha perso il padre, Juan María Araluce, presidente del Consiglio provinciale di Guipúzcoa e Consigliere del Re, ucciso dall'ETA, esasperata aggiunge: "La situazione che vivono le vittime del terrorismo in Spagna è devastante. E non è solo per i riavvicinamenti. L'ETA continua ad esistere. Una parte è nelle istituzioni e un'altra è parte della società basca e navarrese. EH Bildu è ETA… Continua con l'ideologia dell'ETA che persiste a lottare per i fini e per ciò che volevano i terroristi. Prima lo facevano con le armi e uccidendo; ora lo fanno dalle istituzioni. Hanno scoperto che ottengono di più in questo modo, ma hanno gli stessi fini".

Poco si sa, invece, della bozza di Legge sulla Memoria Democratica approvata lo scorso settembre dal Consiglio dei Ministri. Ma le informazioni che sono arrivate all'AVT suggeriscono che la nuova legge potrebbe considerare i terroristi della ETA, fino al 1977, vittime delle rappresaglie di Franco con diritto al risarcimento. Per il presidente dell'AVT: "Con la legge sull'amnistia sono stati risparmiati dall'essere detenuti e condannati e ora, con la legge sulla memoria democratica, potrebbero persino diventare vittime e ricevere un risarcimento". La chiamano Sindrome del Nord,una sindrome sofferta da chi è orfano di Stato.

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Costantino Pistilli