Xi jinping cina
Xi Jinping (Ansa)
Dal Mondo

Le difficoltà di Xi Jinping

Il presidente cinese non parteciperà probabilmente al vertice del G20. Si tratta di una scelta legata ai problemi economici e politici che deve affrontare in patria?

Sta destando un certo scalpore l’indiscrezione, secondo cui Xi Jinping probabilmente non si recherà al summit G20 a Nuova Delhi la prossima settimana. In particolare, il presidente cinese dovrebbe essere rappresentato dal suo premier, Li Qiang. Se confermata, l’assenza di Xi susciterebbe dei rilevanti interrogativi politici. La sua presenza era notevolmente attesa anche in considerazione di un possibile incontro con Joe Biden, il quale ha non a caso detto di augurarsi una sua partecipazione.

E quindi? Come deve essere interpretata l’eventuale mossa del leader cinese? Una prima possibilità è che voglia tirare il freno rispetto al parziale disgelo in corso con gli Stati Uniti. Un’altra ipotesi è che voglia infliggere un colpo all’immagine dell’India, che è il Paese ospitante del summit: ricordiamo che, nonostante il recente vertice dei Brics, tra Pechino e Nuova Delhi si registrano ancora degli attriti. Un terzo scenario è che il presidente cinese sia internamente azzoppato. Sotto il profilo economico, la Repubblica popolare sta incontrando varie difficoltà: difficoltà, principalmente legate al settore immobiliare, che per Xi potrebbero tradursi in grattacapi di natura politica.

Secondo Reuters, “la domanda di esportazioni cinesi si è attenuata poiché i principali partner commerciali sono alle prese con l’aumento del costo della vita”. Inoltre, la stessa testata ha riferito che “con il 70% della ricchezza delle famiglie cinesi vincolata al settore immobiliare, un forte rallentamento del settore si sta trasmettendo ad altri settori dell’economia”. In questo quadro, una delle difficoltà principali che Pechino sta affrontando è quello di aumentare il consumo delle famiglie. A fine agosto, Cnn riportava infine che in Cina “la disoccupazione giovanile è diventata così grave che il governo ha smesso di pubblicare i dati”. L’ambasciatore cinese a Washington, Xie Feng, ha recentemente pubblicato un articolo sul Washington Post, sostenendo che l’economia del suo Paese starebbe in realtà andando meglio di quanto si pensi. Tuttavia, checché ne dica il governo di Pechino, molti analisti ritengono che il quadro complessivo sia particolarmente problematico.

È chiaro che una situazione del genere rappresenta un rischio per la stabilità del potere di Xi che, a ottobre dell’anno scorso, ha ottenuto un terzo mandato come segretario generale del Partito comunista cinese. Nonostante il suo immenso potere, esiste tuttavia una fronda, che potrebbe rafforzarsi man mano che la crisi economica tende ad aggravarsi. Sotto questo aspetto, non va dimenticata la misteriosa rimozione a luglio del ministro degli Esteri Qin Gang: una figura che, secondo quanto riferì all’epoca Cnn, era un “fidato collaboratore” dello stesso Xi. Circostanza ancora più strana fu che aveva assunto l’incarico di ministro appena a dicembre scorso. Il tempo ci dirà che cosa sta succedendo. Tuttavia le turbolenze cinesi potrebbero avere delle significative conseguenze sul piano internazionale sia in termini economici che geopolitici.

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Stefano Graziosi