attentato Afghanistan Isis
(Ansa)
Dal Mondo

La guerra tra Isis e Talebani a Kabul è appena cominciata

L'attentato all'aeroporto di Kabul compiuto dall'Iskp, un ramo dell'Isis, non è solo un messaggio all'occidente ma anche a chi oggi controlla l'Afghanistan

A quattro giorni dal definitivo ritiro degli Stati Uniti e alleati dall'Afghanistan, l'Isis, o meglio, l'Islamic State of Iraq and the Levant – Khorasan Province (ISKP) come si temeva ha colpito. Ieri pomeriggio verso le 18.30 ora locale, un uomo identificato come Abdul Rehman al-Logari, dove "Logari" sta ad indicarne la provenienza geografica, dopo aver raggiunto l'Abbey Gate dell'aeroporto della capitale afghana, ha azionato il suo giubbotto esplosivo causando una strage: sono almeno 90 i morti tra i quali 13 marines americani e centinaia di feriti (18 sono marines).

In serata il presidente americano Joe Biden visibilmente commosso ha affermato «Non dimenticheremo, vi prenderemo e ve la faremo pagare. E l'America non si farà intimidire, l'evacuazione va avanti e siamo pronti a inviare altre truppe se sarà necessario». Per il presidente americano però sono ore difficili e drammatiche anche perché diversi esponenti del suo stesso partito lo stanno criticando ferocemente per la sua irrevocabile decisione di abbandonare il Paese entro il prossimo 31 agosto e soprattutto per come questa evacuazione è stata gestita. Attacchi che si sommano alle numerose richieste dei Repubblicani che ne chiedono a gran voce le dimissioni o la messa in "stato d'accusa" per "manifesta incapacità di gestire la crisi" .

Intanto mentre sono ancora circa un migliaio i cittadini americani da rimpatriare da Kabul, il Pentagono ha comunicato che «gli attacchi continueranno». E' così l'incubo peggiore ovvero uno scontro armato tra la branca locale dell'Isis, i Talebani quindi Al-Qaeda e la "rete Haqqani" è diventato realtà anche se già a partire da metà 2020, ISKP aveva ricominciato a colpire le forze di sicurezza afghane e militanti talebani, e sotto la guida del loro leader Shahab al-Muhajir, sorpresero tutti conducendo il 2 di agosto 2020 una elaborata operazione contro la prigione di Jalalabad in cui liberarono diverse decine di prigionieri.

«L'attentato di ieri - spiega l'analista Riccardo Valle - testimonia che ISKP gode di un forte network a Kabul in grado di sostenere le sue operazioni in città e di colpire bersagli di primaria importanza. Già in passato la capitale era stata oggetto di attacchi: bersagli primari sono stati sciiti, sikh, la scuola frequentata da sciiti Syed al-Shohada (mai rivendicato da ISKP ma sicuramente attacco organizzato dal gruppo), Sufi seguaci di Pir Saifurrehman, la Green Zone. A Kabul, ISKP dispone di un network di salafiti che tollerano le azioni compiute o se non altro non le condannano interamente; questo porta molti giovani salafiti a unirsi ad ISKP convinti della giustezza delle loro azioni. Molti sono giovani provenienti dalla classe media, educati, hanno frequentano la Kabul University e sono altamente radicalizzati; altri provengono dalle fila di gruppi Islamisti non violenti come Hizbut Tahrir e Jamiat-e Eslah o Hizb-e-Islami. Ancora, ISKP aKabul può contare sull'appoggio di alcuni (pochi) disertori dell'Haqqani Network legato ai talebani, uomini che in passato hanno aiutato i talebani a compiere attacchi a Kabul e che sono passati a ISKP perché contrari alla politica talebana. In ogni caso, il numero di questi disertori è limitato, in quanto l'Haqqani Network è saldamente legato ai Talebani. Tuttavia, gli uomini dell'Haqqani Network sono esperti in guerriglia urbana, sono infiltrati a Kabul, sanno come muoversi e dove colpire, per cui sebbene pochi, possono aiutare a compiere attacchi micidiali»

Tra pochi giorni con gli occidentali fuori dall'Afghanistan lo scontro potrebbe farsi ancora piu' cruento o ISKP potrebbe aver raggiunto il suo primo obbiettivo?

«In futuro, penso che vedremo sempre più attacchi da parte di ISKP non solo a Kabul ma anche in altre città, come Jalalabad e Herat. ISKP possiede una forte ideologia anti-talebana, e ogni azione conciliante che i Talebani possono assumere, ad esempio, nei confronti delle minoranze, non farà che aumentare la propaganda di ISKP, attirando potenzialmente nuove reclute. In breve, ISKP considera i Talebani non altro che l'ennesimo burattino degli Stati Uniti, non considera l'Emirato Islamico dell'Afghanistan davvero islamico ma uno stato etnico e nazionalista falsamente religioso. Per cui ISKP lancerà contro i Talebani una lotta senza quartiere. E considerando che i Talebani non hanno alcuna esperienza nel campo anti-terrorismo e counter-insurgency, penso che la situazione non farà che peggiorare». E noi non possiamo essere che essere d'accordo con lui.

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Stefano Piazza